Premessa prima di farvi iniziare a leggere questa fanfiction... è una yaoi quindi se non ti piace questo genere di storia forse è meglio se non la leggi, oppure provaci, non si sa mai potrebbe stupirti ed essere di tuo gradimento😉.
Il simbolo [...] significa skip time
Poi altra cosa importante da sapere, come distinguere il dialogo dal pensiero:
--> il dialogo verrà aperto con " e sarà scritto normale
--> il pensiero verrà aperto con - e sarà scritto in corsivo
Detto questo... buona lettura e buon tuffo nelle emozioni^^
Il ragazzo aprì gli occhi dopo un tempo indeterminato che a lui sembrò un'eternità. Sbatté un paio di volte le palpebre per abituarsi a quell'improvvisa luce. La luminosità di quell'ambiente dava fastidio al giovane appena svegliato, si portò una mano sugli occhi e attutì quanto poteva quel fastidio.
Si tirò su a sedere incrociando le gambe e, una volta spostata la mano, si guardò intorno. Si era risvegliato sdraiato su quello che sembrava essere un pavimento lindo, con un'occhiata generale non riuscì a identificare la zona né l'ora. Era chiuso tra quattro mura ben larghe, sembravano quasi infinite, e del sole non riusciva a localizzarne la posizione.
I capelli biondi ricadevano morbidi, quasi a sfiorargli le spalle, le guance, leggermente tonde, erano pallide e gli occhi, del colore dell'oceano, scrutavano e studiavano l'ambiente alla ricerca di un qualsiasi indizio che lo aiutasse a comprendere la situazione.
Provò a mettersi in piedi, ma le gambe, deboli per qualche ragione al ragazzo sconosciuta, non lo ressero e lui ricadde con il sedere su quel pavimento ben pulito. Sbuffò alzando gli occhi verso quello che avrebbe dovuto essere il cielo e abbassò piano le palpebre.
-dove sono finito?- si chiese rimanendo in quella posizione un po' scomoda che gli doleva il sedere.
"vuoi una mano?" una voce gentile risvegliò dai propri pensieri il biondo, che riaprì gli occhi e li puntò sulla figura appena davanti a lui.
Si trattava di un ragazzo, sembrava avere la sua stessa età, anno più anno meno. Indossava una felpa scura e il cappuccio gli copriva la testa, ma, nonostante quell'abbigliamento, il biondo riuscì a scorgere i lineamenti morbidi del viso dell'altro e si soffermò a osservare gli occhi. Gli occhi dello sconosciuto brillavano, o almeno davano l'idea di farlo, erano del colore della cenere e risaltavano nell'ombra di quel cappuccio scuro.
"grazie" disse piano il biondo tendendo la mano e afferrando quella affusolata e fredda dello sconosciuto. Quando sfiorò la pelle chiara del ragazzo non percepì nulla, né calore né la sensazione che di solito gli dava prendere la mano del suo amico d'infanzia dagli occhi verde scuro.
"chi sei?" chiese con poca convinzione il biondo dopo essersi messo in piedi e aver lasciato scivolare la propria mano da quella dell'altro.
"nessuno, aiuto solo le persone ad alzarsi"
"che vuol dire?" chiese curioso cercando di scrutare qualche tratto in più di quel viso nascosto.
"ho molti nomi, ma nessun amico"
Il biondo percepì una nota di tristezza in quella frase, ma non diede molto retta al ragazzo siccome l'ambiente intorno a lui stava prendendo forma. Finalmente i suoi occhi si erano abituati a quell'eccessiva luminosità e lui poteva di nuovo osservare ciò che lo circondava.
Il pavimento che gli era sembrato lindo, in realtà presentava delle macchie qua e là, le quattro pareti infinite, non erano altro che le pareti di una casa molto grande e il fatto che non potesse localizzare il sole era solo perché si trovava al chiuso.
Armin, così si chiamava il ragazzo dagli occhi blu oceano e i capelli color oro fino, tornò a guardare il giovane di fronte a lui e provò a sorridergli.
"non hai amici, ma hai molti nomi" ripeté la stessa frase che aveva detto poco prima l'altro e cercò di studiarne il significato "vuol dire che hai molti nemici che ti danno soprannomi?" chiese quasi sperando di sbagliarsi.
Quel ragazzo di fronte a lui sembrava gentile e quel modo che aveva di sorridere gli conferiva solo tranquillità, non odio o dissapori.
"più o meno" disse lo sconosciuto abbassando il cappuccio e mostrando una zazzera di capelli scompigliati color nero pece.
"posso sapere perché?"
"mi attribuiscono torti dei quali non sono responsabile"
"come ai bambini che vengono accusati per dei dispetti che non hanno fatto" disse Armin ripensando a quando tanti anni prima era stato accusato di aver rubato delle mele.
[...]
Armin aveva circa sei anni, era più basso dei ragazzini della sua età e questo era causa di prese in giro e dispetti. Portava spesso una maglietta larga che nascondeva, almeno un po', il corpo magro e le ossa sporgenti. Il cibo non era sempre presente sulla tavola e lui, insieme al nonno, faceva il possibile per guadagnarsi almeno un pasto al giorno.
A soli quattro anni aveva iniziato ad aiutare nei campi per raccogliere il grano, o ciò che era di stagione, per racimolare quel tanto che bastava per non morire di fame. Arrivato a sei anni aveva iniziato con lavoretti un po' più proficui e riusciva quasi sempre a guadagnarsi da mangiare, sia per lui che per il nonno, che ormai anziano riusciva a fare ben poco.
Quel giorno correva tra le bancarelle alla ricerca di qualcosa di speciale per festeggiare il compleanno del suo caro nonno; avrebbe voluto procurarsi qualcosa dal sapore sorprendente, come ad esempio una buona verdura, ma mentre girava per i banchi pieni di frutta e verdura colorata venne spintonato da un gruppo di bambini e caddero tutti sul terreno polveroso.
Armin si mise seduto tossendo e guardò i bambini con cui si era scontrato. Non fece in tempo a capire cosa fosse successo che vennero raggiunti da un uomo dallo sguardo infuriato.
"avete rubato le mie mele" urlò indicando il mucchio di bambini stesi a terra, tra cui ovviamente si trovava il povero Armin coinvolto per caso.
I bambini scossero la testa all'unisono e indicarono il biondo ancora un po' confuso dall'accaduto.
"è stato lui a rubargliele signore, noi non abbiamo fatto nulla"
E così quel giorno Armin dovette pagare le mele, da lui mai viste ne toccate, e dovette tornare a casa senza nemmeno un tozzo di pane. E pensare che quella settimana aveva lavorato tanto per guadagnare di più e poter comprare qualcosa di squisito per il nonno per quell'evento speciale.
Tornò a testa bassa a casa, non raccontò nulla al nonno o al suo amichetto Eren, semplicemente si chiuse in camera e rimase raggomitolato sul letto cercando di ignorare i gorgoglii dello stomaco vuoto.
Benvenuti in questa nuova storia che vede come protagonisti Armin e Eren!! Una ship poco apprezzata, ma che io ritengo preziosa^^
La storia non contiene spoiler dell'anime/manga è tutto di mia inventiva, ovviamente eccetto i personaggi (Eren e Armin) e le loro origini!
Quali sono le vostre ship di Attack on Titan/shingeki no kyojin??? Sono curiosa...
Per chi mi conosce sa già che deve fare, per chi è la prima volta che legge qualcosa di mio...Se la storia vi sta piacendo fatemelo sapere con un commento o una stellina!
Buon proseguimento di lettura e buon tuffo nelle emozioni^^
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The boy and his lover
FanfictionTratto dal testo: Nelle iridi color oceano si rispecchiavano i colori chiari del cielo e creavano degli effetti quasi illusori che ipnotizzavano Eren. Sarebbe rimasto le ore ad osservare quegli occhi cercando di comprendere se fosse il cielo ad imme...