-𝚂𝚘𝚖𝚘𝚜 𝚕𝚊 𝚛𝚎𝚜𝚒𝚜𝚝𝚎𝚗𝚌𝚒𝚊-

Capitolo 11

-buongiorno piccola-

Mi aveva chiamata piccola? Non so se rispondergli.
Ero ancora attacata a lui, un senso di piacevolezza assurda, al sicuro.

-buongiorno anche a te-

Mi sorrise, e mi baciò la fronte.

-come stai? Ieri eri un po' giú, hai pianto e mi sembrava giusto averti qui abbracciata a me-

Era vero, ne avevo proprio bisogno.
Mi alzai, ma non volevo farlo, ma ci dovevamo preparare.

-ei, ciao Valencia, come stai?- mi chiese Newyork

-bene dai, più tardi, ti devo riferire una cosa abbastanza importante.-

Il suo viso all'inizio stanco, si trasformò in un sorriso unico. Davvero felice.

-vado, scusate, devo uscire un attimo.-

Volevo uscire, DA SOLA, r quando dico da sola, é perché voglio riposare la mente, per concentrarmi al massimo.

-ei, ei dove credi di andare?- mi disse una voce maschile, quasi irriconoscibile

Era un certo Palermo, da quello che avevo capito.
Non risposi e continuai a dirigermi verso il mio posto preferito all'interno del convento. Non lo ascoltai nemmeno.

-senti, senti stronzetta, cosa credi di fare eh? Pensi che siccome sei l'ultima arrivata pensi di scoparti Berlino, e poi fare quel cazzo che ti pare?-

La mia tranquillezza si trasformò in una rabbia incontrollabile. Come mi aveva chiamata? Cosa ha osato dire, che sono andata a letto con Berlino?

Mi girai di scatto.

-non hai afferrato il concetto forse. Io non sono andata a letto proprio con nessuno. Posso solo dire che siamo amici. Non osare fiatare più con me.-

Avevo un tono di voce talmente alto, che seguirono Berlino e tutti gli altri.

-con me non è venuta proprio a letto nessuno.-
Berlino ancora una volta mi aveva difeso. Ma poteva difendere il suo migliore amico, e invece no. Aveva difeso me.

-Berlino non c'è bisogno di difendermi ogni volta, sono in grado da sola.-

Cercava solo di difendermi e apprezzavo, si ma non davanti a tutti.

-io io...-

-Palermo, ti convien stare zitto. Lo so, non lo sapevi-

E la mia gentilezza di ora? Probabilmente stavo cambiando grazie a Berlino.