Prologo

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Un passo... toc, poi un altro...toc e uno ancora... toc!

Più mi avvicinavo al cancello in ferro battuto, più nella testa mi rimbombava il rumore dei tacchi come fosse un martello che batteva contro un muro: toc... toc... toc...

Una folata di vento mi fece svolazzare la gonna e un gancino dei sandali si impigliò nella stoffa; con l'unica mano libera la sollevai, e appena riuscii a liberarla, proseguii. Vidi una foglia rotolare davanti a me, ma senza appoggiare né la pagina inferiore né quella superiore, bensì muovendosi sul solo perimetro. La trovai una strana coincidenza, anch'io mi sentivo in bilico, come se le mie caviglie fossero fatte di sottili ramoscelli, pronte a spezzarsi al primo movimento incerto.

Continuai a camminare. Le piante che delimitavano il vialetto sembravano incombere su di me, le loro chiome rigogliose e i rami lunghi mi facevano sentire piccola. Accelerai e arrivata vicino alla grande inferriata il rumore dei tacchi cessò, e la seta del mio abito accarezzò l'erba producendo un fruscio leggero. Mi fermai e chiusi gli occhi. Portai una mano alla base del collo e cominciai a respirare con la bocca aperta. Sotto al mio palmo lo sterno si alzava e si abbassava, in un moto che mi ricordava la risacca del mare che si infrangeva contro la battigia: avanti e indietro, avanti e indietro.

Quando riaprii gli occhi ripresi a marciare. Dopo pochi passi udii un mormorio sommesso. Svoltato l'angolo guardai dritto davanti a me e vidi i miei amici. Jason era in piedi al centro del pergolato, indossava una giacca chiara e la testa luccicante di sudore era china su un foglio. In piedi, entrambi con le mani allacciate dietro alla schiena e con un vestito scuro c'erano Emily sulla destra e Oliver a sinistra. Seduti in prima fila Luis, Chris e Sandra stavano chiacchierando.

Rivolsi lo sguardo di lato e la vidi. Sentii un'esplosione in mezzo al petto e il sangue affluì veloce verso la testa. Le orecchie cominciarono a fischiarmi e le sfregai con una mano. Mia madre era seduta in terza fila, con le gambe accavallate e il corpo stretto in un abito azzurro. I suoi capelli biondo platino risaltavano tra quelli castani e neri degli altri invitati, come se avesse avuto un faro puntato addosso. La testa era inclinata verso il basso e sembrava che stesse giocherellando con qualcosa. Strinsi forte le dita attorno all'impugnatura del mio bouquet, tanto che gli steli dei fiori scricchiolarono sotto la mia pelle.

Alzai la gonna dell'abito quel tanto che bastava per non inciampare, e con lo sguardo rivolto a terra attraversai i pochi metri che mi mancavano per raggiungere il pergolato.

Arrivata davanti a lui lasciai cadere il tessuto, lisciai il corpetto in pizzo e alzai la testa.

I miei occhi incrociarono quelli di Daniel. Lui era diventato tutto il mio mondo e stavamo per diventare marito e moglie.

Scelte ( seguito di Persa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora