«Buongiorno»

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Appena feci un passo nell'appartamento buio di Tonno quasi mi venne un infarto; qualcosa di morbido mi toccò le gambe ed evitai di cacciare un urlo solo perché Tonno accese le luci di casa in quel preciso momento e io riconobbi la figura di un gatto ai miei piedi. L'animale si strusciò su di me, passandomi tra le caviglie e tirai un sospiro di sollievo.

«Mi hai fatto prendere un colpo, piccolino» dissi abbassandomi verso il gatto e accarezzandolo leggermente sul morbido pelo nero.

«Piccolina, si chiama Luna» mi corresse Tonno, richiudendo a chiave la porta di casa. «È una ruffiana, cerca coccole da chiunque».

«Ah, pensavo di essere speciale» dissi ridendo mentre continuavo a strapazzare la gatta che si lasciava andare a grandi fusa, intenerendomi.

«Se fosse arrivato Neville sì che mi sarei stupito» disse lui mentre si guardava in giro evidentemente in cerca di un secondo gatto.

«Non pensavo fossi un gattaro, ma soprattutto non pensavo fossi così nerd da chiamare i tuoi gatti Luna e Neville» dissi tirandomi su in piedi ridendo e lasciando stare la gatta che andò a strofinarsi contro il padrone. Si mise a ridere anche lui mentre raccoglieva la gatta da terra e la prendeva in braccio, portandosela davanti al viso con fare giocoso. «Lo ammetto, sono un po' troppo fan di Harry Potter».

«Non è mai troppo» lo tranquillizzai io scuotendo la testa divertita. «Fammi indovinare: Tassorosso?».

Tonno si abbassò leggermente per liberare il gatto che balzò a terra con leggiadria, per poi scomparire in cucina. «Brava» disse tornandomi a guardare, contento. «Ma è fin troppo facile con me».

«Già» annuì, «io invece cosa sono?» gli domandai alzando leggermente il mento e incrociando le braccia al petto, con tono di sfida: volevo proprio vedere se mi aveva inquadrato bene da capire a che casata di Hogwarts appartenevo.

Lui mi studiò per un attimo, con uno sguardo fin troppo serio che era quasi comico. «O Corvonero o anche tu Tassorosso, ma propendo di più per la seconda».

Lo guardai soddisfatta, sorridendo. «Bravo, Tassorosso anche io».

«Ah ecco perché andiamo così d'accordo» rise lui, avvicinandosi a me fino ad appoggiarmi le mani sui fianchi.

Sciolsi le braccia che tenevo ancora incrociate e appoggiai le mani sul suo petto, sorridendo leggermente. Alzai lo sguardo su di lui, torreggiante su di me, il ciuffo biondo che gli ricadeva sugli occhi. «Ti rendi conto che siamo in casa tua da soli e stiamo parlando di Harry Potter?» gli domandai non troppo sicura di avere la voce ferma; anzi, dovevo aver parlato fin troppo a bassa voce e lui mi rispose con tono altrettanto grave, come una carezza morbida. «Sì infatti il mio autocontrollo sta cominciando a vacillare un po'» mi disse col respiro caldo che mi sfiorava il viso.

La sua mano destra di spostò dal mio fianco alla mia guancia, accarezzandola delicatamente. Poi con la punta delle dita scese dalla mia mandibola, al collo, fino alla spalla, in un movimento leggero e lento che mi fece rabbrividire. Lo vedevo seguire con gli occhi il movimento della sua stessa mano sulla mia pelle, come incantato; lo sentii fermarsi sulla spallina sottile del mio vestito e spostarla lentamente, fino a farla cadere. Mi si mozzò il fiato in gola quando avvicinò il suo viso all'incavo del mio collo, cominciando a lasciare dei baci caldi e morbidi sulla mia pelle nuda, dal collo fino alla spalla; lo sentii fermarsi in un punto preciso e cominciare a stuzzicarlo, succhiando leggermente; mi lasciai scappare un gemito leggero e piegai la testa di lato, lasciandogli ancora più spazio. Mi sentivo inerme, le gambe molli e le braccia che non sapevano bene dove aggrapparsi, indecise. Quel cambio repentino di atmosfera mi aveva presa in contropiede, lasciandomi col respiro irregolare e col cuore che minacciava di uscirmi dal petto. Un attimo dopo sentii la sua bocca cercare la mia, con frenesia e desiderio; i baci furono subito intensi, privi di qualsiasi autocontrollo che ci eravamo imposti fino a quel momento; nessuno dei due sembrava intenzionato a staccarsi dall'altro. Le mie mani si infilarono sotto la sua maglietta, accarezzandogli la schiena, mentre le sue si perdevano tra i miei capelli. Con un movimento veloce lo sentì far scivolare le mani sui miei fianchi e poi giù sulle cosce, lo vidi abbassarsi leggermente col corpo mentre mi sollevava da terra con forza; con un gesto automatico e di riflesso mi aggrappai ai suoi fianchi incrociando le gambe dietro la sua schiena, sentendo i miei sandali cadere a terra come pietre, mentre le nostre bocche non si smettevano di toccarsi, cercarsi, fremere, incuranti di qualsiasi rumore esterno.

Bravery [Francesco Toneatti]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora