8 | Amleto

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Un computer cicalò fra sé, allarmato, quando si accorse che un compartimento stagno era stato aperto e poi richiuso senza nessuna ragione evidente.

In effetti la Ragione non c'era, perché era andata un attimo a farsi un bagno.

Così, un buco era appena apparso nella Galassia.

Apparve solo per un nientesimo di secondo, e il suo diametro era di un nientesimo di centimetro, e fra la sua apparizione e la sua scomparsa passarono milioni di anni luce.

Poco prima che si richiudesse, uscirono da esso un mucchio di
cappelli di carta e di palloncini, di quelli che si usano durante le feste.

Volarono via anche trentanovemila uova fritte, che si materializzarono in un mucchio barcollante su una terra colpita da carestia, ovvero Poghril, nel sistema di Pansel.

Purtroppo, tutta la tribù di Poghril era già morta di fame a eccezione di un uomo, che morì per avvelenamento da colesterolo
alcune settimane dopo l'arrivo delle uova fritte.

Il nientesimo di secondo che occorse al buco per aprirsi e chiudersi si ripercosse avanti e indietro nel tempo nel più improbabile dei modi.

Da qualche parte, nel passato profondamente remoto, traumatizzò un gruppetto di atomi che vagavano a casaccio nella vuota sterilità dello spazio, e li indusse a stringersi insieme secondo il più straordinariamente inverosimile degli schemi.

Questi schemi impararono ben presto a riprodurre se stessi (il che faceva parte dell’estrema inverosimiglianza degli schemi stessi) e si misero a provocare gravi guai su tutti i pianeti che toccavano.

Fu così che cominciò la vita nell’Universo.

Cinque folli Vortici di Eventi vorticarono nella perversa burrasca dell’irrazionale e vomitarono un marciapiedi.

Sul marciapiedi giacevano Red Perfect e Four Tick, boccheggianti come pesci mezzi morti.

– Vedi, eccoti qua – ansimò Red, tentando di trovare un appiglio sul marciapiedi, che correva attraverso il Terzo Tratto dell’Ignoto.
– Ti avevo detto che avrei escogitato qualcosa!
– Oh, certo – disse Four – certo.
– È stata brillante – disse Red – la mia idea di trovare un’astronave di passaggio e farsi salvare.

L’universo reale s’inarcò disgustosamente sotto di loro, allontanandosi.

Vari finti universi passarono silenziosi, come capre di montagna.

Esplose la luce primeva, spruzzando spazio–tempo in giro
come pezzi di ricotta.

Fiorì il tempo, la materia scomparve.
Il massimo numero primo si conglomerò tranquillo in un angolo e si nascose per l'eternità.

– Ma piantala – disse Four – le probabilità che questo succedesse erano infinitesimali.
– Beh, intanto ha funzionato – disse Red.
– In che cazzo di astronave siamo? – chiese Four mentre l'abisso dell'eternità si apriva sotto di loro.

– Non lo so – disse Red – non ho ancora aperto gli occhi.
– Nemmeno io – disse Four.

L'Universo saltò, si bloccò, tremò e s'indirizzò in varie impensate direzioni.
Four e Red aprirono gli occhi e si guardarono intorno, enormemente stupiti.

– Buon Dio – disse Four.

– Sembra proprio il lungomare di Southend!
– Diamine, sono proprio contento di sentirti dire questo – disse Red.
– Perché?
– Perché pensavo di essere diventato matto.
– Forse lo sei diventato.
Forse hai solo creduto che io abbia detto quello che ho detto.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 01, 2020 ⏰

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