My little t-rex - Tsukishima Kei

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{[T/N] POV}

Il mio nome è [t/n] [t/c] e sono una studentessa del primo anno del liceo Karasuno, ma è come se nessuno sapesse della mia esistenza.

O almeno sanno che esisto, ma solo per urlarmi contro e picchiarmi. Eh bene si. Come avrete ben capito sono una vittima di bullismo. Ormai ho imparato a subire senza controbattere.
Per questo molte persone hanno smesso. Dicevano di non provare gusto nel picchiare una che non si lamenta o supplica di smettere.
E qui direte, "e il problema dove sta se nessuno ti picchia?! Dovresti essere loro grata!!"
Grata. Una parola che non uso. Di cui non so quasi il significato. O almeno. Il significato lo so. Ma che si prova nell'essere grati a qualcuno? Mah...
Molti hanno smesso. Ma non lei.
Kiara Harumi (Nome a caso perché non ho fantasia che bello).
Nonostante tutto, a lei non è mai fregato nulla se io chiedessi pietà o supplicai di smettere.

Vorrei solamente qualcuno con cui confidarmi, un amico su cui contare...
I miei genitori non sono mai a casa e quando lo sono è meglio stare alla larga da loro. Ubriaconi. Irresponsabili. Li odio. Li odio. Io odio tutti in questo mondo. Mi chiedo perché io non l'abbia ancora fatta finita...

Nuovo giorno. Nuovo inferno. Nuove ferite e nuove botte. Tipica giornata scolastica. Ormai ci sono abituata.
Quella stronza non mi darà mai tregua.

Mi alzo dal letto per prepararmi. Indosso la divisa e pettino i miei [c/c] [l/c] (lunghezza capelli io dico così) lasciandoli sciolti.
Vado in cucina e faccio colazione con una fetta di pane e marmellata. Fortunatamente quelli che dovrebbero essere i miei genitori non ci sono. Saranno usciti ad ubriacarsi o chissà cosa. Vabbè meglio così.
Lavo i denti e mi metto le scarpe, per poi prendere il mio zaino e uscire di casa dirigendomi a scuola.

Una volta arrivata nell'istituto faccio un bel respiro profondo ed entro dal cancello, pronta ad un'altra giornata di insulti e bullismo.

{TSUKISHIMA POV}
Che palle un'altra giornata in questo dannato istituto. Ma quando iniziano le vacanze?!
Stavo camminando verso la  scuola insieme a Yamaguchi, naturalmente indossavo le mie bellissime e favolose cuffie bianche mentre ascoltavo della musica rilassante per affrontare un altro lunghissimo giorno in quella scuola, quando vidi qualcosa, o meglio qualcuno, che attirò la mia attenzione.
<<hey Yamaguchi...>> chiamai il mio amico lentigginoso.
Lui si girò verso di me guardandomi con fare interrogativo.
<<quella ragazza è nuova?>> chiesi indicando col capo la ragazza che, con un espressione indifferente (da che pulpito tsukishima), entrava nel cancello della scuola.
Yamaguchi guardò la ragazza e poi, girandosi verso di me fece un sospiro.
Non capii inizialmente.
<<quella ragazza...>> iniziò lui <<quella ragazza si chiama [t/n] [t/c], primo anno.>> disse con uno sguardo sconsolato. Non mi era mai capitato di vedere Yamaguchi così triste per qualcuno.
<<la conosci?>> chiesi.
<<no.. ma su di lei girano delle brutte voci...>> mi disse con tono dispiaciuto.
<<vorrei andare a parlarle... ma credo mi manderebbe via a calci nel didietro ahaha>> continuò a parlare con una risata nervosa alla fine.
Ho deciso. Dopo le lezioni andrò a parlarle. Non so il motivo preciso ma sento che questa ragazza ha bisogno di qualcuno... voglio provare ad avvicinarmi a lei.

{[T/N] POV}
Campanella di intervallo. E ovviamente devo andare in bagno per la quantità spropositata d'acqua bevuta durante le lezioni precedenti.
Mi alzo dal mio banco e mi dirigo in bagno.
Non appena entro vedo chi non avrei mai voluto vedere.
Lei.

Kiara era li con tutta la sua combriccola di gatte morte ad aspettarmi.
Ma perché mai. Perché devono sempre mettermi i bastoni tra le ruote. IO VOLEVO SOLO PISCIARE NULLA DI CHE.
Sospiro aspettando un pugno, un calcio un qualcosa che mi faccia male, che ovviamente non tarda ad arrivare.
L'amichetta di quella lurida ragazzina mi colpisce le costole facendo molto male.
Mi metto a terra in ginocchio mentre Kiara e le stronzette mi torturano.
Una mi tira i capelli, un'altra mi tira pugni e calci, ma quella che mi spaventa più di tutte è ovviamente il capo di quel gruppetto. Si insomma quella.
Aveva in mano un paio di forbici e le maneggiava mentre si avvicinava pericolosamente a me.
Ero spaventata. Fino a quando...

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