0. Raven

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Il corvo, appollaiato sulla ringhiera, incrociò lo sguardo della giovane donna.

«Guardati: le dita tutte sporche di inchiostro, uno sbuffo sul naso di tempera, i capelli imbrattati di colori, come pensi di poter partecipare all'incontro?»

Doveva assolutamente darsi una ripulita, aveva lavorato tanto per quell'occasione e avere vinto la selezione con un suo schizzo ne era stata la conclusione perfetta.

Il vestito che aveva scelto era semplice ma elegante e sexy, metteva in luce i suoi punti di forza senza essere volgare e i tacchi alti facevano risaltare le sue gambe lunghe e le caviglie sottili.

Il corvo sì librò in volo e nel farlo una piuma nera sì staccò dall'ala e planò piano sul corpo sporcandosi di sangue.

La figura nell'ombra la raccolse ammirando il taglio alla gola: era preciso e il sangue fuoriuscito formava un cuore quasi perfetto intorno al capo della vittima.

L'ombra avvolse la piuma in un candido fazzoletto e la ripose in una tasca dell'elegante soprabito incamminandosi verso un'auto parcheggiata.

La ragazza guardò l'ora e si affrettò a prendere il taxi appena giunto, dando l'indirizzo de l'Excelsior entrò dallo sportello aperto.

Il corvo fece una virata veloce e passò rasente la lussuosa auto.

«Signore, sì è tagliato rasandosi, ha il colletto sporco di sangue.»

Lo specchietto retrovisore gli mostrava lo schizzo rosso, imprecando decise di cambiare la camicia con l'altra che aveva di riserva appesa su una gruccia in auto, usare sempre camicie bianche indubbiamente aveva i suoi vantaggi.

Il corvo decise che era il momento di liberarsi lo stomaco e ciò che lasciò andare colpì in pieno il parabrezza dell'auto sportiva.

L'autista scocciato, spalancando la portiera senza guardare, urtò una ragazza e questa finì dritta tra le braccia dell'elegante uomo che stava scendendo dall'auto appena giunta.

«Non può guardare dove mette i piedi?»

«Mi scusi, ma non è colpa mia, mi hanno urtata!»

«Ah... è lei, fino ad ora ci siamo solo visti in video conferenza, la facevo più alta.»
Il profumo e il calore di lei lo avvolse e per un attimo gli ottenebrò i sensi.

«Venga, andiamo in ufficio dobbiamo definire le ultime formalità.»

Spalancò gli occhi alla sua palese maleducazione, ma poté finalmente ammirarlo da vicino.
- Tanto sexy quanto stronzo - pensò, mentre lo seguì apprezzandone le ampie spalle.

Il corvo decise che quel bruco, che stava risalendo il fusto della pianta accanto all'ingresso, era troppo appetitoso per lasciarselo sfuggire e si calò in picchiata, lo carpì con il becco mentre la porta veniva richiusa dall'addetto all'ingresso e i soprabiti venivano lasciati al guardaroba.

Appena entrati nell'ampio ufficio che dominava dall'alto Castel dell'Ovo, l'uomo fece accomodare la donna e le sottopose gli ultimi ritocchi che voleva fossero apportati al murales.

«L'opera dovrà ricoprire tre pareti de "La sala del corvo", chiudersi sulla quarta con le punte della ali dell'uccello che andranno a toccarsi sulla porta monumentale e sull'indovinello che la sovrasta: "Perché un corvo è come uno scrittoio?"
Tutto chiaro?»

«Chiarissimo, posso sapere il significato di quell'indovinello?»

Il corvo passò davanti la finestra in parallelo con questa mostrando tutta la maestosità della sua apertura alare.

L'uomo era difronte a lei, in piedi davanti alla scrivania, l'indice che disegnava il contorno dello zigomo fino a scendere lungo il collo.

«Lo scopriremo mentre le mie ali di corvo affonderanno tra le tue bianche colline spalancate, ma non ora, ora dobbiamo presiedere alla mostra, non può certo mancare l'artista vincitrice.»

«Sarà una lunga attesa.»
Le cosce andarono a stringersi per contenere l'eccitazione.

La sala era maestosa, stucchi dorati e lampadari di cristallo, un tavolo per il buffet allestito su un lato vicino a quello per le bibite.
Le opere erano illuminate sapientemente, gli invitati si muovevano tra queste commentando e approcciandosi con gli artisti.

Il corvo si stava abbeverando alla fontana de l'Immacolatella; una mano ne accarezzò il lucido manto.

Era uscito a prendere una boccata d'aria facendo una passeggiata lungo il ponte che portava al castello, i dubbi gli avevano fatto venire l'emicrania.

La ragazza gli piaceva più del dovuto, riandò con il pensiero al loro ultimo incontro: lei piegata sulla scrivania, una mano a stringerle un fianco, l'altra a tormentare il seno che strusciava sul legno mentre affondava dentro di lei, ma il murales era terminato, mancava solo il tocco finale, e l'indovinello sarebbe stato sciolto.

La giovane donna contemplava il lavoro svolto, come al solito mancava qualcosa, ma quel qualcosa non sarebbe mai arrivato.

Il corvo entrò, subito riuscì e poi rientrò da una vetrata spalancata e così continuò a giocare con il vento.

L'enorme tavolo in legno massello apparecchiato per due, lo spumante nel ghiaccio, le sole candele come illuminazione.
Il tavolo sembrava minuscolo nell'enorme sala e il corvo dipinto dava al tutto un'aria spettrale.

La testa dell'uomo, ricoperta da capelli lisci e neri simili a piume di corvo, era persa tra le gambe aperte della donna supina sul tavolo, solo i gemiti erano udibili, la mano che brandiva il pugnale arrivò inaspettata a voler recidere il bianco collo teso nello spasmo del piacere.

Il polso fu bloccato da dita che sembravano fin troppo fragili in confronto a quella enorme mano, mentre occhi neri come il nulla si specchiarono in quelli dell'uomo.

Il corpo massiccio fu scagliato sulla parete vicina e lo scricchiolio di ossa sostituì quello dei gemiti.

Lui cercò di rialzarsi, ma la donna minuta gli fu addosso bloccandolo con forza inaudita.

«Chi sei tu.»

«La tua soluzione all'indovinello.»

La gola fu tranciata con un colpo secco e preciso, il sangue schizzò andando a nutrire il magnifico corpo nudo su di lui.

Il corvo gracchiò e si alzò in volo dal lampadario su cui era appollaiato, perse una penna che finì sul sangue che formava un cuore quasi perfetto intorno il capo della vittima.

Il vestito nero scivolò sul corpo nudo andando a rivestirlo, le scarpe col tacco rosso calzarono di nuovo i piedi, l'enorme porta si aprì silenziosa per lasciarla passare mentre un'ombra, simile ad ali di corvo che sbattevano tra loro, raccolse la piuma, l'avvolse in un candido fazzoletto, e la ripose in una tasca del soprabito.

Cenerentola ama la notteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora