"Sei intelligente John." sussurrò Sherlock "E... per i miei gusti, basati sui modelli esterni che mi ha dato la società... ti trovo attraente." disse con lentezza, come se ogni parola fosse estremamente complicata.
Lo sguardo del dottore riacquistò una scintilla di lucidità, si sporse fino a sentire il pavimento sbattere contro le ginocchia con il viso a pochi centimetri da quello dell'altro.
Non ci pensò molto e appoggiò le labbra su quelle di Sherlock, non sapeva neppure lui il perché, gli andava semplicemente di farlo.
Sherlock restò immobile allargando gli occhi, non se lo era aspettato e non aveva idea di che cosa dovesse fare, probabilmente John aveva semplicemente perso l'equilibrio.
Lo afferrò per il torace cercando di aiutarlo ad alzarsi. Il dottore si staccò dal suo viso lentamente e facendo forza sulle gambe si accovacciò restando a poca distanza dal suo volto. Non si rese neppure conto che gli si era praticamente seduto sopra.
"John..." mormorò con la voce roca.
"Sta zitto." sussurrò prima di appoggiare ancora le labbra sulle sue.
Sentiva la testa pesante e non aveva tempo ne voglia di cercare qualche informazione nel suo palazzo mentale, seguì semplicemente l'istinto socchiudendo le labbra.
Sentì la lingua dell'uomo sopra di lui insinuarsi nella sua bocca, era una sensazione strana, provò a farlo a sua volta, sembrava che fosse una lotta, decisamente poco pratico pensò staccandosi.
Il volto di John era arrossato, si chiese se anche il suo apparisse così.
Il peso sopra di lui cominciava a farsi sentire, non era spiacevole ma sentiva l'altro muoversi lentamente, eppure non sembrava volersi alzare, si spostò leggermente verso destra cercando di lasciargli più spazio per appoggiarsi alla poltrona e sentì qualcosa premere sul suo cavallo.
L'alcol doveva averlo reso più sensibile oppure... no ecco di nuovo quella sensazione, John continuava a muoversi sopra di lui e tutto a un tratto capì.
Prima ancora di rendersene conto aveva cominciato ad assecondare i movimenti dell'altro spingendo verso l'alto, era piuttosto piacevole e dall'espressione di John dedusse che fosse la stessa cosa per lui, teneva la testa protesa in avanti con gli occhi e la bocca socchiusi.
Spostò le mani sui fianchi dell'uomo per cercare di spingerlo verso il basso nel tentativo di avere un maggior contatto, nello stesso momento John appoggiò le labbra sul suo collo e cominciò scendere fino a leccargli il lembo di pelle che si intravedeva dal primo bottone della camicia aperta.
Sentire la lingua umida dell'uomo sopra la pelle gli provocò un lungo brivido lungo la schiena
Le mani del dottore si mossero con rapidità sbottonando tutta la camicia e sfilandola degli scuri pantaloni dell'investigatore.
L'aria fredda a contatto con la pelle fece indurire all'istante i suoi capezzoli.
John scivolò verso il basso inginocchiandosi a terra, Sherlock sentendo la mancanza improvvisa del contatto con il corpo dell'altro lo afferrò per le spalle, probabilmente era tornato lucido e voleva solo andarsene a dormire.
Una vena di tristezza si insinuò nei suoi pensieri.
Sentiva passare i secondi, l'aria fredda che faceva dilatare i pori della sua pelle nella disperata ricerca di calore e la fastidiosa tensione sul cavallo dei suoi pantaloni.
Quando sentì la bocca di John sopra il suo capezzolo destro quasi trasalì, venendo riportato alla realtà, non se n'era andato! Percepì distintamente gli incisivi mordicchiare la sua pelle provocandogli dei lunghi brividi fino alla gola.
Dei secchi gemiti gli sfuggirono dalle labbra mentre reclinava il collo all'indietro.
La bocca del dottore continuò a percorrere ogni parte della sua pelle in cui potesse arrivare, prima che l'investigatore lo tirasse su fino a fronteggiarlo.
Aveva il viso arrossato e le pupille dilatate.
John sentì la lingua dell'altro esplorare la sua bocca con foga, quasi gli mancò il fiato e dovette staccasi di colpo.
Il respiro affanno di entrambi si fuse mentre fissava gli occhi in quelli del compagno, non aveva mai visto Sherlock con quell'espressione, aveva le labbra gonfie e gli occhi socchiusi ma attenti, come se stesse cercando di memorizzare ogni particolare del suo volto, probabilmente era esattamente quello che stava facendo.
All'improvviso le grandi mani del detective afferrarono il grosso maglione del dottore e glielo sfilò con impeto lasciandolo cadere a terra, per poi cercare di nuovo e con più foga la bocca di lui, la sua lingua, il suo sapore mentre gli tirava a strattoni quella maledetta camicia.
Perché mai John aveva quella terribile abitudine di vestirsi a strati?
Man mano che anche i bottoni della camicia a scacchi venivano via sentiva i battiti del cuore accelerare. Poteva finire tutto da un momento all'altro, John poteva svegliarsi all'improvviso dal torpore dell'alcol, la signora Hudson sarebbe potuta entrare per proporgli una tazza di tè serale... Avevano lasciato la porta aperta. Quel pensiero gli provocò un intenso brivido alla base della schiena.
Si sporse in avanti trascinando John e lo inchiodò a terra con il suo peso, lo sentì gemere al contatto con il duro pavimento.
Scostò i lembi della sottile camicia e toccò la sua pelle calda, poteva finalmente sentire sotto le dita non più tessuti e stoffe ma muscoli e nervi che fremevano.
John anziché sottrarsi cominciò a spingere verso l'alto il bacino con disperazione, mentre Sherlock tentava di imitarlo prendendo fra le labbra il suo capezzolo salato e stuzzicando l'altro con la mano. Sentiva la testa esplodere, riempita dai gemiti dell'uomo sotto di lui, dal suo respiro sulla nuca.
Le gambe del dottore si allacciarono introno alle sue, come se temesse che potesse andarsene.
Nessuna idea sarebbe stata più ridicola, non aveva mai indugiato in fantasie che riguardassero l'amico, sarebbe stato troppo pericoloso e decisamente sconveniente, ma vederlo così... la sua immaginazione non poteva competere con la realtà, con l'odore che gli impestava le narici e con il calore del corpo sotto di lui.
Anche l'investigatore prese a muoversi, spingendo il proprio addome contro quello del medico.
Il respiro di John aumentò vertiginosamente, e con esso i movimenti del suo corpo che rispondevano alla perfezione a quelli dell'altro.
Fece per chiudere un istante gli occhi annebbiati, ma la voce di John lo fermò: "S... Sherlock..." mormorò aprendo lentamente gli occhi.
Un brivido lo percorse, si fermò di colpo davanti a quello sguardo, quella voce e un profondo sospiro gli sfuggì dalle labbra arrossate, non riuscendo a sopportare la sua visione appoggiò la fronte sulla sua spalla lasciandosi trasportare dal ritmo del medico.
Ormai senza freni permise che i gemiti uscissero liberi dalla sua bocca mischiandosi con quelli dell'altro mentre le mani continuavano a esplorare il suo corpo.
Le spinte cominciarono a farsi più veloci, il sottile tappeto sotto di loro continuava ad arricciarsi avanti e indietro senza sosta.
Cercò di sfilarsi la giacca che gli ricadeva ancora sulle spalle, sarebbe potuto esplodere con tutto quel calore, l'altro lo attirò nuovamente a se incurante delle sue intenzioni conquistando la sua bocca, lo sentì tremare, scosso da violenti sussulti.
Ancora una spinta e un rantolo uscì dalle sue labbra ancora vicine a quelle del compagno. "John..." Fu tutto quello che riuscì a dire prima di stringere violentemente gli occhi ed esplodere. Sentì un intenso calore nel basso ventre e l'inconfondibile liquido caldo fra la carne e la stoffa.
John sobbalzò più volte sotto di lui prima di rilassarsi in un lungo e profondo gemito.
Sherlock cercò di sorreggersi sulle braccia ma dopo pochi secondi cedette crollando sfinito sul petto dell'altro.
Petto contro petto, addome contro addome, l'uno contro l'altro, il volto dell'investigatore nascosto nel collo del compagno. Rimase così, perso a respirare ogni fibra di quel profumo, l'odore della sua pelle.
Il tempo parve fermarsi, il mondo si bloccò, perfino quel dannato sole intorno al quale girava, niente aveva più importanza, erano solo loro due stretti in quello strano abbraccio.
Non aveva bisogno di altro se non John, il suo John che stava evidentemente cercando di regolarizzare il proprio respiro.
Sperò di poter dilatare il tempo e rendere infinito quel momento, quelle inebrianti sensazioni che non si era mai concesso prima di allora.
Sarebbe potuto restare così per sempre, con John.
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Immagina Johnlock
Фанфикdelle piccole raccolte di immagina su Johnlock della serie Sherlock Holmes BBC tutte queste piccole storie sono state immaginate dalla sottoscritta mentre dormiva