Capitolo 18

2K 126 35
                                    

"La terra è una nave troppo grande per me. È una donna troppo bella, un viaggio troppo lungo, è una profumo troppo forte, una musica che non so suonare. Non scenderò dalla nave, al massimo posso scendere dalla mia vita. In fin dei conti è come se non fossi mai nato. Sei tu l'eccezione, Max, solo tu sai che sono qui. È sei una minoranza, non ti resta che adeguarti. Perdonami, amico mio, ma io non scenderò." La leggenda del pianista sull'oceano.

***

"... e poi ha ordinato due hamburger doppi e li ha finiti in cinque minuti. Assurdo!" racconto a Ian, mentre lui ripulisce il piatto della cena.

Mi ascolta distratto, sorride appena, come se non avesse prestato attenzione a una sola parola. Come se non fosse qui con la testa.

É da due settimane che va avanti così, che c'è solo fisicamente. Da quando Will è partito, non è più lo stesso e io non so più come consolarlo, come destarlo dal letargo nel quale è piombato.

Gli rimbocco il piatto con una seconda porzione abbondante, verso l'acqua nel bicchiere fino all'orlo e riempio il silenzio intorno a noi con le mie chiacchere. Per quel che posso, colmo il vuoto che la partenza del fratello gli ha lasciato addosso.

É mercoledì sera e, come sempre, dopo aver staccato dal lavoro è andato direttamente in palestra, prima di venire qui. É stanco, glielo leggo in faccia; si alza per aiutarmi a sparecchiare, ma lo fermo e lo faccio accomodare sul divano, mentre io carico la lavastoviglie e preparo un caffè per tutti e due.

Con lo stesso sorriso rassicurante che mi sforzo di esternare da una quindicina di giorni, gli porgo la tazza fumante e mi volto per tornare nella zona cottura e finire di pulire. Questa volta mi ferma, cattura le mie dita nelle sue e mi guarda, mi guarda davvero, come non fa da un lasso di tempo ai miei occhi infinito.

"Vieni qua..." Con la sua voce roca e profonda, mi invita a sedere sulle sue gambe.

Obbedisco felice, quasi bramosa di un contatto. Fissa il mio viso, lo studia come se fosse la prima volta che lo vede, con lo stessa ammirazione, mi accarezza una guancia e poi le sue mani piene d'inchiostro scendono lungo la mia schiena e mi fanno rabbrividire. Abbandona la testa contro il mio petto e mi stringe tanto forte da togliermi il respiro.

Non sei solo, amore mio. Io sono qui, sono qui con te.

Inspira ed espira a fondo e io gli accarezzo i capelli privi di gel dopo la doccia. Si gode il mio tocco e io mi riempio l'anima del suo, consapevole che questa potrebbe essere solo una breve parentesi prima del ritorno all'apatia.  

Quando scosta il viso dal mio seno e mi guarda negli occhi, i miei sono velati di lacrime. Non so cosa darei per scacciare la nube nera che aleggia sulla sua testa.

"Potresti avere il mondo ai tuoi piedi, che ci fai con un disastro come me?" mi chiede triste, col cuore a pezzi e chissà quali tormentati pensieri in mente.

Faccio scivolare i palmi delle mani sul suo petto scolpito e marmoreo e penso che io ho già il mondo ai miei piedi. Sono la regina di un universo splendido che porta il suo nome, il solo regno che desideri.

"Non lo so, sarà merito dei pettorali sodi o di tutti questi tatuaggi." Il mio indice segue l'intricato disegno tribale che spunta dalla sua T-shirt e risale fino al collo.

Ian ride, Dio Santissimo, la prima vera risata che gli vedo fare da giorni.

Questo è l'amore: lui sorride e io mi sento felice.

"Sto con te perchè sei la mia casa, la mia famiglia, l'amore che non ho mai avuto. É questo il mio posto, al tuo fianco, per sempre", dico seria, come se questa fosse la poesia che sognavo di recitare da tutta la vita.

All Of YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora