Capitolo 3

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La luce del sole che trapassa dalla finestra mi inonda il viso, e mi costringe a svegliarmi. Mentre mi stiracchio, mi allungo per prendere il telefono e vedendo l'ora noto che sono le otto.
«Cavolo!!» urlo, alzandomi di scatto e correndo in bagno per darmi una sistemata. Appena guardo il mio riflesso, sullo specchio vedo solamente uno zombie, capelli arruffati e pelle bianchissima e solo al pensiero di ieri non ricordo nulla.
Per sbrigarmi decido di darmi una truccata veloce e sistemarmi i capelli in una semplice cipolla. Mi lavo i denti e corro in camera a vestirmi. Prendo un paio di jeans, una maglietta nera e le mie Vans, e mi vesto con molta fretta.
Mentre allaccio le scarpe mi metto un blazer invernale e corro di corsa giù per le scale del palazzo per uscire.
Mentre corro per andare al locale non possono smettere di pensare che sono davvero fortunata al fatto di abitare qui vicino ma sto facendo comunque tardi.
E se non vogliono prendermi? Che scusa potrei inventarmi?
Mentre cerco una scusa sento di aver sbagliato ad essere andata al pub con Anna, e pensando a lei prendo il telefono e le faccio un audio raccontandole quello che mi è appena successo.
Appena termino l'audio arrivo al locale e noto che è pieno, allora decido di entrare. Nell'istante in cui entro noto che il bancone è pieno di gente, e vedo Valerio in difficoltà che cerca di fare di tutto per servire ogni cliente. Poso la borsa e la giacca e mi dirigo subito dietro il bancone con lui.
Con tutta quella confusione deciso di avvicinarmi e dirgli: «Scusami per il ritardo, ho avuto un imprevisto...» dico guardandolo mentre fa dei cappuccini, ma mi ignorò completamente e nemmeno mi guardò in volto.
Dopo qualche secondo risponde: «Dammi una mano» sentendo quelle parole mi rendo conto che sono rimasta immobile accanto a lui, quindi mi sblocco e comincio ad aiutarlo servendo i clienti.
Continuiamo a lavorare insieme per tutto il turno ma lui non mi degna nemmeno di uno sguardo e mi parla sempre con un tono freddo e distaccato.

***

12:45

Terminiamo il turno, ormai non c'è più nessuno nella sala e mentre tolgo l'ultima cassetta dalla lavastoviglie sento uno sguardo su di me. Mentre poso la cassetta sul lavandino noto che Valerio si è seduto sullo sgabello di fronte a me e mi sta osservando, lo ignoro e comincio ad asciugare le tazzine.
«Perché hai fatto tardi?» mi chiede con tono secco. «Te l'ho detto, ho avuto un imprevisto» rispondo continuando a guardare le tazzine che sto asciugando.
Sento un movimento e sento due dita alzarmi il mento. Alzando lo sguardo vedo lui che si è allungato sul bancone per alzarmi lo sguardo. Sento un colpo al cuore vedendolo così vicino a me e non posso non notare le sue labbra.
«Non mentirmi..» dice guardandomi le labbra.
Qualche secondo dopo si accorge della situazione e si rimette composto lasciandomi senza parole. «Si vede che hai bevuto, a che ora sei tornata a casa?» risponde guardandomi con un sorriso.
Sentendo quelle parole mi sento ridicola, Mi puzza l'alito? Come ha fatto a capirlo? Faccio così schifo? Vedendo il mio disagio continua dicendo: «È tutto okay tranquilla» risponde ridendo.
Ha un sorriso coinvolgente, guardandolo mi fa sorridere scordando l'accaduto.
«La prossima volta avvisami però, sennò mi devo ammazzare con tutta quella gente di prima mattina» dice mentre si allunga per prendere un foglio e una penna.
Comincia a scrivere il suo numero di telefono e appena finisce me lo porge. «Scrivimi per qualsiasi cosa» dice guardandomi fissa negli occhi. Mi ha dato il suo numero? Ho il cuore che sta per uscire dal mio petto. «Va benissimo» prendo il bigliettino e rispondo sorridendo.
Continuando a finire di sistemare il bancone e la sala chiacchieriamo con molto interesse ed è davvero carino.
Ma all'improvviso esce un ragazzo dall'ufficio, e riconosco poco dopo che è quello di ieri che ci aveva ignorati. Oggi indossa un gilet, che gli sta un po' stretto e risalta il suo petto e le sue braccia palestrate. Ci nota e viene verso di noi, cerco subito di distogliere lo sguardo per non fargli capire che lo stavo fissando e fingo di sistemare delle bottiglie sotto al ripiano.
«Sei Celeste giusto?» chiede curioso appoggiandosi sul bancone. Mi alzo da sotto il ripiano e mi ritrovo di fronte a lui. Appena scontriamo i nostri sguardi restiamo senza parole, mi fa saltare il cuore.
Guardandolo ricordo tutto quello che era successo. È il ragazzo di ieri sera... Il suo sguardo è intenso e io inghiottisco il nodo che ho in gola.

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