- Blackmail.-

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Piccolo avviso:
In questa storia sono presenti linguaggi scurrili e scene abbastanza descritte, chi legge é consapevole e se non gradisce il genere faccia a meno, grazie.

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"Cosa significa questo?! Sono più che stufa di questa storia! Alexa non è la prima volta e ascoltami quando ti parlo anziché infischiartene e giocare con il cellulare!'' Urla mia madre appena entriamo in macchina, la voce stridula risulta ancora più alta nello spazio relativamente piccolo dell'abitacolo, portandomi a strizzare gli occhi e coprirmi le orecchie con le mani.

"Pazienza" Faccio spallucce appoggiando i piedi al cruscotto, effettivamente non mi importa.

"Non é la prima volta che ti espellono! Non impari mai, eh? Hai diciannove anni! Dovresti capire cosa é giusto e cosa no! Sono sicura che ne sei in grado, solo che non lo vuoi! E forse sei anche abbastanza grande per andare a vivere da sola!'' Urla di nuovo e io spalanco gli occhi.
Assumo un'espressione interrogativa, chiedendole spiegazioni con lo sguardo, che ovviamente non arrivano.

"Che significa 'andare a vivere da sola'?" Do voce ai miei pensieri mentre mi sistemo sul sedile. Punto lo sguardo nella sua direzione e lei di rimando mi guarda accigliata.

"Che andrai a vivere sola! Quale parte non capisci?''
Mi ci vogliono diversi secondi per realizzare ciò che sta dicendo,anche se è palese che mi stia in qualche modo cacciando di casa.

"E dove? Sotto un ponte?'' Rido nervosamente, non che la situazione sia divertente.

"Nella casa di tua nonna a Wolverhampton oppure sotto un ponte, sono stanca, Alexa e lo é anche tuo padre'' Il tono della sua voce é più basso, ma credo che comunque da un momento all'altro potrebbe iniziare di nuovo a strillare.

"Stai fottutamente scherzando? Stai male se pensi che io vada a vivere in quella topaia abbandonata, Wolverhampton è lontanissimo da qui , come cred-"

"Non sto fottutamente scherzando'' mi interrompe ed io inizio a farmi prendere dal panico.

Ma ripensandoci, posso andare a vivere senza i miei genitori e ancora ci penso?
Vivere senza i miei genitori significherebbe fare tutto quello che mi pare e piace.
Cerco di auto-convincermi che sia una buona ragione e che tutto sommato trasferirmi e iniziare una nuova vita in un'altra città mi piacerà,anche se so perfettamente che non sarà così.

"Okay, vada per Wolverhampton" dico alzando leggermente un sopracciglio e sorridendo maliziosamente, sul  viso di mia madre si fa spazio un espressione amaramente sorpresa.
Ma qui non lascio proprio nulla, non ho veri e propri amici, sono mai piaciuta a nessuno, non so se mi questa cosa mi sta bene. Ho un carattere estremamente complicato e difficile,in più il mio aspetto non mi aiuta molto. Non ho molti tatuaggi, solo tre, quello che salta di più all'occhio sono i piercing dato che li ho quasi tutti sul viso.
Mia madre si immette nel garage con l'auto e ne esco velocemente, entriamo in casa e senza guardarmi indietro vado in camera mia, butto a terra lo zaino e cerco di prendere la valigia. Chi diavolo ha avuto l'idea di metterla sull'armadio? Prendo i vestiti e li sistemo troppo ordinatamente per i miei standard così sistemo tutto il resto un pò alla rinfusa.
Mi avvicino al comodino, ne apro lentamente il cassetto estraendo dei vecchi album contenenti tutte le mie foto, da quando sono nata fino a qualche anno fa.
Non li ho più aperti, non ne avrei il corraggio, e non credo lo farò tanto presto. Li sistemo con cura, sono l'unica cosa che mi resta del mio passato, apparte i ricordi indelebili.
Chiudo la valigia un pò vecchiotta e la cerniera produce un rumore tremendo,la butto sul letto, se fosse stata più piccola non ci sarebbe tutto.

"Quando parto?'' Irrompo in cucina mentre i miei stanno pranzando, interrompendo la loro discussione su quanto successo poco fa. Mi verso un bicchiere d'acqua e aspetto la loro risposta.

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