2. Tentazione

26 2 0
                                    

Nonostante avesse cercato di allontanare quei suoi pensieri dalla mante, sembrava essere impossibile distogliere lo sguardo dalla bella figura seduta al di là della cattedra.
Cosa gli stesse prendendo ancora non se lo spiegava, ma non riusciva a non osservare la bellezza di quell'uomo che, da lì in poi, sarebbe stato il suo professore di letteratura.
Come per un colpo di fortuna, però, la sua mente venne distratta dall'arrivo del resto dei suoi compagni, che fecero in modo che l'aula divenisse un completo brusio di voci disperse. Dall'anno prima, questo lo aveva notato immediatamente, il numero di ragazzi era radicalmente diminuito: sembrava che in molti non fossero stati ammessi al terzo anno.
Nello stesso modo in cui era andata ogni anno, come se quel suo banco fosse invisibile al resto del mondo, nessuno tra i ragazzi ebbe l'idea di sedersi accanto a lui; eppure, quell'anno, sembrava che qualcosa volesse cambiare. Infatti, a differenza del solito, questa volta - seppur sott'obbligo - il banco accanto al suo venne occupato; certo non da colui che ci si aspettava, ma, ad essere sinceri, a lui non poteva interessare meno chi gli potesse capitare come vicino.
Il silenzio nell'intera aula venne portato dalla voce profonda del professore, che si era ormai alzato per mettersi davanti alla cattedra, con i palmi sulla superficie e, pur rimanendo in piedi, le gambe accavallate; egli iniziò a presentarsi prima di poter iniziare a fare lezione, che consisteva più che altro in un ripasso.
Il ragazzo, senza neppure attendere un minuto, dopo che l'insegnante ebbe iniziato a parlare, prese la sua penna stilografica ed iniziò a prendere appunti.
Quella grande attenzione da parte dello studente lasciò oltremodo stupito il giovane insegnante, che volle subito provare se quel ragazzo fosse davvero attento o fingesse, come spesso accadeva.
«Lei - lo indicò con un cenno, parlando con tono fermo - si presenti ed inizi ad analizzare il testo alla pagina indicata».
Alla richiesta ricevuta, non si lasciò sfuggire l'occasione di poter fare bella figura dal primo giorno; si alzò in piedi e, in tono educato, si presento come Kim Cooper Ryan - che verrà da noi indicato semplicemente come Ryan - ed iniziò ad analizzare il testo narrativo in lingua inglese, facendone in primo luogo la traduzione.
Le sue parole furono tanto sicure che lasciavano intravedere una solida npreparazione di fondo, il che lo rendeva entusiasta del suo lavoro. L'insegnante, d'altra parte, non fu da meno entusiasta dell'aver trovato uno studente con una simile capacità mnemonica per la materia che insegnava.
«Signor Kim, ottimo lavoro: non potrei stupirmi di più, essendo il primo giorno».
Nelle parole del professore c'era una nota di rimprovero per il resto della classe di cui, chi più e chi meno, conosceva i voti avuti l'anno precedente. Ryan si sentì come riempito da un senso di fierezza per quelle sue risposte sicure; era ben abituato a ricevere complimenti di quel genere da ogni insegnate, nonostante ciò però non se ne sentiva di vantarsi.
La lezione proseguì senza alcun intoppo, mentre Ryan prendeva appunti con attenzione finché non sentì il suono della campana, che indicava l'inizio dei quindici minuti di pausa. La voce dell'insegnante, nuovamente seduto alla cattedra, si fermò dallo spiegare per lasciare che la maggior parte dei ragazzi uscisse dalla classe. Intanto rimase seduto alla cattedra, mentre osservava quello che aveva ormai adocchiato come lo studente migliore.
Oltre alla precoce intelligenza che gli aveva dimostrato, quel ragazzo sembrava possedere un fascino difficile da non notare: i lineamenti delicati, forse anche per un certo verso androgini, attiravano lo sguardo; in più il volto era coronato dai capelli scuri come gli occhi; infine, quel trucco che portava sugli occhi, rendeva il suo sguardo profondo. Il professore non riuscì a non trovarlo affascinante...
Come?! Cosa stava pensando di uno studente?
Non poté rimproverarsi di quel suo aver ceduto all'attrazione che il giovane gli aveva provocato: attrazione che non avrebbe potuto esistere, doveva levarsi quei pensieri dalla mente.
«Professor Takahashi, le potrei chiedere un favore?», la voce del ragazzo interruppe i suoi pensieri, tanto da farlo voltare verso lo studente.
«Mi dica pure: le serve qualcosa?».
«Effettivamente sì, anche se non credo le sia possibile: mi chiedevo se potesse lasciarmi seguire delle lezioni in più, per migliorare la mia preparazione». Ryan parlò come se la sua richiesta fosse normale, come se l'avrebbe fatto chiunque. Sapeva bene quanto quella domanda fosse imprevista, dato il fatto che l'insegnante rimase pensieroso per molti minuti prima di poter dare una risposta precisa. Era, infatti, già suonata la campanella quando il professore schiuse le labbra per parlare e disse: «Credo sia possibile...se vuole anche da oggi, in biblioteca».
Ryan lo ringraziò con educazione, alzandosi quando la professoressa di matematica entrò in aula.

Sensei, I like youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora