(Betty)
Cammino per i vicoli cercando di non guardare in faccia nessuno. Sto percorrendo le strade del Southside per andare a casa di Jughead e, se mia madre mi vedesse adesso, molto probabilmente mi brucerebbe viva.
Le vie sono più sporche di quelle del Northside, l'aria è meno respirabile e dei tipi loschi vanno in giro misteriosamente.
Stringo tra le mani l'indirizzo che mi ha inviato Jughead e dopo venti minuti dalla fermata dell'autobus, finalmente arrivo a destinazione.
Vedo un cartello: Sunnyside Trailer Park.
Mi faccio largo tra le roulotte e arrivo davanti a quella con la scritta Jones sulla cassetta della posta.
Busso fortemente sulla porta d'ingresso e il ragazzo corvino mi apre la porta tutto spettinato.
La leggera luce del tardo pomeriggio gli illumina gli occhi color smeraldo che in questo momento sono fissi su di me.
Mi fa entrare dentro e, dopo aver appoggiato lo zaino su una sedia, mi guardo intorno: la roulotte di Jug è piccolina ma ha un aria confortevole. Ci sono dei divani a quadretti, una televisione un po' vecchiotta e alcuni CD di canzoni rock. La camera di Jughead ha un letto matrimoniale con due soffici cuscini e, mentre esploro la stanza, vedo una foto di una bambina."Chi è?" Chiedo a Jughead.
"Jellybean...".
Sono dubbiosa, chi è Jellybean?
"Mia sorella, ha qualche anno in meno di me". Sembra avere un' aria malinconica.
"Che succede?" Mi dispiace vederlo triste.
"Mi manca. Se ne è andata con mia madre a Toledo quando mio padre ha iniziato a bere. Mia madre non mi ha mai voluto un gran bene ma mia sorella...mia sorella era l'unica a capirmi, consolarmi, volermi bene. Quando non ero ancora un serpent, alle scuole medie, mi prendevano in giro e quando venivo a casa coperto di graffi lei era l'unica che c'era per me. Mi ha sempre aiutato, sostenuto e supportato, anche quando involontariamente la trattavo male. Non la vedo più da tre anni ormai".
Jughead si mette a piangere. Le lacrime lucenti gli rigano il viso e, quel ragazzo che di solito non lascia trasportare nessuna emozione adesso è in lacrime davanti a me. Provo un senso di tristezza anche io, vedendolo ridotto in quel modo.
Sono comunque contenta che lui si sia aperto con me per la seconda volta.Vado verso di lui e lo consolo, cercando di farlo stare meglio.
Dopo alcuni minuti entrambi andiamo in cucina e iniziamo il progetto
Mentre lavoriamo, mi sento in dovere di confessare qualcosa anche io.
"Sai, non sei l'unico che ha passato dei brutti momenti a causa della propria famiglia Jug. La mia famiglia viene identificata come la famiglia perfetta di Riverdale. In ogni occasione dobbiamo essere perfetti: andare a scuola sempre in orario, avere i voti più alti, eccellere in tutte le attività. I miei genitori ci sono sempre riusciti e Polly ci ha provato ma io, io non sono perfetta. Ho dovuto sopportare questa vita fin da piccola ma non mi sono mai sentita abbastanza libera: i miei genitori mi hanno sempre controllato, non potevo scegliere di chi essere amica, quale vestito mi andava bene e quali cose potevo fare. I miei genitori hanno sempre pianificato il mio futuro. Non ho mai scelto per conto mio".
Jughead è sconvolto, le mie parole lo hanno sorpreso. Allo stesso tempo, dalla sua espressione posso vedere che è triste e dispiaciuto per me, come io lo sono per la storia che mi ha raccontato.
Dopo alcuni istanti torniamo a lavorare e il silenzio diventa padrone della stanza. Le nostre parole si perdono nell'aria e i miei pensieri si concentrano su argomenti scolastici.
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Ciao!
Oggi ho postato due capitoli perchè sono stata assente per un po'.
Vi hanno colpito le confessioni dei ragazzi?
Presto nuovi capitoli ♡
STAI LEGGENDO
Mi hai salvato♡
Teen FictionBetty viveva a New York con la sua famiglia ma qualcosa nel lavoro del padre è andato storto e lei ha perso la casa. Grazie all'aiuto dei parenti, i Cooper riescono a raccimolare abbastanza soldi per trasferirsi a Riverdale, una piccola cittadina co...