Le parole non dette

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Tu,
col manto niveo dal fulgor argenteo,
perla che albeggi nel cielo inondato dalle tenebre, regina della notte,
ascoltami.

Il lacerarsi della mia memoria di cui non resta altro che foschia;
vecchi volti, fotogrammi che come spettri si annidano nelle profondità più recòndite del mio Io.

Menzogne, artifici, costrutti di parole, mondi creati da me.
Altro non resta che la menzogna alla mia anima; unica difesa dal morbo oscuro del suicidio.

Immagino cose inesistenti, la mia vita sta sognando di vivere.

Il futuro, nebuloso, mi attende tra le sue fauci.

Il passato scivola lentamente verso le porte dell'oblio.

Il presente si degrada e si deforma dinanzi alla concupiscenza assassina, violenta, inappagata.

Nulla il mio corpo ha provato di diverso dalla sua stessa carne orrida.

L'esaltazione, l'euforia, l'ebrezza, si contorcono, si deprimono, si contraggono, si uccidono come bestie sanguinarie dinanzi alla realtà; di fronte ad essa resta solo il silenzio e l'impotenza.

Il sorriso, la finzione, la maschera ingenua e odiosa che porto; il veleno che mi corrode le viscere, l'odio che mi dilania e si nutre della mia infinita inettitudine.

Il mio talento, la scienza, la rabbia e la funzione della mia scrittura; tutto questo sono.

La rete che intrappola il mio volto tra altri infiniti volti e ridicolizza la mia personalità.

La razza umana, le masse, i poveri, la guerra, le liti, le risate, le ragazze, le scemenze mi disgustano, mi tormentano, mi flagellano.

La mutazione continua della personalità rende me qualcosa di onnipotente al mio cospetto.
Agli occhi degli altri diventa la condanna e la tortura più atroce che io possa subire.
Il passato si cristallizza e gli altri mi uccidono.

ATTIMIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora