1.1 - FIOCCHI DI NEVE -

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I fiocchi di neve si posavano leggeri sul manto dove ormai, sia per via del gelo che del clima secco, attaccavano già da diverse ore. Rendevano quasi irriconoscibile il punto dove sotto vi era la strada asfaltata o il terriccio. La carreggiata era ormai distinguibile solo per la lunga fila di lampioni che ne delineava il sinuoso percorso.

«FERMATI! TU NON TI RENDI CONTO A CHE OCCASIONE STAI VOLTANDO LE SPALLE!»

Il tono della voce di quell'uomo era fermo ma, nel concreto, ciò che asseriva era solo una frase fatta. Quell'affermazione lasciava il segno tanto quanto un luogo comune, uno di quelli che si sentono spesso pronunciare. Era una minaccia priva di vere argomentazioni, che non attecchiva neanche la metà di quanto la neve invece faceva intorno a loro.

Il ragazzo infatti, senza il minimo scrupolo, continuò a camminare, dando le spalle a quell'uomo ed all'aria inconsistente che pronunciava con la sua bocca. Apparentemente se ne andava senza una meta precisa, col solo intento di allontanarsi da quella che considerava una perdita di tempo. L'uomo continuò:

«Se pensi che le cose inspiegabili che sei in grado di fare con la mente ti rendano una persona speciale, diversa dalle altre, ti stai sbagliando... e non di poco!»

L'uomo era passato dal tono minaccioso ad uno più di sfida, con l'intento di attaccare l'amor proprio del ragazzo. Il risultato fu di farlo almeno fermare e girarsi, guardò quindi quell'uomo dritto in mezzo agli occhi. Quell'uomo sapeva... sapeva qualcosa delle sue capacità e forse aveva delle spiegazioni. Il suo respiro proiettava davanti a lui una nube di vapore caldo mentre aspettava una reazione dal ragazzo.

«Ah certo, perché tutte le persone su questa terra vanno a dormire la sera col terrore di condizionare la testa del proprio compagno di stanza. Magari, senza volerlo, faccio in modo che si butti dalla finestra, e questo solo perché chissà cosa stavo sognando in quel momento... Oppure chissà quanta altra gente può sollevare con la mente a un metro di altezza un televisore fino a staccare la spina elettrica, senza farlo spegnere anche senza corrente...»

Via via che diceva quelle cose, la voce di quel ragazzo si faceva sempre più tremolante a indicare una forte carica emotiva; fece quindi un passo avanti e spazientito urlò: «TI SEMBRA CHE IL RESTO DI QUESTO MONDO SIA UN MOSTRO COME ME E CHE PORTI UN PESO DEL GENERE?»

L'uomo accennò un sorriso, forse perché si rese conto di aver toccato il tasto giusto e di avere finalmente conquistato l'attenzione del ragazzo. «Non ho detto questo! Non ho detto che il resto del mondo porta il peso che porti tu. Te lo ripeto: se pensi di avere capacità che gli altri non possono avere, ti sbagli di grosso»

«Sentiamo allora, perché forse mi sfugge qualcosa...»

L'uomo tirò fuori dalla tasca un portasigari e, sfilandone uno, continuò. «Hai mai riflettuto veramente su cosa sia il cervello?»

«Ok, sto perdendo temp...»

«Il cervello è l'unico "organo materiale" in grado di "creare cose immateriali"... e questa mio caro non è una tua esclusiva.»

Il ragazzo si fermò un istante a riflettere, poi rispose: «Ok, ma tu ti riferisci ai pensieri, non a ciò che mi succede.»

L'uomo strofinò un fiammifero sulla striscia ruvida innescando lo zolfo con una fiamma insicura. Lo portò al sigaro per accenderlo, poi riprese a parlare: «Oltre alla mente, conosci altro in grado di creare qualcosa che non esista? La scienza spiega solo parzialmente il funzionamento del cervello, con i suoi impulsi nervosi e la chimica in esso; queste sono cose tangibili e facili da capire. Tuttavia, spiegare come possano generare "concetti immateriali" quali un pensiero, un ricordo o anche solo un'emozione con delle "procedure materiali"... è ben altra cosa. Hai presente la vocina che senti mentre leggi un libro? Beh, quella vocina non esiste, eppure tu la senti, come pensi sia possibile?»

I due erano distanti qualche metro l'uno dall'altro e, benché fossero anche all'aperto, il ragazzo iniziava a sentire l'odore di tabacco bruciato prodotto dal sigaro di quell'uomo. Questo lo infastidiva e lo affascinava contemporaneamente, gli parve di poterne percepire i sapori nella sua stessa bocca.

L'uomo inspirò nuovamente l'aria attraverso il suo sigaro, per poi riprendere a parlare. «Il cuore stesso quante volte viene usato in senso figurativo per indicare l'amore, l'eccitazione o la paura? Ma quella tachicardia, è una conseguenza generata dal cervello; è una conseguenza fisica di concetti spirituali e mio caro, ogni persona su questa terra ha questo potere, il potere di "creare l'immateriale dalla materia". Mi spiace dirtelo, ma non sei l'eletto che salverà il mondo.»

«Questo è sicuro... però resta il fatto che non ho mai visto gli altri far levitare gli oggetti nel sonno! C'è qualcosa di strano in me, qualcosa di sbagliato e non riesco a controllarlo»

«È vero, ma la differenza che hai con gli altri, non è nel potenziale, perché tutti potenzialmente hanno i tuoi stessi poteri. La differenza è nel controllo, cosa che devi affinare e nella consapevolezza di come tu possa comandare quelle capacità. Io oggi ti sto offrendo la pillola rossa di Matrix, la risposta a quelle domande ossessive di cui non trovi una risposta logica: "Come riesco a fare tutto questo? È davvero tutto qui o c'è di più? Ovviamente... sempre se sei interessato.»

Il ragazzo provava un mix di emozioni di cui sarebbe stato difficile stilare un elenco completo, forse anche per via dell'adolescenza, ma soprattutto per la nuova realtà che quell'uomo gli aveva sbattuto davanti così grezzamente.

«Ti chiami Steve, giusto?»

«Sì...» rispose «Steve Miller... Io però... Non lo so... Come fa a sapere queste cose, come conosce il mio nome?»

L'uomo reagì come se non volesse rispondergli, almeno non a parole. Infatti smise di giocherellare col sigaro tra le dita e lo portò in tutta calma alla bocca. Fece una lunga boccata, la punta brillava dall'arancione al giallo intenso e la neve si vaporizzava vicino al calore del braciere.

Buttò fuori una nuvola di fumo e serrò le labbra in un mezzo sorriso, concentrandosi con lo sguardo su di essa. Il fumo anziché disperdersi, si addensò, cambiando nella forma e nella consistenza. Si allungò fino a formare una figura serpeggiante che zigzagava verso il ragazzo. Steve impietrito dalla scena, iniziò a mugolare

«MA... Anche lei? Riesce anche a controllarlo! Io non sono in grado... come fa?»

Il fumo raggiunse il ragazzo e iniziò a girargli intorno fino a formare un anello attorno a lui. Girava e girava... girava e lo circondava vorticosamente.

L'uomo riprese a giocherellare col sigaro come se non fosse accaduto nulla di ché, come se ciò che era appena successo facesse parte di un disegno normale della sua vita.

Abbozzò un sorriso di soddisfazione, ora si che aveva finalmente l'attenzione di quel ragazzo, infine chiese:

«Hai mai sentito parlare di Psicocinesi?»

FIOCCO DI NEVE NERODove le storie prendono vita. Scoprilo ora