CAPITOLO 1 - FANCULO

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21 Dicembre 2014, 2.00AM

E anche stasera sono ubriaco.
Ormai neanche io mi rendo conto di quante volte stia capitando in questi ultimi mesi.
Certo, mesi. Diciamo pure anni.

Quando non sono in tour o a trovare la mia famiglia, la mia vita trascorre fra serate nei pub o in discoteca e terribili mal di testa mattutini.
Il tizio che ho di fronte continua a parlarmi, ogni tanto riesco a percepire qualche parola, come 'onore' ed 'emozione'. Probabilmente starà ripetendo la solita solfa di quanto sia onorato di conoscere il famoso Harry Styles e quanta sia grande l'emozione di potermi offrire da bere.
Bene, l'importante è che continui a scorrere l'Alcool.

Voglio dire, non è che sia diventato un poco di buono adesso, sia chiaro.

E' solo che, a volte (spesso), ho davvero bisogno di staccare la spina da tutto.
Di staccare la spina da lui.

Bevo il mio quinto shot di Vodka, fregandomene del fatto che sia un alcolico poco virile.
Fanculo, a me piace.
E poi, virile un cazzo.

Credo che il tipo stia lentamente abbandonando l'idea di poter visitare casa mia stasera, dato che continuo a fingere di ascoltarlo da più o meno un quarto d'ora e ormai deve essersene accorto.
Un quarto d'ora, ecco cosa basta per capire che Harry Styles è uno stronzo.
Un quarto d'ora per comprendere che non ne vale la pena.
Non ne valgo la pena.

Non faccio in tempo a ordinare un altro drink, kapirosca alla fragola, che mi accorgo di una nuova figura accanto a me.
No, basta, per stasera ho già dato con le avances, sarà il caso che me ne vada.

Mi volto verso la ragazza, carina, avrà circa la mia età o un paio d'anni meno.
Mi guarda, speranzosa di ricevere attenzioni.
Ha gli occhi azzurri, grandi ma piuttosto arrossati, probabilmente per il troppo alcool.
Occhi azzurri, ma non come i suoi.

Devo smettere di uscire da solo la sera.
C'è sempre qualcuno troppo poco ubriaco che riesce a riconoscermi, perfino in questi posti dimenticati dal mondo.

La ragazza inizia il tentativo di seduzione, avvicinando pericolosamente il suo viso al mio, ma il suo profumo troppo dolce e la voce troppo stridula mi danno il colpo di grazia.
Odio le voci stridule. La sua non lo è affatto.

Se non esco da questo posto adesso, rischio seriamente di vomitare.
Mi alzo in fretta, lascio fin troppi soldi sul bancone e mi avvio a grandi falcate verso il portone.
Esco e, dopo qualche passo, mi fermo a respirare aria pulita.

Che schifo.
Ridotto a trascinarmi in locali sconosciuti dei sobborghi di Londra, pur di essere me stesso.
Che poi, forse, non sono me stesso neanche così.
No, non sono più me stesso da un po' di tempo ormai.

Come sempre, il mio autista mi sta aspettando in una via laterale, pronto ad accogliermi in macchina, una berlina, ovviamente, e riportarmi a casa.
Sono sicuro che qualche sera non mi vedrà arrivare.

Prima o poi qualche pazzo mi rapirà, con la speranza di tirarci fuori un bel riscatto. O magari solo per il gusto di torturarmi ed uccidermi lentamente e con gusto.
Come se non ci stessi già pensando da solo.

Salgo nell'auto e mi accascio sul sedile posteriore, chiudendo gli occhi per frenare la sensazione di nausea.
Magari quel pazzo mi farebbe un favore, in fondo.
Magari è per lui che continuo a frequentare quartieri del genere.
Magari potrebbe realizzare un desiderio di entrambi.
Tanto, sono già morto.

Finché resterò in questa macchina, mentre tutto il mondo gira intorno a me, potrò crogiolarmi in questi pensieri.
Distruzione.
Depressione.
Morte.
Tutti concetti che, se fossi sobrio, continuerei ad evitare accuratamente.
Tutti problemi che non ho voglia di affrontare.

Perché io un tempo la mia vita la amavo davvero.
E il sorriso che porto adesso è soltanto una mera copia di quello che sapevo fare, prima.
Tarocco.
Fasullo.
Finto.

Stanco. Esattamente come me.
Esattamente come lui.

Che poi, forse, dovrei trovarmi anch'io una bella ragazza acqua e sapone, e sposarmela.
Di quelle gentili e sempre contente, di quelle che non si fanno mai troppe domande.
Una che potrebbe tappezzare i buchi e gli squarci che mi porto dietro, così come rammenderebbe i pantaloni che strappo quando cado in terra perché ho bevuto troppo.

O magari, grazie a lei smetterei di bere.
Magari diventerei un marito ideale.
Un padre modello, chissà.

E sarei felice, sereno, tranquillo finalmente.
Magari.

L'auto si ferma davanti all'Hotel in cui prenoto per serate come questa.
Qui sono molto discreti, e ci credo, con quello che pago.

"Buonanotte Mr. Smith." Mi saluta il receptioner, lasciandomi la chiave della camera.
Smith. Che cognome particolare.

In ascensore premo il bottone del mio piano e poi mi appoggio alla parete.
C'è uno specchio qui dentro.
Il solito specchio in cui continua ad osservarmi da mesi, forse anni, non ricordo più.
Sicuramente mi conosce meglio di ogni altro, dato che mi ha visto mentre piangevo, mentre ridevo a crepapelle o mi preparavo un drum.
Mi ha visto persino scopare, specchio pervertito.

Inizio a ridacchiare fra me e me e lo specchio mi restituisce l'immagine di un ragazzo stanco, sudato e solo.
Solo.
E vorrei tanto spaccarlo, questo specchio guardone.
Chi se ne frega se mi ferisco una mano, magari è la volta buona che mi licenziano.

Poi però penso che mi toccherebbero sette anni di sfortuna e cambio subito idea.
In fondo, sono un tipo superstizioso io.
Styles, sei proprio una checca.

Finalmente raggiungo il mio piano, così, almeno per stasera, lo specchio non povrà vedermi piangere.

Percorro il corridoio, mentre mi accorgo che, ormai, la sbronza è passata.
Entro in camera, mi tolgo il cappotto e le scarpe e mi butto sul letto, spogliandomi il più velocemente possibile di tutti i vestiti che ho addosso.
Vestiti sporchi e logori.
Esattamente come me.

Che schifo.
Mi fa tutto schifo, domani dovrò buttarli.
Allo stesso modo in cui dovrei buttare via tutta questa merda che continuo a portarmi dentro, incapace di liberarmene definitivamente.

E poi, mentre sto per perdere i sensi, torno a immaginare una vita perfetta, quella del 'marito ideale e padre modello'.
Sorrido, perché accanto a me e quella piccola bambina bionda c'è il mio amore, che mi sorride dolcemente, mentre cerca di insegnarle a dire 'Papà'.

"Sempre nel mio cuore, Harry."
"Sempre nel mio cuore, Louis."

We'll survive this. (We always survive)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora