3. Dream Hotel

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Le giornate sono calde, ma l'aria della notte comincia già ad essere frizzante, di quella che ogni tanto ti dà i brividi.
Ora che l'estate se ne sta andando c'è ancora più voglia di provare emozioni. Quelle che ti porterai dentro nei prossimi mesi, quando forse sarà tutto normale, tanto normale che avrai bisogno di ricordare qualcosa di speciale.

Sono fuori che ti aspetto. Cammino avanti e indietro un po' nervoso, con il telefono all'orecchio. Tu arrivi leggera e accattivante. Mi raggiunge il tuo odore buono, un mix di doccia appena fatta e di un profumo che ti ho già sentito addosso prima, qualche notte, da qualche parte.
Ci guardiamo, uno sguardo carico di felicità. Ci precipitiamo ad abbracciarci, stretti, a lungo.
- Sei semplicemente splendida!
- Grazie, anche tu, ti trovo proprio in forma!
- C'è voluto un po' per ritrovarci.
- Sì, vero; ma non pensavi mica che questo stupido virus ci avrebbe tenuti lontano ancora per tanto?
- Non ne ho mai dubitato. E poi tu sei una tosta.
- Puoi dirlo forte! Pensa che combinazione: finalmente venire a New York e rivederti. Non mi avrebbe fermato nessuno. Lo sai quanto sono determinata!
- No, non accendere la sigaretta proprio adesso. Ho chiamato il taxi ed è già qui!
Mi ignori, fai un tiro, lento, e la spegni. Sorridi come se io non avessi detto nulla e sali nella macchina con eleganza. Io ti tengo lo sportello e penso che tu abbia il sorriso più disarmante del mondo.

- Sedicesima 355 West, angolo Nona, grazie.
- Praticamente alle spalle del TAO di Downtown. Gli dico ancora.
Il tassista mi lancia uno sguardo dal retrovisore. Capisco che non c'era bisogno di specificare e ho l'impressione che approvi la destinazione, con complicità.
Passa un minuto al massimo, poi...
- Ehi, guarda che sono qui! Mi dici con tono offeso.
- Sì, scusami...
Avrò percorso centinaia di volte queste strade, ma ogni volta non posso non guardare fuori dal finestrino. Resto come ipnotizzato.
E adesso parliamo come se non lo facessimo da secoli, riprendendo spontaneamente le mille conversazioni cominciate online, mentre il taxi procede a zig-zag tra un labirinto di strade secondarie.
L'auto si ferma.
- Here we are, sir.
Finalmente ci siamo: il Dream Hotel!

Mentre striscio la carta tu sei già fuori.
Sorrido tra me: lo sportello ancora aperto, sei ferma immobile a guardare quell'edificio grigio di cemento, alto, squadrato, con tutti quegli oblò. Le braccia giù lungo i fianchi. La tua piccola Chanel 2.55 nera in mano, che dentro ci entrano solo l'iphone, le carte di credito e le sigarette, un pacchetto da dieci. Forse anche un rossetto.
"Ma come cazzo gli è venuto in mente di chiamarlo proprio Dream Hotel?" pensi.
Hai esitato un attimo, ma hai imparato che non devi dubitare.

Entriamo. Pochi passi e siamo nel Lobby Bar: una esplosione incredibile di rosso. Rose rosse dappertutto, che non ne hai mai viste tante tutte insieme. E ancora rose sui tavoli, sulle sedie, grandi rose disegnate sul pavimento nero lucido.
Lo stupore sul tuo viso. Non ti aspettavi un contrasto così forte. Ti stai quasi chiedendo se ci siederemo qui al Rose Winter Garden, ma io tiro dritto. Attraversiamo una hall dopo l'altra fino in fondo. Poi a destra, giù per delle scale. Nessun cartello.
Non ti spiego, non è necessario.
Perché è solo l'inizio e so che non tradirò le tue aspettative stanotte.

Perché è solo l'inizio e so che non tradirò le tue aspettative stanotte

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