1.3 - 27 OTTOBRE -

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Era passato quasi un mese dal mio arrivo in quella nuova scuola e, fino a quel momento, tutto sembrava scorrere liscio. Presi definitivamente possesso della camera affidatami. Inoltre, il poster dei MetallicA che avevo appeso sopra il letto mi faceva sentire quella stanza un po' più mia. È proprio vero che a volte bastano poche cose per sentirsi a casa.

Con Ricky mi trovavo benissimo, era da poco che ci conoscevamo, eppure avevo l'impressione fosse da una vita. Vivere insieme a una persona è molto diverso dal conoscerla semplicemente; solo così pregi e difetti hanno vera presa e intaccano le nostre barriere. Più gli spazzi sono stretti, più si è costretti a diventare intimi in poco tempo.

Ricky si rivelò un ragazzo molto allegro, a differenza mia che vestivo prevalentemente di nero e manifestavo modi di fare più chiusi. Di primo acchito lo avevo considerato un ragazzo posato, invece, non si tirava indietro quando c'era da fare salire un po' l'adrenalina. Sempre che essere considerato "posato" possa essere considerato un complimento...

Rimanere con i piedi per terra, fare scelte mosse solo dalla ragione. A volte è un complimento, tutti hanno dei doveri e delle responsabilità che li bloccano in una routine quotidiana, ma non a questa età! A questa età bisogna sognare.

Vivere è essere in equilibrio tra sogni e ragione e, a questa età, è il momento di sognare alla grande.

Passai una pessima notte, piena di sogni strani che al risveglio non ricordavo più. Quando mi alzai, non mi sentii per niente riposato. Se non altro, quella mattina, aprendo le finestre che davano sul cortile della scuola penetrò uno splendido sole, il ché ti faceva mettere in moto un po' più volentieri.

L'effetto di quella bella giornata si vedeva anche nella reazione che suscitava ai ragazzi giù nel cortile. Tutti noi siamo succubi delle sensazioni che l'ambiente ci stimola, si può dire che quasi ce le imponga; basta una bella giornata e tutto diventa più frizzante.

«Steve, prima di andare... vorrei chiederti un favore.»

«Ah, buongiorno Ricky, pensavo stessi dormendo.»

«Non sapevi che fossi sveglio e apri la finestra così aggressivo, facendo entrare tutta la luce? Grazie, bel riguardo che hai per il tuo amico!»

«Finito di lamentarti? Dai, mi faccio perdonare con questo favore... che devo fare?»

«Hai presente Susan che è in classe con te...»

«Ah, era con lei che hai messaggiato fino a tardi ieri? Ci credo che stamattina non riesci ad alzarti!»

Ricky, gongolando con la testa, si manifestò molto soddisfatto di sé «Già; cioè, ma ti rendi conto? Parliamo di Susan! Ha un'intera scuola che le muore dietro e broccola proprio con me!»

«Beh... col tuo aspetto non mi stupisco, avessi io la tua altezza! Quindi, cosa hai in mente... arriva al punto.»

Ricky si sedette sul letto e continuò «Domani sera dovremmo vederci da qualche parte e volevo procurarmi una bottiglia di qualcosa, sai, giusto per rendere l'uscita un po' più... come dire... piccante, se capisci a cosa mi riferisco.»

«Ah... ho capito; ti riferisci a quello che nei film chiamano "coraggio liquido"! Vuoi farla ubriacare?» domandai mentre mi impegnavo a fare la faccia più maliziosa possibile.

«Beh, ubriacare no, ma abbassarle il livello di inibizione non sarebbe male, sa capisci cosa intendo!»

Presi in mano la cartella e iniziai a preparare i libri che mi servivano quella mattina. Feci finta che non mi preoccupasse ciò che mi aveva appena chiesto di fare, fingendo un'indole spavalda che in realtà non faceva parte di me. La preoccupazione però era tale, che alla fine gli domandai poco convinto: «Fare entrare degli alcolici nella scuola, però, è un po' rischioso; non credi?»

FIOCCO DI NEVE NERODove le storie prendono vita. Scoprilo ora