3. Una sera in Istituto

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Era in silenzio sull'uscio della porta da più di dieci minuti, con le braccia incrociate, intento ad osservarla lavorare. Sorrise in silenzio, durante quel momento di pura "venerazione" che si stava concedendo, non essendo ancora stato notato. Era tardi, in Istituto c'erano solo loro due ed il custode, che sicuramente stava facendo tutt'altro fuorché occuparsi della salvaguardia della struttura, come suo solito.
Sarebbero dovuti andare a cena fuori quella sera, essendo stati impegnati tutta la giornata in Istituto.
CC aveva deciso che si scocciava di dover ordinare nuovamente da asporto dopo i soliti vani tentativi culinari di Alice. Diceva che era sia per il bene suo che della loro cucina. A quel "loro" lo stomaco di Alice aveva fatto le capriole, nonostante fossero passati diversi anni ormai da quando stavano ufficialmente insieme e da quando convivevano nell'attico di CC. Era sempre un'emozione per lei ricordarsi che lui, l'uomo più affascinante e stronzo che avesse mai incontrato, e che, a parer suo, ci fosse sull'intera faccia del pianeta terra, avesse scelto proprio lei.

Girò la pagina del verbale che stava minuziosamente studiando, portò la matita alla bocca e con la mano libera si aggiustò una ciocca di capelli che copriva la visuale della sua lettura.
Allo stesso tempo, CC si era spostato e, con passo felino e movimenti leggeri, aveva chiuso dietro di se la porta avvicinandosi poi alla scrivania della sua Alice.
Solo quando fece leggermente ombra sui fogli, Alice alzò lo sguardo e si rese conto della sua presenza.

«Claudio! Da quanto sei qui?»

«Devo ammettere che anni fa avrei pagato oro per vederti così.»

«Così come?» domandò, appoggiando la schiena contro schienale della sedia, continuando a guardarlo, agganciando i suoi occhi e perdendosi in quel meraviglioso oceano.

«Diligente, studiosa.» disse lui, ricambiando lo sguardo con intensità, facendo qualche passo verso di lei, aggirando la scrivania e raggiungendola alle spalle, iniziando in seguito a farle un leggero e piacevole massaggio.

«Mhhh ... sono sempre stata diligente e studiosa.» mugugnò lei, cercando di ribattere con convinzione ma perdendosi nella beatitudine di quei tocchi.

«Questo l'hai sempre fatto, dire le bugie ... ma non ci sono mai cascato.» sussurrò CC al suo orecchio, sfiorando volutamente il lobo della ragazza con la punta del naso.

«Claudio ...» lo richiamò, con gli occhi chiusi, ammaliata e sopraffatta dal modo di fare del suo uomo e dal forte profumo di Declaretion che, nonostante un'intera giornata di lavoro, era ancora percettibile sull'uomo.

Lui non le diede retta, anzi, girò la sedia in modo da ritrovarsi frontalmente alla ragazza e si abbasso quel tanto per poterle sfiorare le labbra, senza però baciarla. Voleva provocarla, nonostante la desiderasse ardentemente.
Non riusciva a spiegarsi, ancora oggi, come sia potuto accadere che un uomo come lui, indipendente e sempre propenso alle avventure di una notte, incapace di legarsi sentimentalmente a qualcuna, fosse riuscito ad innamorarsi in quel modo così totalizzante ed appassionante della donna che aveva davanti e che la desiderasse ancora oggi come il primo giorno.

«Dovremmo andare a cena ...» cercò di restare vigile lei, seppure in una vana speranza di riuscirci.

«Ho fame di ben altro ...» mormorò a pochi millimetri dalle sue labbra, ancora senza poterle assaporare come avrebbe voluto.

«Potrebbero scoprirci ...» si difese, cercando di mantenere un minimo di raziocinio. Proprio lei, che non sapeva nemmeno cosa fosse.

«Non è mai successo ... ricordi?»

Furono quelle parole che spinsero la ragazza a riaprire gli occhi ed a perdersi nello sguardo di CC, causa di annegamento ed unica fonte di salvezza.
Sapeva benissimo a cosa si riferisse e, il sapere che lui si ricordasse di ogni momento intimo che avessero vissuto nell'Istituto non aiutava minimamente il suo intento di tenere il punto per opporsi a lui.

Lui la prese per mano e si alzò, essendo stato leggermente piegato sulle ginocchia fino a quel momento, tirando lei insieme a lui, invitandola a seguirlo.
Ma lui non doveva chiederglielo, avrebbe voluto dire Alice.
Lei l'avrebbe seguito ovunque, anche in capo al mondo, se lui gliel'avesse chiesto.

Quando si trattava di loro due però, le parole erano da sempre superflue.

I loro occhi, le loro mani, i loro corpi e le loro labbra parlavano per conto delle loro menti e dei loro cuori.

E così fecero anche quella sera.
In quello studio che un tempo era stato del dottor Claudio Conforti e che, dopo la sua promozione a vice Direttore, era diventato l'ufficio della sua allieva migliore, laureatasi e specializzatasi cum laude, nonché vincitrice di un dottorato di ricerca, la dottoressa Alice Allevi.

Proprio in quello studio che era stato testimone di sguardi complici, litigi, carezze, schiaffi morali, dichiarazioni disperate, parole non dette ma anche di sospiri, baci, promesse silenziose.
Proprio tra quelle quattro mura, con il mondo fuori, si amarono come quella sera di tanti anni fa, sullo stesso divano di pelle nero, prima di tornare a casa loro ad amarsi ancora.

Era vero, il suo CC isuoi momenti ce li aveva, ed ora lei li ricordava tutti.








FINE

spero vi piaccia, presto

Soso

Alice&CC • One Shot - Viceversa ♡Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora