Capitolo 11

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Il cuore come cartaccia di carta pesta si stropicciò dentro di me. Il viso sgocciolante allo specchio e lo sguardo perso nel vedere quel volto, che a mia sfortuna conoscevo fin troppo bene mi fece un strano effetto. La mia bocca si apriva e chiudeva senza far uscire nessun tipo di suono e nel mentre il cervello mi inviava infiniti segnali di azioni che potevo compiere in quel momento, come racimolare ogni mio singolo briciolo di dignità e uscire fuori da quel bagno; ma quando il corpo diventa ghiaccio è difficile muoversi e rimanere lucidi.
<<Signorina Lee...>>
Il Signor Park si accasciò a terra come una foglia caduta dal proprio ramo senza nessun preavviso, lasciando dietro di se tutta la sua compostezza cucita in ogni parte del suo corpo.
Senza pensarci, mi catapultai davanti a lui, con le mani che fremevano intorno al suo viso accaldato. I suoi capelli mossi gli contornavano il viso leggermente arrossato e il respiro si fece  affannato per il dolore lancinante che aveva. Gli occhi socchiusi mi fecero peggiorare il tremolio nelle mie dita esitanti e il suo viso diventò un manto di piccole goccioline di sudore, mentre la fronte mi segnalava a contatto con il mio palmo la temperatura troppo alta rispetto al normale.
Cosa avrei dovuto fare in quel momento?
I miei occhi cominciarono a guardare ogni dove per aggrapparsi in qualche soluzione ma il posto dove ci trovavamo non ci era d'aiuto. Poi, un piccolo bagliore di idea si presentò nella mia testa; feci per alzarmi ma il polso venne bloccato da una mano salda impedendomi di muovermi.
<<Jojo non andartene ti prego..>> le sue parole esitanti mi fecero venire il volta stomaco e  il mio corpo sembrò esser ustionato dal suo tocco, liberandomi dalla sua presa con uno strattone.
Mi sentì stupida in quel momento come se tutto quello che stavo facendo e stavo per fare, erano solo sforzi trasportati dal vento. Lo avrei lasciato solo a marcire dentro quell'insulso bagno se non fosse stato per il suo mugugno di dolore. La mia bontà non sapevo ancora dove mi avrebbe portata, ma sicuramente quando ti fai trasportare troppo dai sentimenti, l'unico sentiero da seguire è quello delle delusioni. Forse lo avrei capito con il tempo che l'essere troppo buoni non mi avrebbe portato frutto, ma in quel momento e nella situazione che stavo vivendo non potevo permettermi di plasmare in me l'egoismo che in realtà dovevo mostrare.
Presi della carta per le mani, la piegai in due e la misi sotto l'acqua corrente, la strizzai un po' per non renderla troppo bagnata e sgocciolante. Dopodiché la portai sulla fronte del Signor.Park adagiandola delicatamente, per poi prendere la sua mano fredda e portarla all'altezza della fronte per non far cadere il tovagliolo bagnato.
<<La aiuterò io, ma anche lei dovrà metterci un po' del suo impegno per alzarsi.>>
I suoi occhi si aprirono lentamente per poi posarsi nelle mie iridi dilatate nel guardarlo.
Pregai per me stessa di non provare nessun tipo di sentimento nei suoi confronti, ma in quell'occasione provai empatia e tenera compassione nell'uomo che sembrava esser fatto di mattoni, ma che in realtà era costruito solo di mattoni di marzapane.
Mi affiancai a lui e gli misi un braccio dietro le spalle per sorreggerlo e aiutarlo ad alzarsi. Era estremamente pesante e i tacchi che avevo ai piedi non mi aiutarono affatto.
<<Forza, l'accompagnerò a casa>>
Ad un tratto i ricordi sembrarono risvegliarsi da quel profumo che aveva conquistato il mio olfatto pochi minuti prima.
<<Perché ci siamo fermati?>>
La testa penzolante del Signor Park stava a pochi centimetri da me e quel profumo sembrava così vivido nella mia memoria che mi girai per guardarlo.  Potevo sfruttare della situazione e chiedergli se fosse stato lui ad accompagnarmi in pista con una maschera sul volto, ma la presenza di Ji fece indietreggiare la mia domanda.
<<Cos'è successo? Non ti ho visto più e Jojo mi ha detto che vi trovavate qui.>>
Ji aveva lo sguardo preoccupato nel guardare l'uomo che stavo aiutando, mentre io cercavo di formulare la domanda più corretta da usare per quando avrei avuto opportunità.
<<Il Signor Park ha la febbre alta e lo sto per accompagnare a casa>>
Le mie gambe cominciarono a sentire il peso ed esitarono appena.
<<Fatti aiutare, arriveremo prima alla macchina>>
Ji mi affiancò e mi aiutò a sorreggere il Signor Park che non fece neanche un minimo sforzo per camminare decentemente.
Gli occhi degli ospiti ci guardarono in modo interrogativo, non capendo quale fosse il problema. Chi parlava sussurrando qualcosa all'orecchio dell'amica e chi sogghignava per la situazione, ma né io e né Ji sembrammo dargli peso.
Le scale viste dall'alto mi fecero girare la testa e così, mi inchinai per sfilarmi le scarpe vertiginose che indossavo, sentendo sotto i miei piedi nudi il freddo del pavimento, alleviando la pesantezza delle gambe.
<<Ci sei Mad?>>
La voce di Ji era affannata per lo sforzo che stava facendo nel aiutarmi, se non ci fosse stato lui sicuramente ci trovavamo entrambe alla fine delle scale con un bel ruzzolone fatto.
<<Si ci sono, sbrighiamoci a portarlo in macchina. Bisogna trovare il maggiordomo che l'ha parcheggiata e prendere le chiavi>>
Un passo alla volta e con più forza di volontà da parte del Signor Park riuscimmo ad arrivare a destinazione, recuperando le chiavi della sua auto.
<<Mad mi raccomando chiamami non appena arrivate a casa. Io purtroppo devo terminare delle faccende qui e non posso accompagnarvi.>>
Lo sguardo premuroso di Ji mi fece sciogliere il cuore rispondendogli con un tenero sorriso stampato sul mio volto. 
<<Non ti preoccupare lo farò, ti ringrazio per avermi aiutata>>
<< Non ringraziarmi e guida con prudenza>>
Avrei guidato l'auto del Signor Park e solo quello mi mise agitazione,  in più a complicare la situazione era quel profumo di menta e dopo barba che mi mandò in confusione, riattivando i ricordi di quel ballo tanto lento e romantico.
I suoi occhi erano chiusi e sembrò essersi addormentato, quindi ne approfittai per girare la carta ormai intiepidita dal calore della febbre che si alzava di pari passo.
La cintura di sicurezza mi impedì i movimenti e par fare in modo di arrivare al suo volto posato sul finestrino della macchina, me la levai prima di iniziare a guidare.
A quella vicinanza potevo scrutare meglio ogni suo piccolo dettaglio, come il neo disegnato sul naso e le ciglia scure che gli incorniciavano gli occhi....
<<Perché mi sei così vicina?>>
Mi disse quelle parole mentre stava ancora con gli occhi chiusi, come se avesse percepito la mia presenza.
Mi allontanai velocemente e in pochi secondi misi in moto e riallacciai la cintura di sicurezza, ritrovandomi a guidare quella lussuosa macchina non di mia proprietà.
<<Stavo solo girando la carta sulla sua fronte dato che si era riscaldata per la febbre>>
Il mio sguardo era attento sulla strada e i miei piedi nudi non facevano nessun tipo di fatica a guidare in quella situazione.
<<Sembrava che tu stessi per farmi una caricatura>> Disse sogghignando sotto i baffi e prendendomi in giro.
Quando stava male potevo definirlo addirittura più simpatico, peccato che erano rare quelle volte.
<<Niente affatto>>
<<Non bisogna vergognarsi su questo. Molte persone ammirano il mio aspetto, sono abituato a certi tipi di vizi altrui>>
Che presuntuoso egocentrico. Se non mi fossi trovata per strada lo avrei riportato con molto piacere dentro quel bagno e lasciarlo cuocere dal suo calore corporeo.
<<Spero che sia la febbre a parlare>>
<<Forse...>> il suo forse equivaleva al suo sì.
Si udiva  benissimo che in quel momento non era in sé, per il suo biascicare lento e simpatia innata.
<<Questa sera ho ballato con un'uomo. Mi sono tanto divertita e speravo di vederlo in volto ma purtroppo indossava una maschera, come tutti gli altri. Non sarebbe curioso sapere chi fosse?>>
Mi buttai e cominciai a formulare la mia frase esca, ma il Signor Park non mi diete nessuna risposta entrando in un sonno profondo.
Si dice che chi tace acconsente, ma questa era una situazione critica per via della mancanza della sua lucidità, provando a mettermi nei suoi panni e capendo il comportamento.

Per quasi tutto il tragitto ci fu solo silenzio finché non arrivammo a casa mia, dato che mi era sconosciuto il suo indirizzo.
Parcheggiai l'auto e feci attenzione a non cadere mentre facevo uscire da quella scatola in acciaio il Signor Park.
Ebbe anche il coraggio di mugugnare mentre io sopportavo il dolore della ghiaia sotto i miei piedi, che per il suo peso ogni minuscolo sassolino sembrava conficcarsi nella mia pelle.

Dopo aver aperto la porta di casa, feci distendere il corpo del Signor Park sul divano in salotto. Per poi andargli a prendere una coperta di lana che avevo deposto in camera per i suoi tremolii  e il termometro elettronico per capire quanto la situazione fosse grave.
Aspettai qualche secondo e il termometro cominciò a far rumore, segnalando sul monitor un bel 39.
<<Jojo...>>
Dalle sue labbra uscì solo quel nome e mi bastò solo quella parola per domandarmi cosa fosse per lui Jojo da nominarla anche quando stava male.
Mi precipitai in cucina a prendere la pasticca di
Tachipirina che gli avrebbe abbassato la febbre e delle bende imbevute di acqua fredda.
Quando ritornai in salotto il Signor Park si trovava sul pavimento con la coperta stropicciata e i capelli arruffati.
<<Signor Park ma è caduto?>>
Cominciai ad andare su di giri per timore di un bernoccolo sulla sua testa, quando lo feci mettere seduto rimasi sollevata nel vedere il suo viso sano e senza nessun graffietto.
Gli sistemai i capelli e gli diedi la Tachipirina con dell'acqua,  aspettando la sua azione curativa.
<<Ho caldo>>
<<Può togliersi la giacca>>
<<Non ci riesco sono troppo debole, può farlo lei per me?>>
Lo guardai dritto negli occhi non sapendo cosa rispondergli. La sua espressione era seria ma avevo timore che non fosse così, quella situazione sarebbe stata perfetta per umiliarmi  in quel modo che solo lui era capace di fare.
<<Non voglio farlo>>
<<Perché? Mi reputi un mostro?>>
<<Non ho detto questo, ma non voglio farlo. L'ho portata fin qui a casa mia e l'abbiamo aiutata con Ji, quindi ora può accumulare le forze per togliersi la giacca se ha caldo>>
Mi ci volle molto coraggio per rispondergli a tono, ma la mia personalità mi impediva di fare qualcosa che non avevo voglia di fare.
<<Sei così bella..>> disse quelle parole in un sussurro leggero, quasi da non capire cosa avesse detto.
<<Cosa?>>
I miei occhi si dilatarono per l'incomprensione delle sue parole gettate fuori senza averle prima assaporate. Parole dette al vento che vengono dette solo per vedere la reazione della persona che si ha davanti.
<<Ma non si vergogna....>>
Non riuscì a continuare la frase che venni zittita da un bacio casto dato all'improvviso e da una bocca che aveva lo stesso sapore della menta.

Buonasera a tutte|i come state?
Scusate per la mia assenza ma tra studi e corsi non ho avuto a disposizione neanche un po' di tempo per scrivere ✍️
Cosa mi raccontate?
Io vi racconto che ho scritto questo capitolo con un bel tramonto davanti agli occhi e musica rilassante nelle orecchie 😍
Vi è piaciuto questo capitolo? Voi come vi sareste comportate al posto di Madison? Com'è stata la vostra reazione al bacio finale? Fatemelo sapere nei commenti con un emoticon che sono moooolto curiosa.
Vi aspetterò nel prossimo aggiornamento e nel mentre vi invio un bel bacio virtuale 💋💋

-Gaia

Il lampo di luce prima del tuono Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora