Capitolo 4

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Avevo deciso.
Preparo tutte le mie cose, ovviamente solo le cose essenziali, il mio libro e i miei vestiti. I più comodi naturalmente.
Chiamo Giulia per salutarla.

-ciao Giulia, ti voglio bene, grazie per le belle serate, ma io per un po' vado via- quasi malinconica

-eh. Dove vai?-

Misi giú il telefono.
Non sapevo più se ero dalla parte dei buoni o dei cattivi, ma tanto per me, cosa cambia?
Nulla ovviamente.

Erano le 9.37 e io ero in ritardo, avevo portato con me la calda e profumata giacca dello sconosciuto.
Mentre mi incamminavo fantasticavo nella mia mente strane cose sullo sconosciuto. Neanche il nome sapevo, lui solo sapeva il mio.

-vedo che la mia giacca le ha tenuto caldo-

Era arrivato.

-decisamente si- risposi quasi sollevata

-vieni, possiamo andare, ho visto che ha accettato alla fine-

Narcisita orgoglioso.

Aspetta un attimo, andare dove?
Mi aveva portato fino a Firenze nel convento.

-vuoi una sigaretta?-

Non fumavo, ma era ora di diventare un po' più sicura di me.

-si-

-sei già cambiata vedo-

Arrivati a destinazione mi sentivo a disagio e non sapevo come comportarmi.

-non sopporto che mi fissi. Mi dai fastidio-

Mi dava fastidio che uno sconosciuto mi fissasse, mi alterava.

-le chiedo scusa, ma se é bella é bella-

/perché non mi da del tu? Faccio io il primo passo/

-senti diamoci del tu, mi sento a disagio-

-perfetto, anche io-

Mi presentò a tutti i suoi amici, compreso suo fratello.
Lo trovavo davvero simile a me suo fratello.

-come si chiamano tutti i tuoi amici?-

-i miei amici? Non sono i miei amici...sono la mia famiglia!-

/Ecco cosi mi sento decisamente a disagio, grazie mille eh/

L'idea di famiglia mi faceva sentire davvero male.

Quindi mi staccai subito dopo le presentazioni.

Avevo trovato un posto mio, immerso nell'erba profumata, tirai fuori il mio libro e il mio blocco schizzi e cominciai a disegnare l'albero che avevo difronte a me.

-tutto okai?-

-signore ti prego lasciami stare.-

-piacere Berlino. no  dai cosa c'è? eh?-

Si era presentato. Avevo intuito che tutti avevano nomi di città.
Scelsi Valencia senza esitare.

Andava avanti, menefreghista e fastidioso, ormai lo avevo dipinto cosi.

-ti ho detto di lasciarmi perdere. non sai la mia storia-

-raccontamela.- diretto e onesto

-non mi sembra il caso-

Mi prese la mano.

-mi sembra di  si, siamo o no tutti insieme una famiglia? Ci si aiuta-

Sembrava sincero, ma non mi fidavo.
Chiusi il libro, il mio blocco schizzi, e presi anche io la sua mano.
Sarebbe stato il primo ad ascoltarla, il primo e l'unico.
Erano fatti miei, ma dovevo sfogarmi con qualcuno

-vuoi davvero sentirla? É la mia storia-

-si piccola, voglio ascoltarla.-

Presi un grande respiro.

-tutto il tempo che ci vuole, non ti preoccupare-

-𝚂𝚘𝚖𝚘𝚜 𝚕𝚊 𝚛𝚎𝚜𝚒𝚜𝚝𝚎𝚗𝚌𝚒𝚊-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora