UNO

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Draco Malfoy non sta bene.

Non che abbia malattie o altre sindromi strane, no. Semplicemente, non sta bene.

Lucius non perde mai occasione di ricordargli che onta sia, un Malfoy che si abbassa a tali infimi livelli: uno scempio, senz'altro. Ovviamente, sostiene l'uomo, deve esserci qualcos'altro sotto, un qualcosa che spieghi un fenomeno tanto disdicevole. Una maledizione, forse, o un qualche filtro.

Ma poiché è impossibile chiarirlo senza accertamenti professionali, Draco, Narcissa e Lucius Malfoy si trovano qui, nello studio della dottoressa Miller.

Niente simpatiche riunioni familiari, solo una gita dalla strizzacervelli.

La dottoressa è una donna relativamente giovane, e Draco pensa pure che sotto l'aspetto velatamente appassito sia ancora possibile intravedere la calda luce che sicuramente le si annidava sotto la pelle, un tempo. Tuttavia non gli piace il suo ghigno saccente, e quindi non sopporta un granché neanche la dottoressa. E' una semplice equazione che forse in realtà funziona al contrario (Draco è consapevole che non piacendogli dover andare da una psicologa, troverà ogni misero motivo per non sopportarla), non molto proficua però quando per una decisione presa dai piani superiori devi aprirti con quella persona. A dire il vero, non aveva dovuto scrivere un granché su di sé: aveva piuttosto risposto a domande sciocche e, secondo lui, fuori luogo, che chissà come avrebbero contribuito alla causa.

Ma a quanto pare, contro ogni aspettativa, la dottoressa Miller è riuscita a capirci qualcosa.

E' per questo motivo che, al momento, sono seduti davanti alla scrivania maniacalmente ordinata su seggiole in alluminio terribilmente scomode mentre la dottoressa si spiega. "È senz'altro un effetto dello stress," dice. "Ne sono sicura, anche perché le analisi hanno dimostrato che il ragazzo non è vittima di alcuna maledizione."

Draco può sentire lo sguardo di suo padre scavargli un foro nel punto in cui lo sta fissando. Può anche immaginare la vena di disprezzo che sicuramente vi si cela. Non alza lo sguardo dalle proprie mani, pallide e ossute. In definitiva, non gli importa più un granché.

"Ci sono cure?" chiede Narcissa, e le spalle del ragazzo si rilassano al suono della sua voce apprensiva.

"Volete davvero sapere cosa vi suggerisco? Lasciate il ragazzo libero da ogni fonte di stress: non stategli addosso, niente ansia, non colpevolizzatelo. Vedrete che così, pian piano, ricomincerà a parlare."

Non importa se, mentre si liscia la chioma di capelli dorati con una mano, ha di nuovo sfoderato quel sorriso che tanto detesta: Draco forse comincia ad apprezzare la dottoressa Miller.

•••

Come ogni anno, la banchina del binario 9¾ è gremita di gente. Bambini, gatti, gufi starnazzanti, bauli ingombranti e genitori apprensivi riempiono ogni spazio della stazione.

Draco si guarda intorno quasi divertito: i bambini del primo anno ridono e sorridono ad ogni singola cosa e persona, emozionati come non mai, mentre i genitori scarmigliati li rincorrono urlando rimproveri e minacce. L'euforia però è troppa, e contenersi è estremamente difficile, così che le fatiche delle madri e dei padri vanno inevitabilmente sprecate.

Gli alunni più 'anziani' si abbracciano con forza, riallacciando in pochi attimi i rapporti sospesi durante le vacanze. Le lettere e le scatole di dolci sono sempre bene accette, ma stare in compagnia del lontano amico è il regalo migliore. Nessuno si sorprende quando qualche alunno particolarmente emotivo scoppia in lacrime, alternando i singhiozzi alle limpide risate.

Poi, piuttosto in disparte e decisamente più moderati, ci sono loro, i 'recuperati'. L'ottavo anno. Una decina di alunni che, come lui, stanno osservando le persone intorno a loro con emozioni differenti. Alti fra i più giovani, Draco pensa che sembrino vegliare su di loro come angeli custodi.

Le Parole Che Non Dici // Drarry //Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora