Sunhee era lì, seduta sul suo divano in pelle nera presente nella sua striminzita cucina.

Il suo sguardo era perso ma nello stesso momento concentrato a leggere quelle righe nere sul foglio bianco. Un foglio che odorava ancora di carta fresca.

Quella sensazione paradisiaca di toccare quel materiale, sentirne l'odore e immergersi nel contenuto della storia, era la sua sensazione preferita.

Adorava, o meglio dire, amava i libri. Questo perché le permettevano di immergersi in una realtà diversa dalla sua e di fantasticare con la mente.

Era una ragazza gentile e umile, spesso non veniva capita per il suo carattere timido ed introverso, o almeno con chi non conosceva bene.

Altri fattori caratterizzavano la sua diversità, il suo continuo sentirsi fuori posto, il suo modo di vestire e di osservare la vita della gente che scorreva serenamente, al contrario della sua.
La sua famiglia conduceva una vita modesta, composta dai due genitori e un fratello maggiore.

La madre era una donna d'impatto forte, ma questa durezza svaniva nei momenti di solitudine... quando purtroppo i pensieri che cerchi di sopprimere invadono la tua mente.

Il padre era l'unico componente della famiglia ad avere un lavoro, un lavoro scarso, fin troppo forse per permettersi di realizzare qualche desiderio. Lavorava per strada e vendeva oggetti e borse.

Non guadagnava molto, se la giornata era produttiva poteva portare a casa anche 50€, altri giorni i guadagni potevano essere anche meno di 10€.

Non tutti erano disposti a comprare oggetti non di marca e che soprattutto poggiavano quasi sul terreno sporco.

Il fratello invece era un ragazzo insoddisfatto della sua vita ma che di sicuro se la spassava più della sorella.

Aveva tanti amici, sprecava i suoi pochi soldi facendo vedere come se la vivesse bene ed era una di quelle persone che mentiva sulla sua vita per far credere di essere quello che in realtà non era. Come se si auto convincesse che la sua vita potesse veramente essere così come la immaginava.

A proposito del fratello...

"Ehi, sorellina, che fai?" Chiese il castano entrando nella piccola cucina che quasi li faceva stare stretti.

"Non vedi che sto leggendo?" ribatté lei con ferocia. Utilizzava quel tono solo con la sua famiglia, perché quando si ritrovava a parlare con altre persone, quindi quasi mai, diventava un pomodoro in viso.

Nessuno sapeva fosse la sorella del "grande Jackson", e questo perché il fratello non voleva si sapesse. Si vergognava di lei e della sua stramba apparenza.

"Lo vedo sorellina..."

"Che c'è, Jackson?" Chiese scocciata, sistemandosi gli occhiali sul ponte del naso per poi alzare lo sguardo verso suo fratello. Si sentì lo scricchiolare della pelle del divano, quando lei si fece più rigida e addrizzó la schiena.

"Beh, mi chiedevo... Potresti prestarmi dei soldi?" Chiese con sguardo supplicante, mentre lei si chiese in mente se fosse davvero la più piccola trai due.

"Cosa? Ma sei pazzo? È già la terza volta che me li chiedi e io ti ho già dato troppo dei miei risparmi. Quando capirai che mi servono per-"

"Per comprare quei tuoi stupidi libri?" Sbottó il fratello, incrociando le braccia.

La ragazza si fece piccola piccola sul suo posto e lo guardó.

"N-non sono stupidi" Balbettó.

"Come vuoi!" Il maggiore sbuffó per poi girarsi su se stesso, intento ad andarsene, ma venne fermato.

"A cosa ti servono?" risuonó la voce di Sunhee per la piccola cucina e il fratello si voltó all'istante. Era più che sicuro che la ragazza avrebbe ceduto, e così era successo. Il più grande abbozzò un sorriso furbo.

"Dovrei andare al bar a farmi un cocktail con i miei amici..." fece un sorrisetto il maggiore e la sorella sbuffó per poi chiudere il suo libro e alzarsi dal divano.

"Io già ti vedo da grande, in una situazione economica pessima e a spendere i tuoi pochi soldi per degli stupidi cocktail" sbuffó la ragazza ma comunque si avviarono verso la sua stanza, dove lei teneva nascosti i suoi risparmi.

"Potrei dirti lo stesso, ma per i tuoi stupidi libri" disse l'altro con tono forte ed 'intelligente'.

"Almeno i libri sono istruttivi, caro" disse per poi prendere i soldi da sotto le doghe del letto.

"Che sia l'ultima volta. Se vedo che mi avrai preso altri soldi lo dirò a mamma e papà"

"Tu sai risolvere solo con il loro aiuto, sciocca" rise, per poi andarsene nella sua stanza con alcuni spiccioli in pugno.

Sunhee sbuffò, rendendosi conto ormai che quella situazione fosse diventata un'abitudine giornaliera, per poi buttarsi sul suo comodo letto e quasi soffocare il suo sguardo col cuscino.

Occasioni || K.Th Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora