Ci portarono, attraverso lunghi corridoi tappezzati di quadri e ripide scale senza finestre, in una gigantesca sala, non si vedevano le pareti perché ricoperte completamente da arazzi e quadri giganti, e sul fondo della sala c’erano due troni, dove sedevano il re e la regina degli uomini buoni. Una volta seduti il silenzio era opprimente, le mani iniziavano ad inumidirsi e le mie ginocchia a tremare.
‘’prima di qualsiasi cosa, noi sappiamo di lei, Ermione, e siamo qui per aiutarla a ritrovare la regina” il re.
Guardai Ramiro sconcertata, allora lui rispose al mio posto: “Non ce lo saremmo aspettati, ma siamo più che felici di avere finalmente degli alleati” sorrise. Mi stringeva forte la mano per darmi sicurezza.
“Prima di tutto” disse la regina “credo sia arrivato il momento e la persona adatta per svelare i segreti che da tanto teniamo nascosti” che segreti?
Guardò il marito per passargli la parola, allora lui parlò.
“Vuole che vado diretto al punto?” mi chiese.
‘’ehm, certo… cioè dritto al punto” non mi aspettavo una domanda, allora risposi quasi balbettando.
‘’sua madre, la regina, è viva, ma imprigionata” il mio cuore precipitò con un tonfo, schiacciato da chili e chili di felicità in un mare di paura; paura di non riuscire a salvarla, paura della realtà, poiché quella certezza sulla quale avevi costruito parte di te stessa scompare facendo crollare questo lato della tua personalità. E rimasi lì, come un grattacielo senza una parete.
Tutti gli altri suoni, al di fuori della voce di lei, giungevano come ovattati alle mie orecchie. Ogni altra persona o cosa era sfocata e lontana mentre mi spiegava che lei era imprigionata dentro di me, ma che solo io potevo scoprire come liberarla. Mi spiegava che era per quello che mio padre mi ignorava dalla notte in cui non ci fu mai un incidente. E poi anche la sua di figura divenne incerta e le sue parole incomprensibili. Davanti ai miei occhi apparse un’ombra scura che mi avvolse, trasportando la mia anima come al di fuori del mio corpo. E se di solito tu percepisci il tuo corpo, adesso ero libera da esso e sentivo solo il peso della mia anima. Sognai di essere in mezzo al traffico di Roma, le macchine suonavano le une alle altre fino a formare un coro stonato. Poi risate, risate crudeli. Ma io vedevo tutto da sotto e al contrario, come se fossi sdraiata in terra. Poi un viso di cui riuscivo a mettere a fuoco solo i grossi ricci neri e il sorriso dai denti storti si sporse da sopra per guardarmi. Poi in un secondo tutto tornò nitido e subito accorse Ramiro preoccupato, mentre il re, ancora chino su di me, lo tranquillizzava: non mi ero fatta niente, ero solo svenuta.
‘’stai bene?” Ramiro, morto dalla paura.
‘’si” dissi, incerta e sicura contemporaneamente. Come era possibile che era dentro di me?
Mi portarono in una stanza, dicevano che dovevo riposare. Mi lasciarono sola e, appena si chiuse la porta, mi affacciai dalla finestra. Prima adoravo guardare al di fuori del vetro appannato dal mio respiro, in perenne guerra contro il gelo delle notti d’inverno; mi piaceva vedere i tetti rossi susseguirsi fino all’orizzonte, coperti di neve a Gennaio e di piccioni il resto dell’anno. Mi piaceva vedere le persone camminare, parlare nei caffe, adoravo osservare come tutti noi abitiamo insieme nello stesso mondo ma che ognuno lo vive a modo suo, lo vede a modo suo, lo interpreta come glielo suggerisce il proprio cuore. La mia finestra invece dava su un parco. Era deserto, eccetto che per una ragazzina, capelli scuri, poco più lunghi delle spalle, fisico un po’ in carne, ma comunque bellissimo. Salutava gli amici ridendo e scherzando, poi la seguii con lo sguardo mentre controllava che se ne fossero andati. Poi si voltò e si sedette con la schiena appoggiata al tronco. La sua espressione perse quel fantastico sorriso con le fossette e divenne una smorfia di tristezza terribilmente affascinante. Una lacrima le rigò la guancia, aprendo le danze. Poi li notai, su tutto il braccio sinistro. Erano talmente bene nascosti che solo una che ci è passata avrebbe potuto notarli. Notarli, non vederli. Infatti io non li ho propriamente visti, fino a quando si incise davanti ai miei occhi, ma lo avevo capito da come si muoveva, dalle maniche lunghe anche d’estate, da come evitava di esporlo, anche se dentro avrebbe voluto schiacciarlo davanti agli occhi di tutti e gridare che anche lei aveva dei sentimenti, che non era solo una troia stupida come pensavano tutti quegli amici falsi che la circondavano. E avevo tanta voglia di andare lì e abbracciarla, di farle scrocchiare le costole e la schiena e di darle la forza che avevo acquistato io, ma era il tipico esempio di ragazza a cui non sarei mai stata simpatica; che avrebbe visto il mio gesto non come un aiuto ma come un’offesa, o, peggio come un’aggressione. Quindi distolsi lo sguardo, sentendomi terribilmente in colpa per quello che non avevo fatto, ed ero molto scossa perché mi parve quasi di guardarmi al passato, quando ormai avevo già dimenticato quegli orrori, come se fossero passati anni. Mi sdraiai e dopo tanto finalmente riuscii ad addormentarmi.Mi svegliai con nuova grinta, nuova forza ed entusiasmo, perché, infondo, ognuno deve prendere in mano il proprio destino, senza aspettare troppe “occasioni”, ma creandosele da solo dalla semplice vita quotidiana; perché il futuro non è già scritto, dobbiamo costruirlo noi. Ogni giorno, se vogliamo, possiamo fare un passo avanti verso il nostro sogno, verso il nostro obbiettivo, senza miracoli o magia, semplicemente usando la forza della nostra interiorità. Ogni giorno possiamo crescere; ma attenzione, crescere non significa cambiare: significa scoprire chi siamo da sempre stati, come il seme è già albero e il bruco farfalla. C’è gente che non scoprirà mai se stesso, perché, anziché fare passi avanti, ne ha sempre fatti indietro o laterali, meno faticosi, come è meno faticoso convivere con la semplicità e l’ignoranza. L’intelligenza è difficile, perché ti porta ad essere curioso di quesiti la cui risposta non troverai; ma in tutti i casi, il solo fatto di porsi delle domande è una benedizione, è già una grande rivelazione percepire il mistero di questo universo, anche se forse non troverai mai la risposta a tutto quello che ti chiedi. È più difficile, ma più bello. Non sempre chi respira è vivo, e io voglio vivere, vivere veramente. Voglio fare quello che mi dice il cuore, voglio esprimere tutta me stessa, senza dovermi nascondere o vergognare. Voglio scrivere di mio pugno la mia storia, con tutti i miei sbalzi di umore ed illusioni, anche con tutte le giornate cattive, perché senza queste non mi renderei conto di quali sono quelle belle, che quindi perderebbero ogni qualità. E se fino ad adesso sono stata persa in me stessa, al buio totale, senza meta ne strada, adesso ho il mio obbiettivo, e non c’è niente di più bello che addormentarsi con la consapevolezza di essere più se stessi che la mattina, e svegliarsi accanto alla persona che ami avvolta nella morbida luce dell’alba.
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Persa in me stessa
General Fictionquesta è una storia dedicata a chi si sente solo. A chi ha paura di non essere abbastanza. A chi ha così tanti problemi, anche abbastanza seri, da perdersi in essi, da perdersi in se stessi. Una storia scritta da una adolescente per altri adolescent...