29 - vaffanculo, Hermione

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Per quanto provasse a non sentirsi vittima di un raggiro immenso, per quanto provasse a reagire con tutta la forza di cui ancora era capace, Minerva McGranitt se ne stava immobile, a guardare uscire le parti più nascoste di una guerra che continuava a lasciare i suoi strascichi nauseabondi sulle sorti del mondo magico.
E vedere Severus, avvolto dal suo ruolo di ghiaccio, conversare in modo quasi pacifico con due mangiamorte e una donna che aveva parteggiato per tutto ciò contro cui lei si era sempre battuta, le lasciava un retrogusto amaro in bocca, dal quale non riusciva a difendersi.

-    "Cosa c'entra la sua morte, Cissy... e poi mi pare che comunque non sia stato così fortunato da riuscire a farla finita..."

Il mago biondo era diventato una scimmiottatura mal riuscita di se stesso.
Minerva lo guardava, affogato in un alcool pessimo e in un rimasuglio di un qualche profumo costoso, starsene semi sdraiato su una poltrona troppo piccola, privo di tutta l'eleganza e dell'aura di paura che un tempo gli ruotavano intorno.
Mentre le ultime sillabe impastate lasciavano le labbra di Lucius Malfoy, Minerva vide uno strascico di consapevolezza abbracciare gli occhi di Severus.

-    "Il signore Oscuro non sarebbe stato tanto stupido..."

Era solo un sussurro quello che gli aveva fatto vibrare le labbra, eppure in un istante tutta la platea si era ritrovata con gli occhi incollati al suo viso assorto in chissà quale pensiero.

-    "Draco, Voldemort sapeva che eri stato tu a disarmare Silente, sulla torre di Astronomia?"

Minerva vide il ragazzo riscuotersi sulla sedia traballante. Come se improvvisamente si fosse ricordato di far parte di una riunione segreta, atta a sgominare il più grande inganno che il mondo magico avesse mai visto.
Per un attimo chiuse gli occhi, poi fece un cenno repentino del capo.

-    "Bellatrix era lì, glielo ha riferito lei!"

Custodiva in se il pressappochismo di suo padre e l'eleganza innata di sua madre, in un accoppiata che, se la situazione non fosse stata quasi tragica, avrebbe fatto sorridere la vecchia strega, protetta dal suo trono troppo grande per il suo corpo ormai fragile.

-    "Ma se quindi sapeva che la bacchetta di Sambuco non apparteneva a te, quella notte nella stamberga strillante, perché avrebbe dovuto ucciderti?"

Fu Hermione a parlare.
Sempre pronta a seguire i fili intricati dell'intelligenza di Severus, dietro i quali in molti si perdevano e dentro cui, invece, lei sembrava ritrovarsi ogni giorno di più.

-    "Esatto... perché?"

Sussurrò ancora una volta Severus Piton.
E poi come sempre sparì, con un volteggiare leggero di mantello nero, qualche passo veloce e una corsa perenne verso i suoi sotterranei, nei quali Minerva immaginava potesse trovare chissà quale risposta.
No, non era un uomo facile a cui stare accanto.
Eppure quella ragazzina, che ragazzina non era più da tempo, sembrava bearsi dei suoi enigmi continui, del suo mistero sempre uguale a se stesso, e sempre diverso ad ogni sorgere del sole.

Quando la porta dell'ufficio sbattè violentemente, un brusio sommesso conquistò la stanza sulla torre.

-    "Dove diavolo è andato adesso?"

Fu Molly a parlare, e Minerva si stupì del fatto che fosse riuscita a stare in silenzio per tutto quel tempo, tacitando la sua personalità prorompente e spesso fuori luogo.
Lo chiese a tutti, ma i suoi occhi scrutarono Hermione.
Evidentemente quell'energia che la loro vicinanza propagava tutto intorno non era visibile solo dal suo sguardo, abituato da anni ad analizzare il mondo, ma si poteva avvertire chiaramente, da chiunque avesse sprecato almeno qualche secondo del proprio tempo ad osservare due anime che sembravano non essere più in grado di fare a meno l'una dell'altra.

-    "È andato a trovare una risposta, Molly... come ha sempre fatto!"

Sentenziò Hermione, staccando gli occhi dalla porta, come se l'ultima immagine di lui nella stanza fosse una calamita alla quale il suo sguardo non poteva resistere.

-    "Adesso andate. Attenetevi al piano. Non appena avrò delle risposte da Severus vi informerò... e penseremo a come fare irruzione nel Ministero e a trovare il vero nemico di questa guerra!"

Minerva vide i presenti alzarsi, come comandati dai fili di un abile burattinaio, nascosti nel tono risoluto del giovane avvocato. Li osservò lasciare la stanza, uno dopo l'altro, senza proferire più una sola parola.
Stava per abbandonarsi alla sua ennesima lettura zuccherata alla quale, nonostante una guerra ancora da combattere, restava attaccata come un'ape avrebbe fatto con un barattolo di miele, quando avvertì la voce di Ronald Weasley intrufolarsi nella fessura della porta.

-    "Da quanto te lo scopi, Hermione?"

Rimase in silenzio, la vecchia preside, rapita da una curiosità che i suoi anni potevano addirittura rendere legittima.

-    "Scusa Ron? Temo di non aver capito la natura della tua domanda."

-    "Oh, hai capito benissimo Hermione... Severus questo, Severus quello, Severus trova le risposte, Severus ti lascia imbambolata a guardarlo come un bambino guarderebbe un barattolo di caramelle aperto!"

Avvertì la risata di Hermione infrangersi sulle pietre delle scale.

-    "No Ron... forse non ti è chiara la mia obiezione. Non sto negando nulla, mi sto solo chiedendo perché dovrei sentirmi obbligata a darti delle spiegazioni!"

-    "Perché eri la mia ragazza, perché dovevamo sposarci, perché mi hai piantato in mezzo alla strada, dando la colpa ad una carriera che ti risucchiava completamente. E poi ti trovo qui, pochi mesi dopo, accoppiata con un uomo che sicuramente può stravolgerla più di quanto avrei potuto fare io, la tua brillante carriera!"

Hermione si lasciò scappare un sospiro esasperato. Minerva poteva quasi immaginare i suoi occhi sollevati verso il cielo, in un'espressione che tradiva tutto il fastidio generato da una domanda tanto gretta.

-    "Ron..."

-    "Dimmi, Hermione. Sono tutt'orecchi!"

-    "Lascia stare! Non potresti capire!"

Silenzio.
Per un attimo la preside avvertì solo il silenzio.

-    "Questo ti impedisce di combattere al nostro fianco, Ronald? Dimmelo subito, così che io possa capire su chi possiamo contare!"

-    "Ma vaffanculo, Hermione! Sembra che tu non riconosca più chi hai davanti!
Goditi tutta l'apatia del tuo mago di ghiaccio... e fammi sapere quando dovrò farmi di nuovo trovare qui, a lasciarmi contorcere lo stomaco dalle vostre occhiate frementi di sesso..."

Minerva avvertì i passi di lui sparire lungo le scale.
E poi sentì un nuovo sospiro lasciare le labbra di Hermione.
Ma era un sospiro diverso.
Era il sospiro di chi, dopo tanto tempo, è riuscito a dire la verità al mondo, smettendo di dover interpretare a forza un ruolo che aveva sentito pesarle addosso da tutta la vita.

Di vento, di sabbia e di silenzioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora