1 | Manuale Galattico per NormoDotati pt.1

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Capitolo 1

8:00
7/04/2094

La casa sorgeva su un lieve rialzo, proprio all'estremo limite della Città.
Era isolata, e dava su un'ampia distesa coltivata di campagna.
Era una casa di nessun conto: aveva circa vent'anni, era di mattoni, quadrata, bassa, con quattro finestre sul davanti la cui grandezza e proporzione non erano proprio studiate per piacere all'occhio.
L'unica persona che considerava speciale quella casa era Four Tick, e per un semplice motivo: che per caso quella era la casa in cui abitava.
Vi abitava da circa tre anni, fin da quando, cioè, si era trasferito lì da Londra, città che lo rendeva nervoso e irritabile. Anche lui, come la casa, aveva vent'anni: era alto, aveva i capelli neri, ed era sempre irrequieto.
Quello che lo irritava di più era il fatto che la gente era solita chiedergli sempre per quale ragione era così irritato. Four Tick si pagava gli studi lavorando per una radio locale che, come lui diceva sempre ai suoi amici, era molto più interessante di quanto essi probabilmente pensassero. E lo era, in effetti (visto che la maggior parte dei suoi amici lavoravano in pubblicità).
La notte del mercoledì aveva piovuto molto forte e il viottolo era pieno d'acqua e fangoso, ma il giovedì mattina il sole splendette chiaro e vivido sulla casa di Four Tick.
Splendette per quella che era destinata a essere l'ultima volta.
Four infatti aveva appena saputo che il consiglio comunale aveva deciso di abbattere la sua casa per costruirvi al suo posto una tangenziale.
Alle otto di mattina di giovedì Four non si sentiva molto bene.
Si svegliò e, tutto intontito, si alzò e si mise a vagare per la camera da letto: aprì la finestra, vide un bulldozer, infilò le ciabatte e con passo pesante andò in bagno a lavarsi.
Mise il dentifricio sullo spazzolino, si lavò, eccetera eccetera.
Lo specchio che usava per farsi la barba era fuori posto e rifletteva il soffitto.
Four lo risistemò, e nel farlo vi vide riflesso per un attimo un secondo bulldozer, che era visibile di là dalla finestra del bagno.

Sistemato lo specchio, Four si fece la barba, poi si sciacquò e andò in cucina a cercare qualcosa da mettere sotto i denti.
Riempì la Moka d'acqua, aprì il frigorifero, prese il latte, il caffè, e sbadigliò.
La parola bulldozer vagò nella sua mente per un attimo, alla ricerca di eventuali collegamenti.
Il bulldozer che si vedeva dalla cucina era particolarmente grande.
Four lo fissò.
- Giallo - pensò, e tornò in camera da letto, per vestirsi.
Passando dal bagno si fermò a bere due bei bicchieri d'acqua.
Cominciò a sospettare di stare smaltendo una sbornia.
Ma come mai...?
Si era ubriacato, la notte prima? Evidentemente sì, pensò.
Si guardò allo specchio.

- Giallo - pensò, e andò in camera da letto

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- Giallo - pensò, e andò in camera da letto.
Si fermò un attimo a riflettere.
Gli venne in mente il Wicker pub.
Oh sì, proprio il pub.
Vagamente, si ricordò di essersi arrabbiato, arrabbiato per una faccenda che doveva essere importante.
Ne aveva parlato con la gente, ne aveva parlato a ruota libera, con la gente che stava al pub, gli parve di ricordare: gli tornarono in mente gli sguardi vitrei delle altre persone. La faccenda riguardava una tangenziale. Ed era una faccenda che lui aveva appena scoperto. Nei canali d'informazione più riservati era nota già da mesi, anche se sembrava che nessuno ne fosse mai stato informato.
Ridicolo.
Ma si sarebbe risolta da sola, pensò Four: nessuno voleva quella tangenziale, e il consiglio non aveva niente cui appigliarsi per far passare la cosa.
Sì, la questione si sarebbe risolta da sola.
Dio, ma che terribile sbornia si era preso! Four si guardò allo specchio dell'armadio, e tirò fuori la lingua. - Gialla - pensò.
La parola giallo continuò come prima a vagare nella sua mente, in cerca di eventuali collegamenti.

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