Capitolo 12: Buongiorno

530 28 1
                                    

Tutti sogniamo il classico risveglio romantico, dove ignari dell'alito cattivo, come nei film i due protagonisti si baciano senza se e senza ma. La realtà invece ci riporta che al risveglio l'unica cosa che realmente desideriamo sia il silenzio e una buona tazza di caffè: ed ecco come a quest'ultimo dedichiamo il primo, serio e desiderato bacio della giornata.
La mia vita nell'ultimo anno e mezzo è ruotata attorno a questo delicato passaggio, che come per molti determina tutto lo svolgimento dell'intera giornata: darsi il buongiorno quindi diventa una pratica fondamentale, soprattutto quando si è single.
Non ho mai avuto grandi aspettative di prima mattina, nemmeno quando stavo con Josh: quelle volte che ci trovavamo a dormire insieme e quindi darsi poi il "buongiorno" la mattina seguente, nella grande maggioranza dei casi ci svegliamo troppo tardi rischiando più volte di arrivare in ritardo alla lezione. Josh poi non è mai stato un ragazzo dalle grandi aspirazioni romantiche e quindi il massimo del suo amore nei miei confronti di prima mattina, si riduceva nel pagarmi la colazione al bar.
Adesso che son single, il mio buongiorno solitario non è cambiato di molto sul svegliarsi tardi rischiando ogni volta il ritardo, ma mi sto impegnando a migliorare: la mia giornata quindi parte alla grande se, invece di mangiare un toast mentre mi vesto ed esco di casa ancora con il boccone in bocca, riesco ad alzarmi alla prima sveglia e far colazione seduta, sorseggiando anche una bicchiere di succo d'arancia.
Sveglia che, la sua musica ora risuona nell'aria facendomi tornare leggermente al mondo dei vivi: facendomi trovare in quel limbo meraviglioso che sta nel mezzo tra l'essere svegli e il ripiombare da li a breve nuovamente nel sonno profondo, dove il flusso di pensieri traversa la mente come un fiume in piena.
Realizzo però che non è il suono della mia sveglia, dato che la sua musica soave cerca di invitarvi a un risveglio quasi da mondo delle fiabe, al contrario della mia che mi richiama in una marcia militare, che talvolta credo svegli l'intero condominio.
Apro gli occhi e metto fuoco ciò che mi circonda: i raggi del sole cercano di entrare dalle fessure di una finestra coperta da una tenda scura illuminando di quel poco la stanza ben arredata in un stile semplice e moderno. Al lato del letto un gattone grigio raggomitolato, apre immediatamente gli occhi di color arancione acceso, appena mi alzo un po con la schiena.
« Tu devi essere George.» mi allungo di quel poco per accarezzarlo.
Sono da sola, cioè oltre al gatto, sono da sola.
Mi sporgo dall'altra parte del letto per spegnere la sveglia di Keyline: ebbene si, questa volta so benissimo dove sono e come ci sono arrivata sebbene mi sento ancora assonnata.
Ma lei dov'è?
I ruoli sembrano essersi invertiti, mi aveva fatto promettere di non scappare quando ora è lei a non essere presente nella stanza. Onestamente ora che mi ci trovo nella situazione che gli ho fatto provare, non è per niente piacevole sapere di essersi addormentate insieme, per ritrovarsi poi da sole.
Resto ferma ancora un po a fissare il vuoto, poi il gatto, e ancora il vuoto, quando la porta scorrevole della camera situata davanti al letto si apre:
« Buongiorno...» Keyline resta ferma sulla soglia, già vestita e mi fissa sorridendo « Ho dimenticato di spegnere la sveglia! Mi dispiace... Dormito bene..?»
« Che ore sono?» Chiedo stupidamente, quando in realtà mentre gliela spegnevo io, avevo buttato l'occhio.
« Quasi le nove...»
Mi alzo di scatto.
« Cazzo! Oddio è tardi per te!? Da quanto sei sveglia? Devi andare a lavoro! Merda è anch' io dannazione!» mi alzo, guardandomi attorno alla ricerca dei miei vestiti della quale non ho il ricordo di dove li ho lasciati.
« Sono in bagno!» esclama Keyline capendo il mio intento « Ma Samantha tranquilla! Wonder Woman è un film...! Quando ho reperibilità notturna, i miei appuntamenti non partono mai prima delle dieci. Se poi capita che invece nessuno mi chiama, allora son io a presentarmi in clinica in orario. Tu piuttosto, a che ora devi essere a lavoro?»
« Per le undici...»
« Abbiamo allora ancora un po di tempo!» mi tranquillizza.
Keyline avanza di qualche passo e da una piccola spettinata di pelo al gatto, che non sembra aver apprezzato il gesto, dato che con una zampa cerca di afferrarle la mano. « Sai di solito George si alza con me appena mi vede dirigermi in cucina. Invece stamattina ha preferito restare ad osservare l'intrusa.»
« Ci siamo appena presentati.» mi avvicino « Adesso puoi riprenderti il tuo posto, te lo lascio.» Gli spiffero con Key, che al mio fianco mi sorride. « È da stupidi parlare a un gatto?»
« Se fosse da stupidi, allora io sarei da ricovero in psichiatria!» ironizza « caffè...?»
« Se non l hai già bevuto...Prima però preferirei passare per il bagno.» esclamo indicando il suo abbigliamento del tutto incoerente al mio. Stranamente, cerco di star concentrata a guardarle gli occhi, sentendo però il desiderio puntarle le labbra. Keyline sembra essersene accorta e indietreggia quel poco morsicando il labbro inferiore.
« Non sono sveglia da molto.»
« Potevi chiamarmi!» ribatto seguendola, troppo vicina al suo corpo. Ma mi lascio accompagnare, le permetto di spiegarmi dove trovare un asciugamano, e da vera padrona di casa mi mostra anche un bicchiere con del collutorio.
« Volevo preparare la colazione, dato che qualcuno l'ultima volta non mi ha lasciato l'opportunità di fargliela.»
« Temevi che me ne sarei scappata ancora?»
« Forse...»
Keyline indietreggia, mi chiude la porta e mi lascia sola.
Quando esco non avevo fatto caso a come il suo appartamento sia grazioso: l'arredamento neutro e semplice senza tanti soprammobili o oggetti vari sparsi per casa ti da la sensazione di spazi ampi, in una parete più vasta dei quadri con raffigurate dei enormi fiori d'orati a sfondo nero regala quel tocco di diversità al tutto l'insieme.
La cucina è spaziosa, separata dal salotto da una porta ad arco che vista sul divano ampio ad isola: finestrato, si intravede un piccolo poggiolo con delle piante. Ma nel complesso è proprio quel genere di casa che avrei sempre voluto viverci.
« Hai una bella casa...» non posso che non complimentarmi mentre mi siedo su un sgabello della cucina.
« mi piacerebbe poterla riempire un po... cambiare arredo, che ne so... delle volte la trovo come un po spoglia.»
« A me piace molto così semplice!» È sono onesta, dato che a NY nel palazzo dove abitavo dovevo star attenta ad ogni angolo della casa dove soprammobili o oggetti costosi di ogni tipo riempivano tutti i mobili. Tutto troppo caotico facendomi provare pietà per le domestiche che ogni giorno dovevano porre attenzione quando passano a pulire.
« E a New York? Com è casa tua?»
Come se mi stesse leggendo nel pensiero, mi trovo un po 'in difficoltà a rispondere: cosa posso dirle? Di certo non mi va di raccontarle la verità, sebbene non ho nulla di cui vergognarmi.
O forse si?
« Un appartamento, un po 'più grande di questo. Sono onesta nel dire che l'arredo tuo mi piace, perchè mia madre è un po 'all'antica come gusti. Poi credo, che per quanto fosse grande lei lo avrebbe riempito con ogni oggetto possibile.»
« Li senti i tuoi? Cioè...vi chiamate ogni tanto?»
« No.» secca e fin troppo sincera, mi rendo conto solo dopo averlo pronunciato che quel no, suona malinconico.
Keyline mi versa il caffè, e mi porge anche dei muffin che ad occhio son freschi e appena sfornati. Fortunatamente, evitando di porre altre domande.
« È questi?!» Le chiedo meravigliata.
« Sono la causa del mio cambio di vestiti»
« Sei andata a prenderli finché dormivo?!»
« Non proprio! Non sarei riuscita ad essere così veloce. Una mia amica abita vicino alla pasticceria che li vende. Gli ho inviato un messaggio. Ma potevo scendere in strada in pigiama.»
« Wow!» non riesco a pronunciarmi di più.
Nessuno si era mai impegnato tanto per me, facendomi trovare qualcosa di buono da mangiare di prima mattina: Keyline tra l altro, deve averne ordinati anche per i colleghi in clinica, dato che davanti avrò circa una decina.
« Suggerimenti? Non so quale scegliere...» commento indecisa tra quelli al cioccolato di vario genere e quelli classici con nocciole, pistacchi o frutta.
« Quello che vuoi... non sapendo i tuoi gusti ne ho fatti prendere uno per tipo»
« Sono tutti per me?»
Keyline mi guarda e sta in silenzio, alzando le spalle e bevendo il caffè non commenta la mia domanda.
« Ma tu sei...! Sei...! Oddio!» Mi alzo senza tanto pensarci sopra e gli piombo addosso in un abbraccio che la fa sorridere e forse imbarazzare, dato che quando la guardo noto un certo rossore in viso. Ma non mi importa, decido di sedermi accanto e non di fronte come ero in partenza.
« Almeno lasciamene uno!» si difende.
« La dovrò ringraziare...» esclamo afferrando un muffin al cioccolato.
« chi?»
« La tua ex! Se non avesse fatto la stronza incompresa, saresti con lei ora e non con me. Non avrei mangiato questi muffin, e ne tanto meno avrei vissuto la mia prima esperienza da veterinaria.»
« È perchè dovresti ringraziarla?»
« Perchè mi ha permesso di conoscerti.». Lo affermo sinceramente.
In effetti, il muffin è straordinario, anzi è tutto straordinario ed è una situazione di vita quotidiana che un po 'ora mi manca.
« E io? chi devo ringraziare?» Mi chiede maliziosa guardandomi di profilo, siamo talmente vicine che le nostre spalle si sfiorano appena. Talmente vicine che posso annusare il suo caffè. Sentire un profumo che deve essersi spruzzata poco prima di svegliarmi.
« Il tassista...? Julia e i suoi drink...? Non saprei...magari anche nessuno» dico ironicamente, ma non ricevendo risposta quando mi volto a guardarla, Keyline sembra aver preso quella domanda seriamente « Davvero? Sei seria?»
« Si.»
« Allora dimmelo tu, chi dovresti ringraziare?»
Mi metto ad osservarla, mentre ancora con la tazzina tra le mani sembra persa con sguardo in un pensiero che evidentemente sta elaborando prima di esporlo.
« Da parte mia, sento che dovrei ringraziare te!»
« Io...?» Chiedo imbarazzata, mentre riformulo la frase che ho appena sentito.
« Si te! Sei tu che mi hai invitato, sei tu che mi hai offerto i drink, sei tu ad averti dimenticato il telefono. Sei tu per tante cose... Se fosse per me, quella mattinata in taxi non avrei avuto tanto coraggio a invitarti» mi guarda « Sarei finita con il recarmi a lavoro, chiedendomi per tutto il restante della giornata chi fosse quella bella ragazza a cui ho rubato il taxi.»
Keyline è seria e io mi trovo disorientata nel capire realmente cosa vuole dirmi, insomma: non mi sembra di aver fatto nulla di eclatante.
« Avrei accettato.» cerco di balbettare qualcosa di sensato, ma Keyline mi ruba la parola.
« Da quando ti ho conosciuto, mi sento diversa. Ti dirò, fino a due giorni fa credevo che la mia vita si sarebbe conclusa da sola con il gatto. Che dopo Brittany non avrei trovato più nessuno. Ho pianto per lei fino alla sera prima di incontrarti! Da due giorni a questa parte, di lei, si è zittito tutto.»
« Quindi... cosa vorresti dirmi? Che hai intenzione di conoscere altre ragazze grazie a me?» Chiedo quasi con un filo di voce e con il cuore in gola.
« Subito su due piedi così no! Voglio prendermi un po di tempo per me. E poi chi lo sa? Magari ruberò un altro taxi e ci troverò l'amore della mia vita.»
« E quando eri con me. A chi pensavi?» diretta e spontanea, non voglio che lei cerchi altre donne. Non ora, non con la confusione che ho dentro di me a causa sua. Ho come il desiderio di sentire pronunciare il mio nome.
Keyline appoggia la tazza, mi guarda dritta negli occhi per far cadere lo sguardo sulle mie labbra.
I nostri sguardi si incrociano, e il mio non riesce a non cadere anche sulle sue labbra. Sembra istintivo, l'impulso che sento da dentro e che richiama la mia attenzione nel desiderarle nuovamente.
« A cosa ho pensato...» si chiede sottovoce, rimanendo ferma a fissarmi, si morde una seconda volta il labbro, forse capendo le mie intenzioni, starà pensando a quello che sto pensando io. Il tempo in questo breve istante sembra bloccato, non sento niente se non il desiderio di avvicinarmi lentamente.
« Eravamo io e te. Solo io e te.» le sussurro lentamente dato che i nostri nasi si stanno incontrando prima delle nostre labbra.
Siamo vicine, talmente vicine che questo momento timido ma intenso sta solo aspettando che una delle due prenda l'iniziativa: posso sentire il suo respiro, ammorbidisco le mie labbra, dato che solo un foglio di carta sottile le separa dalle sue.
Il cuore mi pulsa a mille e tra tutti i primi baci che ho dato nella mia vita: questo è diverso, questo mi fa sentire un'altra, questo sta facendo ballare il mio cuore quasi come avessi di fronte l'idolo della mia vita.
Ma...
Suona un telefono sopra il tavolo. Non il mio, e nemmeno quello che ha suonato in camera da letto, un terzo che urlante ci distanza in un secondo.
« Cazzo!» si alza Keyline « È quello della clinica.» non termina nemmeno la frase dato che evidentemente scocciata si alza e risponde.
Sospiro dispiaciuta per quella magia che si stava creando, sfumata nel giro di un secondo ma che non mi ha fatto passare la voglia di baciarla. Mi sento ancora agitata per quello che sta succedendo e quando esco lei mi sta aspettando sulla soglia della porta.
« Successo qualcosa?»
« Melinda è in clinica e vuole vedermi.» dispiaciuta in volto, rimane ferma a guardarmi. « Ti porto a casa?»
« No! Allunghi solo il percorso! Keyline va a lavoro... Ne approfitto per fare una passeggiata e poi chiamo un taxi»
« Samantha! Sul serio...! Non muore se aspetta cinque minuti di più.»
« Lei no. Ma io si. Ho bisogno di prendere aria.» mi avvicino, afferrando le mie cose.
« Per quello che stava succedendo?»
« Anche...» esclamo sincera.
Keyline guarda il soffitto, poi il telefono e poi me.
« Mi piaci.» esclamo altrettanto sicura « Come persona...»
« Ma non sei gay.»
« No.» affermo « Ma nemmeno voglio usarti per capire cosa mi ha spinto a venire con te.»
La sorpasso e mi dirigo verso l'uscita. Poi ci ripenso, indietreggio e gli lascio un tenero bacio sulla guancia « Ma grazie...» gli faccio l'occhiolino e insieme ci dirigiamo alla macchina.
Keyline taciturna, sale senza invitarmi nuovamente. Abbassa il finestrino, guarda la strada e sospira.
« Ci sentiamo più tardi.»
« Si...» le rispondo prima di vederla partire.
Ma se quel bacio non fosse stato interrotto? Come avrei reagito?

Insegnami a restareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora