❆Capitolo otto❆

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Da quando Muzan tornò a casa, T/N non aveva avuto ancora l' "onore" di incontrarlo, né in sala pranzo e né nei corridoi. Sembrava assente dalla realtà, tanto che neanche i suoi sudditi potevano entrare nell'ufficio in cui si richiudeva tutto il giorno. Così passarono cinque giorni, durante i quali le prenonizioni - come promesso dall'uomo - furono sospese per farla riposare.

La ragazza si aggirava per il giardino da circa un'ora, si perdeva nei suoi pensieri in continuazione, era l'unico modo di distrarsi visto che non aveva molto con cui intrattenersi, a parte qualche libro da leggere.

Raccolse delle rose tra le mani, stando attenta a non pungersi con le loro piccoli e taglienti spine. Forse questo fiore rappresentava bene il Nobile Kibutsuji: bello, regale, ma in grado di ferire chiunque osasse sfiorarlo.

"Beh, se non odio le rose, non dovrebbe essere così difficile non odiare lui... no? Perché è inutile ogni frase di autoconvincimento?! Almeno ci provo a pensarla diversamente... dannato istinto di sopravvivenza!"

Si ricordò della sera in cui sancirono un periodo di "pace", la cui falsità era palpabile ma fin troppo necessaria per questa convivenza forzata. E al ricordo delle sue braccia che la tennero stretta per non farla cadere, le guance della ragazza avvamparono.

"Arrossire per un uomo come lui, cara, è un pericolo che non ti puoi permettere" si rimproverò mentalmente, prendendo un profondo respiro per calmarsi.

Era spaventata alla sola idea di cedere, ma lottare contro di lui era incredibilmente difficile. Le parole di Sango però la lasciavano perplessa, sembravano pregarla di aiutarlo. Ma che aiuto dovrebbe necessitare lui?

-Akaza mi aveva detto che ti eri ripresa.-

Non si aspettò quella affermazione, la sua voce, la sua presenza, così improvvisamente. Forse per questo che sobbalzò così di colpo da far cadere i fiori che aveva tra le mani.

Si chinò velocemente per raccoglierli in modo da non far notare la sua goffaggine di fronte alla sua presenza.

-Muzan- ahi...!- esclamò a bassa voce, sperando con tutto il cuore che egli non l'avesse sentita.

Ed eccolo lì, andato ogni proposito di non mostrarsi nervosa. Un piccolo rivolo di sangue tracciava la sua scia partendo dal palmo della sua mano fino ad arrivare lentamente al polso.

L'uomo dietro di lei, con la sua solita postura elegante e seria, inarcò un sopracciglio e osservò con sguardo accigliato la ragazza che ancora non le aveva rivolto lo sguardo. Si avvicinò con cautela, che fosse già amareggiata dalla sua presenza? Eppure aveva fatto il possibile per metterla a proprio agio. A detta sua, aveva fatto anche troppo.

Invece no, il motivo era un taglietto sul palmo della mano, e pensare che Muzan aveva solo aperto bocca. Quanto gli risultava semplice ferire pur non compiendo un particolare gesto o non avendone intenzione.

-Ti fa male?- chiese quando notò che la ragazzo avvicinò le labbra alla piccola ferita.

-No! È una sciocchezza, passa subito.-

Che non volesse l'aiuto di lui era evidente, eppure all'altro non importò molto, in quanto afferrò ugualmente il polso della Divinatrice, con una presa ferrea e delicata allo stesso tempo.

-La saliva non attenuerà il bruciore per molto.-

Nel mentre che pronunciava quelle parole, prese un fazzoletto dalla tasca della sua giacca e lo avvolse attorno alla mano della c/c, nonostante quest'ultima cercò di ritrarre il braccio.

-Ma non è niente, sul serio...- tentò di dire, ma non venne ascoltata.

Non si stava certo preoccupando per lei, forse era solo un gesto di cortesia, ma doveva ammettere che questa nuova versione di lui non era così male. Falsa o meno, era la più conveniente per trascorrere tutto questo lasso di tempo con lui, per non nuocere mente e corpo.

For Eternity | Muzan×ReaderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora