CAPITOLO 4. IL FLUIDO

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Al centro trovo una specie di scatolina tecnologica, ha la forma cubica e su di essa ci sono molte incisioni strane, aliene; è fatta di uranio e sembra quasi assorbire la scarsa luce presente nell'ambiente. Nel suo interno trovo l'attrezzo, a noi mancante, che ci servirebbe per riparare la nostra vecchia astronave che utilizzeremo, una volta tutti pronti, per fuggire lontani da questo malvagio pianeta. Non volendo rischiare di bruciarmi con il liquido biancastro che fuoriesce dal bulbo, lo prendo con molta cautela con i miei super guanti.
Ora devo cercare i miei colleghi e, una volta che ci saremo radunati, potremo partire. Eh, una parola...
Prendo sempre dal mio kit una tenda portatile e la pianto al confine tra le dune di sabbia che circondano il labirinto e il bosco magico. Quest'ultimo scompare con il sorgere del Sole e riappare con il giungere del tramonto.

*8 a.m., la mattina seguente*

Mi sveglio e, dopo essermi un pochino sistemata, decido di dirigermi verso il labirinto. Appena entrata, trovo steso a terra mezzo bruciato il mio odioso collega Gabriel. Deduco che, toccando il fluido biancastro, sia morto; il corpo fuma ancora quindi credo che l'incidente sia avvenuto poco tempo fa.
Sono terrorizzata sempre più, temo di essere l'unica rimasta e mi domando se riuscirò mai a sopravvivere. Avvolta dalla tristezza, ma con determinazione, continuo la mia "passeggiata".

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