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preparate una tisana per kevin

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preparate una tisana per kevin

«Autumn ma mi stai ascoltando?» mi chiese Mark, mentre ci stavamo dirigendo al campo al fiume per il suo allenamento

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«Autumn ma mi stai ascoltando?» mi chiese Mark, mentre ci stavamo dirigendo al campo al fiume per il suo allenamento.

«Sì Mark, ho capito. Hai parato il tiro con la Mano di Luce, wow emozionante. Non c'è bisogno di ripetermelo cinquanta milioni di volte!» ribattei con tono annoiato.

«In realtà ti stavo spiegando come parerò tutti i tiri della Occult con la mia invincibile MANO DI LUCEEE!» urlò mentre si posizionava davanti a me imitando la sua nuova tecnica micidiale.

Lo oltrepassai sbuffando. «È la stessa identica cosa, Mark» mi bloccai di colpo «Ma quello non è Axel?» domandai, socchiudendo gli occhi per mettere a fuoco la figura. Era proprio lui. Il biondino stava camminando con lo sguardo basso e le mani nelle tasche, prendendo a calci un sasso.

Ci guardammo a vicenda e iniziammo a seguirlo fino a che non lo vedemmo entrare all'ospedale. Mark si avvicinò sempre di più a me, fino ad arrivare all'altezza del mio orecchio. «Come mai è qui, secondo te?» mi domandò, mentre continuavamo a pedinarlo a debita distanza.

«Su questa questione ne so tanto quanto te, Mark» bisbigliai «Magari o si è fatto male o è qui per trovare qualcuno...» constatai. Alla fine quanti motivi ci potevano essere per andare in ospedale? Salimmo un paio di rampe di scale, fino a quando non lo perdemmo completamente di vista. «É andato a destra» mi disse Mark. Mi guardai intorno, poco convinta. «No, potrei giurare di averlo visto andare a sinistra» lo contraddii.

La porta davanti a noi si spalancò, facendoci fare un balzo. «Che ci fate voi due qui?». Eccoci, eravamo appena stati colti con le mani nel sacco mentre stavamo spiando Axel. Da Axel stesso per di più. Si chiuse la porta della stanza alle spalle, ma riuscii comunque a scorgere la figura di una bambina al suo interno. «Allora? Posso sapere che ci fate qui?» ci incalzò.

«Pensavamo che ti fossi infortunato o che fossi malato e che non giocassi più a calcio per questo, quindi abbiamo deciso di seguirti» rispose Mark per entrambi.

Spostai lo sguardo imbarazzata. «Ammetto che non è stata la migliore delle idee...» confessai. Sentii il calore salire alle guance mentre cercavo di evitare lo sguardo di Axel. La curiosità e l'imbarazzo si mescolarono, rendendomi difficile mantenere la calma. Che cosa stava pensando di noi in quel momento, di due ragazzi che lo avevano seguito fino all'ospedale senza alcun reale motivo? Ma la mia indole di ficcanaso era troppo forte, dovevo sapere di più su di lui, su quello che lo aveva spinto a smettere di giocare.

DALLA PARTE DEL NEMICO - IEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora