27 - villa Malfoy

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Il profumo pungente delle rose impregnava un giardino che aveva vissuto fasti immensi, e che ora si ritrovava vittima della sua stessa magnificenza, abbandonata al tempo e all'incuria.
Il cancello di ferro che aveva protetto il Signore Oscuro e il suo esercito, giaceva semiaperto e cigolante, a far da scudo ad una villa dagli infissi carichi di polvere e ragnatele.
Severus camminava piano, con il respiro reso faticoso dai ricordi che tra quelle mura sembravano prendergli a pugni lo stomaco, più di quanto non riuscissero a fare nei suoi sotterranei che, malgrado tutto, non erano mai stati testimoni di tutto il sudiciume a cui aveva dovuto costringere la sua vita.
Ologrammi di occhi imploranti facevano capolino tra le siepi, si perdevano nel vento che fischiava insinuandosi tra le statue neoclassiche delle fontane.
Le urla sembravano tornare a rimbombargli fin dentro alle membra, ripescando nel profondo della sua memoria cose che non sarebbe mai riuscito a dimenticare.
Si era fatto schifo tante volte, Severus Piton.
Si era odiato e aveva odiato la sua stessa vita, il suo potere e la sua condanna.
E quella mattina, in mezzo al fascino decadente di una villa che era stata teatro di un orrore di troppo, si ritrovava in bilico tra la giustizia e la colpa, ancora una volta.
Nel suo personalissimo incubo che lo accompagnava da un'esistenza intera.
E forse Minerva aveva ragione, si sorprese a pensare, mentre i suoi stivali lasciavano orme impercettibili sulla ghiaia bianca.
Forse era ora di smetterla con i sotterfugi, di prendere la verità per le corna e di pretenderla a viso scoperto.

Quando raggiunse il portone di quercia, un vecchio elfo malconcio si presentò con una smorfia sul viso, traditrice della poca attitudine a ricevere ospiti che Villa Malfoy aveva vantato negli ultimi anni.

-    "Professor Piton, signore... cosa posso fare per lei?"

-    "Lucius! Devo vedere Lucius!"

Non disse nient'altro, Severus.
Non c'erano convenevoli in quella casa.
C'erano stati solo morte, ricchezza conquistata a suon di menzogne e inganni, segreti mal riposti e sorrisi sadici.
E in quel momento, invece, non c'era più niente.
Solo polvere e disperazione.

Inforcarono le scale senza dire più una parola.
L'elfo davanti, Severus dietro a cercare di non farsi fare a brandelli l'anima dai ricordi delle torture e delle morti che aveva dovuto infliggere tra quelle mura ormai esauste.
Lo studio di Lucius Malfoy gli apparve davanti, una volta svoltato il primo angolo del corridoio in cima alle scale.
Era sempre nello stesso posto, sempre gli stessi libri probabilmente mai letti a far da coperta a pareti immense, sempre le stesse finestre a sesto acuto ad incorniciare una vallata infinita.
Eppure la luce sembrava diversa.
Sembrava fioca, povera.
Sembrava avesse poca voglia di continuare a vivere, anche lei, come tutto il resto intorno.

-    "Padron Malfoy, signore..."

L'elfo si introdusse senza troppa grazia nel silenzio disperato del suo vecchio compagno. Lucius se ne stava abbandonato su una poltrona di pelle verde smeraldo, con la barba di un giorno, i capelli stretti in una coda di fortuna e la voglia di farla finita impressa negli occhi.
Severus lo vide sollevare lo sguardo, puntarlo nel suo.
Le sue iridi grigie, un tempo gelide e spietate, erano spente come una lampada a cui comincia a scarseggiare il cherosene.

-    "Severus..."

Biascicò alzandosi e lasciando riconoscere chiaramente i residui di un whisky scadente lasciato scorrere a litri nello stomaco.

-    "Cosa porta il grande eroe del mondo magico a far visita a Villa Malfoy?"

Severus conquistò il centro della stanza in cui i piani di una guerra sporca avevano preso vita solo pochi anni prima.
Sollevò un sopracciglio, in quell'escamotage che era solito usare, quando qualcosa gli dava palesemente fastidio.
E lì dentro tutto gli dava fastidio.
L'odore di alcool pessimo, la polvere annidata ovunque, la sciatteria dell'uomo che aveva davanti, e la frase idiota che gli era appena uscita dalle labbra.

Di vento, di sabbia e di silenzioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora