Avevo deciso.
Preparo tutte le mie cose, ovviamente solo le cose essenziali, il mio libro e i miei vestiti. I più comodi naturalmente.
Chiamo Giulia per salutarla.-ciao Giulia, ti voglio bene, grazie per le belle serate, ma io per un po' vado via- quasi malinconica
-eh. Dove vai?-
Misi giú il telefono.
Non sapevo più se ero dalla parte dei buoni o dei cattivi, ma tanto per me, cosa cambia?
Nulla ovviamente.Erano le 9.37 e io ero in ritardo, avevo portato con me la calda e profumata giacca dello sconosciuto.
Mentre mi incamminavo fantasticavo nella mia mente strane cose sullo sconosciuto. Neanche il nome sapevo, lui solo sapeva il mio.-vedo che la mia giacca le ha tenuto caldo-
Era arrivato.
-decisamente si- risposi quasi sollevata
-vieni, possiamo andare, ho visto che ha accettato alla fine-
Narcisita orgoglioso.
Aspetta un attimo, andare dove?
Mi aveva portato fino a Firenze nel convento.-vuoi una sigaretta?-
Non fumavo, ma era ora di diventare un po' più sicura di me.
-si-
-sei già cambiata vedo-
Arrivati a destinazione mi sentivo a disagio e non sapevo come comportarmi.
-non sopporto che mi fissi. Mi dai fastidio-
Mi dava fastidio che uno sconosciuto mi fissasse, mi alterava.
-le chiedo scusa, ma se é bella é bella-
/perché non mi da del tu? Faccio io il primo passo/
-senti diamoci del tu, mi sento a disagio-
-perfetto, anche io-
Mi presentò a tutti i suoi amici, compreso suo fratello.
Lo trovavo davvero simile a me suo fratello.-come si chiamano tutti i tuoi amici?-
-i miei amici? Non sono i miei amici...sono la mia famiglia!-
/Ecco cosi mi sento decisamente a disagio, grazie mille eh/
L'idea di famiglia mi faceva sentire davvero male.
Quindi mi staccai subito dopo le presentazioni.
Avevo trovato un posto mio, immerso nell'erba profumata, tirai fuori il mio libro e il mio blocco schizzi e cominciai a disegnare l'albero che avevo difronte a me.
-tutto okai?-
-signore ti prego lasciami stare.-
-piacere Berlino. no dai cosa c'è? eh?-
Si era presentato. Avevo intuito che tutti avevano nomi di città.
Scelsi Valencia senza esitare.Andava avanti, menefreghista e fastidioso, ormai lo avevo dipinto cosi.
-ti ho detto di lasciarmi perdere. non sai la mia storia-
-raccontamela.- diretto e onesto
-non mi sembra il caso-
Mi prese la mano.
-mi sembra di si, siamo o no tutti insieme una famiglia? Ci si aiuta-
Sembrava sincero, ma non mi fidavo.
Chiusi il libro, il mio blocco schizzi, e presi anche io la sua mano.
Sarebbe stato il primo ad ascoltarla, il primo e l'unico.
Erano fatti miei, ma dovevo sfogarmi con qualcuno-vuoi davvero sentirla? É la mia storia-
-si piccola, voglio ascoltarla.-
Presi un grande respiro.
-tutto il tempo che ci vuole, non ti preoccupare-
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-𝚂𝚘𝚖𝚘𝚜 𝚕𝚊 𝚛𝚎𝚜𝚒𝚜𝚝𝚎𝚗𝚌𝚒𝚊-
FanfictionHo deciso di scrivere una nuova storia che si baserà sempre sulla casa de papel ma sarà ,se mi va, in spagnolo . La storia non so quanto sarà lunga ma spero vi possa soddisfare. La storia é di una giovane ragazza, Valencia ( io) che viene a conoscer...