CAPITOLO 3

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Mentre i due scions camminavano nelle viscere del pianeta si presero un momento di riposo , siccome probabilmente quella quiete sarebbe durata ancora per poco.

Quel posto sembrava così tranquillo: era un lungo corridoio dalle pareti bianche luminose attorniato da tubi nella quale v'era gas. Tonie si sedette vicino ad una parete, togliendosi l'elmetto.

Varl non fece altrettanto, anche se non rilevava attività nemiche sul HUD, aveva sempre quella sensazione di essere osservato.

La ragazza era visibilmente stanca e spaventata. Le sue labbra erano distrutte i contorni dei suoi occhi azzurri erano incavati. Nonostante sapesse quello che faceva, nutriva comunque uno stress generale dovuto alla situazione di merda in cui erano.

Prese una razione e la morse.

«Pensi che moriremo qui?» chiese Varl.

«Beh..considerando che siamo circondati da quelle bestie maledette, le probabilità sono alte..ma non disperiamoci. Il nostro sacrificio salverà silenziosamente milardi di vite, e se non moriamo qui..potremmo dare ancora calci in culo a quegli schifosi eretici , no? Urrà..».

Però nella sua voce, c'era un leggero filo di sarcasmo. Varl lo notò subito. Nonostante fossero Scions, leali guerrieri al servizio dell'imperatore del genere umano, Anche loro erano persone. Solitamente lui, non aveva mai paura. Forse perché aveva la consapevolezza di quello che era.

Aveva visto innumerevoli compagni della guardia e degli Scions stessi morire, ma lui non aveva mai provato sconforto e spavento come quel momento.

Aveva visto Carmine essere linciato, Van Heppel guardarlo con occhi di paura e disperazione e Antarius morto nella sua stessa disciplina.

Stava male per ognuno di loro.

Scrollò la testa, ed in quel lungo momento di silenzio, sembrava tutto come se nulla fosse successo.

Tonie finì presto la sua razione, dopodiché si rialzò.

Prima di rimettersi l'elmetto, guardò Varl per qualche secondo, poi sorrise.

Ripresero a camminare , la caporale ruppe il silenzio che ormai invadeva quella zona da una ventina buona di minuti.

«Soldato, hai ancora con te delle cariche esplosive con te?»

Varl controllò e ne aveva due ancora attaccate al lato dello zaino.

«Si signora, ne ho ancora due, signora..che cosa vuol fare, se posso chiedere..»

«Io ne ho due , con le tue fan quattro...e con quelle facciamo saltare questo posto una volta finito. Giusto per assicurarci che nessuna informazione trapeli!».

Varl non sapeva se fosse una buona idea, però non riuscì ad obbiettare. Li sarebbe bastato uscire da quella trappola.

Acconsentì e continuarono a camminare, finché non arrivarono a destinazione: La sala degli archivi.

V'erano centinaia, se non migliaia, di scaffali.

Erano pieni di informazioni digitali, ed ancora attivi.

Tonie fece cenno con le dita verso la console infondo alla stanza. Quella era la loro destinazione.

Corsero verso di essa, Tonie buttò a terra il fucile e cominciò a digitare. Intanto Varl posizionò le prime due cariche sulle colonne portanti dell'archivio, poi ne posizionò due vicino alla sua entrata, sui tubi del gas.

Mentre faceva quello che doveva fare, con la coda dell'occhio vide tutti i dati che scorrevano su un grande schermo olografico: rifornimenti per gli Astartes, strategie di battaglia, posizioni delle roccaforti.

E solo allora si rese conto dell'importanza di quella missione.

Non appena finito , ritorno dalla caporale, che aveva appena finito di cancellare gli ultimi file.

Le luci della sala si spensero, lasciando solo le luci bianche principali attive.

«Bene, abbiamo finito.» disse lei, risolutamente.

«Ora non ci resta che uscire e...».

Un urlo.

Rumori nei muri, sotto i pavimenti, nelle prese d'aria.

«Non sarà una buona fuga..» Varl accese il fucile laser.

Tonie prese il suo e guardandosi intorno, rispose: «Concordo..».

Presero a correre, sapevano che la pace che li aveva accolti qualche minuto prima sarebbe divenuto un inferno in pochi secondi.

Dalle grate del pavimento spuntarono i primi poxwalker, avidi di carne umana.

Risate e ghigni ruppero il metallo e si riversarono nel corridoio. Mentre correvano verso il montacarichi, del pus prese a colare di tubi.

"Brutto segno..." , pensò Varl.

Mancavano pochi passi alla porta principale, sarebbero riusciti a salvarsi entrambi, se solo l'avessero varcata.

Purtroppo , era troppo bello per esser vero: si scardinò di netto, i mostri avevano intuito che i due scions ormai erano come uccelli in gabbia.

I tentacoli avvolsero la porta.

Intanto dietro di loro, l'orda stava avanzando con passo lento ma inesorabile. Varl aprì il fuoco. Perforò petti, sciolse interiora e distrusse arti, ma erano ancora lì. Cominciò a pensare che per lui e Tonie fosse finita.

Mentre tratteneva la paratia dietro di lei, la caporale notò una cosa così ovvia: una porta di servizio.

Urlò: «Soldato! al tuo fianco! apri quella cazzo di porta!».

Varl non esitò, tirò un calcio fortissimo ad essa, sfondandola. Tonie lasciò la presa sulla paratia e, come lui, sfrecci al suo interno.

Vi era una lunga rampa di scale, che andava ancora più sotto di dov'erano. La percorsero tutta d'un fiato, dietro di loro, si sentivano corpi che ruzzolavano e cadevano. Corpi che s'accalcavano.

Arrivati in fondo , trovarono un cartello sull'uscita: ascensori d'emergenza. La caporale sorrise: «Abbiamo il nostro biglietto d'uscita!».

Varl l'aprì in fretta e continuò a tenerla tale per fare passare Tonie.

Inaspettatamente, prima che la ragazza potesse fare qualsivoglia cosa, dal muro di fianco a lei, spuntò un mostro corpulento. Distrusse la parete, e caricò la ragazza. Scivolando ,riuscì a ferirla al braccio con un morso, le cadde il fucile di mano.

Urlò dal dolore, afferrò il coltello dalla fodera riposta sulla coscia destra e lo ficcò in testa al suo aggressore.

Indebolita e senza la possibilità di reagire, divenne facile bersaglio dagli immondi, che si gettarono addirittura nella tromba per banchettare con le sue carni.

Lei si girò verso Varl, sorrise beffardamente, togliendosi l'elmo. Lo gettò a terra.

«Mi sa che sopravvivrai solo tu Lucky one..».

Lui esclamò di tutta risposta: «Non ti lascio indietro!».

Lei perse la pazienza: «Ti ho detto di andare soldato! E' un ordine! Vai , io li rallenterò!».

Le tornò di nuovo il sorriso, poi prese dalla cinta il detonatore.

Ormai i poxwalker erano a pochi centimetri da lei.

«Venitemi a prendere...figli di puttana!».

Premette il pulsante.

EAGLES: A Warhammer 40k storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora