03. eleven

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Aveva provato a immaginare diversi scenari Mills, mentre s'infilava un paio di jeans scoloriti ed una felpa grigia con qualche taglia di troppo pregando di non avere niente di cui pentirsi la mattina seguente.

Non era un'irresponsabile Iréne, né tanto meno una sciocca, ma gli aveva così tante volte spiegato quanto schifo gli facesse quella vita e quanto desiderasse andarsene, che il terrore d'essere coinvolto in un azzardato piano di fuga l'aveva assalito nello stesso istante in cui aveva accettato quell'improbabile appuntamento alle dieci e mezza di sera.
Era chiaramente troppo tardi per fare qualsiasi cosa Mills riuscisse a immaginare come lecita o innocua, ed altrettanto strano era il fatto che fosse stata proprio Renée a proporlo visto che, detto fra noi, non era precisamente il tipo di persona avvezza alla vita notturna, quasi quanto non lo fosse mai stato egli stesso.

Quando si era presentata alla porta di Mills, non c'era una sola cosa in lei che sembrasse ancora al suo solito posto: nessuno scampanellio di troppo, nessun immane ritardo. 

Le dieci e trenta in punto.

Era rimasta pazientemente ad attendere sul pianerottolo, in viso un'espressione indecifrabile.
Nulla che assomigliasse al suo solito entusiasmo.
Se fosse stato tutto a posto, niente l'avrebbe fermata dal correre dentro senza troppi complimenti, né di iniziare a riempire la testa di Mills di storie su storie che lui non avrebbe neppure avuto la forza di recepire tutte.
Era un uragano Iréne, starle dietro era difficile, ma per qualche ragione i loro ingranaggi avevano sempre trovato il modo di funzionare bene assieme. Si era abituato Mills a quel suo essere tanto eppure mai troppo, ed aveva imparato a riconoscere un certo criterio al suo caos.
Ma che Renée restasse lì, immobile, senza neppure accennare a fare un passo oltre l'ingresso o ad alzare la testa per poter incrociare il suo sguardo - quello non rientrava in nessuno dei suoi abituali schemi.

«vuoi entrare?»
Le chiese esitante, ancora speranzoso di poterla trascinare in casa e farla desistere da qualunque altro progetto avesse in mente per la serata.
Se ne sarebbero stati sul divano del salotto come facevano sempre, a guardare un film o a leggere i fumetti in silenzio, sollevando gli occhi dalle pagine solo per raccontare all'altro qualche aneddoto divertente impresso sulla carta.
Forse si sarebbero addormentati lì, Iréne con le gambe rannicchiate sul divano e Mills sul tappeto, a farsi arricciare i capelli dalle mani distratte dell'altra.
E per un attimo lo colse, nelle iridi chiare dell'amica, lo stesso desiderio di restare nella loro isola sicura, di non cambiare niente ad una routine che, alla fine, andava a entrambi bene così.
Ma fu solo un attimo, un lampo, prima che lei tornasse a guardare il pavimento e dicesse soltanto «no, andiamo», voltandogli le spalle.

Era avvolta nella solita giacca di jeans di suo padre, ed i suoi capelli ramati avevano la solita aria leggermente scompigliata di sempre.
Almeno quello non era cambiato.
A quella consapevolezza, a quell'unica aria di familiarità si aggrappò Mills, tastandosi le tasche alla ricerca delle chiavi dell'auto.
Iréne, che l'aveva già superato d'un pezzo ma che doveva averne egualmente colto il movimento, si fermò nel bel mezzo del piccolo sentiero tra l'ingresso della casa e il cancelletto esterno e si voltò a guardarlo.
«non ce n'è bisogno, andiamo a piedi»
Il che avrebbe dovuto rassicurarlo dal momento che, se qualcosa fosse andato storto, sarebbero facilmente potuti tornare indietro, eppure pareva ancora più difficile immaginare quale potesse essere la loro prossima destinazione.

«mi dici dov'è che stiamo andando?»
Si chiuse la porta alle spalle, lanciando un'ultima occhiata nostalgica al salotto come fosse sul punto di non rivederlo mai più. Scese velocemente i tre scalini che lo separavano dal sentiero, e affiancò Iréne con le mani ficcate nelle tasche della felpa.
«no» rispose lei semplicemente, chiara e diretta, dal basso delle diverse spanne che li separavano in altezza.
Per la prima volta da quand'era arrivata, però, le sue labbra sottili si piegarono in un leggero sorriso. Non assomigliava affatto ad uno suoi soliti sorrisi, invero, ma per lo meno era qualcosa.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 21, 2020 ⏰

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