❆Capitolo uno❆

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-Mi avete rapita.-

Fu quella l'amara affermazione di T/N, una volta trovatasi nuovamente al suo cospetto.

Kibutsuji Muzan sedeva proprio davanti a lei, con gli occhi rossi socchiusi. In piedi alla sua destra, la ragazza riconobbe Kokushibou, che per rispetto se ne stava in silenzio e composto come il suo padrone. Dall' altra parte vi era uno che non aveva mai visto, capelli tinti di ora, occhi dorati, pieno di tatuaggi e con un'espressione perennemente imbronciata sul volto.

-Siete improvvisamente svenuta dopo aver predetto il futuro del Nobile Muzan.- iniziò a parlare Kokushibou con aria leggermente annoiata, come se quel discorso l'avesse fatto innumerevoli volte.

Tuttavia, fu nuovamente la c/c ad interromperlo: -Mi avete rapita per far credere a tutti che avevo errato!-

Gli occhi di Muzan brillarono nuovamente, e T/N questa volta poté guardarlo senza avvertire alcun malessere.

"Ma come ha fatto a farmi perdere conoscenza semplicemente guardandomi? È stato lui o... è solo una mia sensazione?" pensò a proposito, socchiudendo gli occhi e stringendo il lembo del kimono tra le mani, come sulla difensiva.

-La principessa non ha gradito il risveglio nella sua nuova camera?- chiese lo sconosciuto alla sinistra di Muzan, inarcando un sopracciglio.

La sua nuova stanza?

-Sii educato, Akaza.- disse la voce profonda di Muzan, con una punta di ironia nella voce, prima di rivolgersi ai due sottoposti senza neanche guardarli.
-Potete andare.-

La ragazza si sorprese nel vederli allontanarsi, sotto ordine del loro capo. Evidentemente, l'uomo voleva parlare per un momento con lei in privato.
Di cosa avrebbero discusso? Del rapimento? Della profezia?

-Come avrete intuito, questa d'ora in poi sarà anche casa vostra. Sapete bene che tentare una fuga sarà inutile, anche se non metto in dubbio che possiate provarci, Divinatrice.- disse prima di alzarsi e dirigersi verso la credenza dietro di lui.

-Cosa vi fa pensare che nessuno mi venga a cercare?- chiese guardandolo male.

Come osava dargli ordini come se fosse il suo padrone?

A meno che...

-Riconoscerete la calligrafia.-

T/N alzò nuovamente lo sguardo su Muzan. Era davanti a lei, le stava porgendo una pergamena, una sorta di telegramma. La prese con esitazione, e sebbene i suoi occhi fossero puntati sulla scrittura - davvero familiare - poteva ancora sentire il suo sguardo su di lei.

Quanto iniziava a detestare quell'uomo.

Scosse la testa e si concentrò sulla pergamena, indubbiamente scritta da suo padre.

''Figlia mia, è da molto tempo che non ti scrivo una lettera, sono passati quasi cinque anni da allora. Se stai leggendo questa pergamena, significa che ti ritrovi alla dimora dell'uomo più potente della regione, e avrai avuto l'onore di poter fare la sua conoscenza. Sarai felice di sapere che lavorerai con lui per circa quattro anni, finché sarai libera di tornare al tuo tempio. Il nobile Kibutsuji Muzan è stato così gentile da offrirci dei soldi in cambio del tuo aiuto, dopotutto, si tratta di un' occasione che nessuno prima di te ha mai avuto, devi solo ringraziare tuo padre.
Non riscrivermi, non vorrei disturbare il tuo lavoro. Fai buon uso delle tue doti, figlia mia.''

-Non si è firmato...- mormorò T/N, stringendo la lettera tra le mani.

Non dubitava che quella lettera fosse sua, riconosceva la calligrafia. Tuttavia erano palesi il nervosismo e la tristezza che provava. Cercava solo una scusa per entrambe le cose, per mascherare la loro causa.

For Eternity | Muzan×ReaderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora