Lo sconforto lo fece sprofondare nel baratro di ciò che lo teneva ancora appeso a quel mondo: i suoi ricordi.
Ilaria e Riccardo lo avevano visto e lui senza proferire parola aveva risceso le scale e si era ritrovato al freddo di un pomeriggio di Aprile, da solo per strada.
Non c'era tempo di fantasticare su quanto il rapporto tra Riccardo e Ilaria andasse avanti. Per assurdo, un avvenimento che nella quotidianità lo avrebbe sconvolto nel profondo, passava in secondo piano, quando la macchia rossa del suo nemico, riappariva così vivida in lui.
Chi aveva sparato alle sue spalle? Chi aveva attentato alla sua vita, nel cuore della notte, squarciando in due il silenzio del lago, custodito gelosamente dalla nebbia bluastra?
Mentre navigava nel mare dei suoi pensieri, si ritrovò al di fuori della casa di Ilaria.
Provò a immedesimarsi di nuovo all'interno delle sue sensazioni, ma con scarsi risultati. Qualcosa disturbava la volontà di ricomporre i pezzi.
Ricordò di avere entrambe le mani occuppate. Quando abbassò lo sguardo per guardare la sua mano destra, vide uno scrosciare di sangue uscirgli dalla manica della sua giacca in pelle e scivolargli sulla mano, per atterrare su ciò che cingeva stretto: una pesante pistola nero scuro.
No, non era possibile.
Non poteva essere stato lui stesso l'attentatore alla sua vita. Perché però la sua mente gli riportava a galla quel ricordo?
***
Appeso tra due mondi, quello della veglia e del sonno, l'immagine diventò labile. Era in uno status di coma cosciente instabile, come un equilibrista su un filo tra la vita e la morte, intento a cercare la verità che era celata nelle parole delle persone a lui care.
C'era Moira, la quale rappresentava l'ideale dell'antagonista delle favole che suo padre gli leggeva da piccolo, ma che non aveva mai dato prova di odiarlo fino ad allora. Certo, la sua posizione a capo dell'azienda sarebbe stata messa in discussione all'apertura del testamento di suo padre. Seguiva Ivan, il fratellastro che tanto si distingueva da lui e con il quale non aveva avuto nulla da spartire dal principio. La sua indole debole non gli era mai sembrata una minaccia, tuttavia sarebbe stato in grado di mentire, pur di difendere sua mamma. Avrebbero davvero ucciso per l'azienda del ex marito e patrigno? Un socio in meno, avrebbe sanato di gran lunga il buco che da mesi si era venuto a creare.
Ilaria e Riccardo dal canto loro, non s'intendevano di mercati e finanza, ma la prima era comproprietaria di alcuni suoi beni. Sarebbe diventata proprietaria assoluta non appena l'uomo sarebbe stato dichiarato morto.
E Riccardo? Da quanto tempo mentiva sulla sua relazione con Ilaria? L'uomo che si era sempre distinto per il suo onore, l'unico in possesso di un'arma da fuoco. Con Stefano fuori dai giochi, Ilaria sarebbe stata sua.
Moira, Ivan, Ilaria e Riccardo. Ripeteva quei a nomi a mo' di conta, come per mantenere il cervello attivo. Uno di loro lo voleva morto, tutti potevano avere una ragione per compiere l'atto.
I suoi pensieri si dissolsero quando avvertì qualcuno entrare nella stanza.
«Non ci sono aggiornamenti, risulta ancora stabile Moira» dichiarò il dottor Tarchini.
«È stato visto uscire da casa di Ilaria, lo sa?» sentenziò la donna spostando una sedia.
«Non è a me che deve dirlo» la rimbeccò il dottore.
«Che cosa deve dire esattamente?» la voce di Riccardo irruppe nella stanza, di nuovo.
«Nulla che lei non sappia già, non è vero Ilaria?» domandò Moira sprezzante.
Erano tutti lì, davanti al suo capezzale.
«Non mi vorrà far la morale proprio lei » rispose Ilaria con tono di sfida.
«Come osi?» intervenne Ivan furente.
Un'accesa lite s'impose all'interno della stanza. Una sesta persona si intrufolò, beffandosi del baccano che si era venuto a creare e, con agilità, in pochi passi era già alla sinistra di Stefano. Le sue mani fredde fecero immergere l'uomo di nuovo nel turbinio del suo inconscio.
***
Era di nuovo fuori dalla casa di Ilaria. Guardò per un attimo la finestra della camera della sua fidanzata e con sdegno riabbassò lo sguardo, di lì a poco avrebbe rivisto la pistola al termine del suo braccio. La pistola che forse aveva cercato di ucciderlo. Ma non era quello l'oggetto che teneva in pugno con mani serrate.
Era un ombrello chiuso tra le sue mani.
Si accorse che stava piovendo nel suo ricordo e con un gesto veloce lo aprì e corse verso la sua macchina. Non era stato lui, non si era puntato addosso la pistola.
L'automobile riprese a sfrecciare in direzione opposta, verso casa sua. Doveva essere in macchina da pochi minuti quando inchiodò frenando perché una macchia rossa era apparsa come uno spirito di fuoco davanti al suo parabrezza. La figura non si era mossa, minimamente scossa dal possibile incidente. Vide sé stesso uscire dalla macchina e urlare per farsi sentire tra la pioggia: «SCUSA NON TI AVEVO VISTO!».
La figura non si mosse, ma si limitò a fare un cenno di assenso. Cosa ci faceva una persona in piena tempesta, così lontano dal centro abitato e così vicino ai boschi e al lago?
«HAI BISOGNO DI UN PASSAGGIO?».
L'individuo con l'impermeabile rosso fece di nuovo un cenno di assenso e Stefano fece spazio a quella silhouette incappucciata, la quale, all'interno della macchina, rivelò la sua natura di donna con lunghi capelli ricci, fulvi e grandi occhi verdi.
Era molto giovane, doveva avere poco più di vent'anni.
«Che diavolo ci facevi qui?» chiese lui mentre riavviava il blocco d'accensione.
«Mi ero persa e ha iniziato a piovere» rispose lei, con voce da bambina.
«Non mi sembra il clima ideale per una scampagnata, non credi?» sdrammatizzò lui.
«No, affatto» sorrise lei per la prima volta.
«Come ti chiami?» domandò infine, curioso.
«Barbara» rispose lei.

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Coma Cosciente
Mystery / ThrillerFINALISTA GIALLO CERESIO 2019 Il corpo dell'imprenditore Stefano Cacciami viene ritrovato poco lontano dalle rotaie del vecchio capolinea di Porto Ceresio. I suoi cari accorrono al suo capezzale, scoprendo che l'uomo è stato sparato all'addome e all...