4. Il bagno (2 parte)

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Feci scivolare il pennello sopra lo strato di fondotinta e poi cominciai a picchiettarlo al centro della fronte, tra le due sopracciglia. Pian piano i tre puntini rossi, che si formavano dopo che avevo pianto, sparirono. Ripetei la stessa operazione anche sul resto del viso, calcando la mano sotto agli occhi per coprire le occhiaie. Lanciai il pennello nel beauty case e mi allontanai dallo specchio facendo alcuni passi all'indietro. L'abito di seta color cipria scendeva fin sotto al ginocchio, e lo spacco laterale lasciava intravedere una parte di coscia coperta solo dalla calza a rete. Le mie pupille erano iniettate di sangue e avevo il viso gonfio. Con la punta dell'indice presi dell'ombretto marrone e lo passai su entrambe le palpebre. Usando le mani mi pettinai i capelli in modo che mi coprissero il più possibile la faccia.

Uscii dal bagno e afferrai il cardigan di lana nero che era appoggiato sopra al letto. Dopo aver preso la borsa e infilato un paio di anfibi, scesi giù in strada.

La macchina di Emily era ferma con le quattro frecce proprio davanti all'entrata del mio palazzo. La carrozzeria sembrava vibrare, scossa dai bassi che rimbombavano anche fuori dall'abitacolo. Afferrai la maniglia e aprii la portiera. La musica sparata a tutto volume mi arrivò dritta nei timpani e mi coprii le orecchie con i palmi. «Emily, per la miseria, puoi abbassare?»

Sandra, che era seduta al suo fianco, armeggiò con la rotellina della radio e la musica calò d'intensità.

Emily lanciò la sigaretta che stava fumando in mezzo alla strada e alzò il finestrino. «Eccola un'altra, ma ragazzi che vi prende. È venerdì sera e stiamo andando a ballare.» La musica risalì di volume, anche più di prima.

Presi posto sul sedile posteriore al fianco di Luis e lo guardai, come se lui potesse darmi delle spiegazioni, ma fece spallucce. Guardai fuori dal finestrino e osservai le gocce di pioggia correre sul vetro. Con il dito cominciai a seguirne la traiettoria. Alcune erano talmente piccole che svanivano, altre invece si univano l'una con l'altra, fino a formare una goccia più grande. L'aver fatto una lunga doccia bollente mi aveva abbassato la pressione, e mi sentivo debole, come una bambola e cui qualcuno aveva tolto le pile. Appoggiai la testa al vetro e chiusi gli occhi. Il progetto di Daniel di avere un bambino mi ribalzava nella testa come una pallina da ping-pong impazzita. Era come se la mia mente non riuscisse a incasellare in nessun punto quell'idea. Ero stata chiara, avevo detto di no, però se pensavo a tutte le coppie di nostri amici, non me ne veniva in mente nemmeno una che fosse senza figli. Quindi era un'evoluzione quasi naturale di un rapporto, eppure, era come se non mi sentissi completamente un'adulta, e al solo pensiero di avere tra le braccia una creatura così indifesa, l'unico sentimento che provavo era puro terrore.

«Cara, cosa ne pensi?» Aprii gli occhi e vidi la faccia di Sandra incastrata tra i due sedili.

«Cosa, scusa? Non vi stavo ascoltando.»

Emily mi guardò attraverso lo specchietto retrovisore. La frangetta nera le sfiorava le ciglia e il suo sguardo risultava cupo. «Ehi, sei dei nostri, oppure pensi di rimanere sulle nuvole tutta la sera?»

Sandra le diede un buffetto sul braccio. «Stavamo pensando di raccogliere una cifra a testa, tipo dieci dollari, da giocare al casinò di Las Vegas. Chi lo sa, magari siamo fortunati.»

«Oh, beh, sì, è un'idea carina. Si può fare.»

Luis mi prese il braccio e mi attirò a sé. «Che dite, ragazze, ci spariamo un drink da Westlight prima di andare a ballare?»

Emily abbassò il volume della radio. «Cosa? E spendere più di venti dollari per un cocktail?»

«Dai, Emy, siamo di strada e ho già detto a Olly e Chris che ci saremmo trovati lì. Lo sai che, da quando ci siamo stati per la festa di Kylie, non mi sono ancora tolto dalla testa il cameriere con l'aria da cowboy.»

Scelte ( seguito di Persa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora