Capitolo 5

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Come previsto Hoseok non ha saputo nulla, dimostrandosi anche piuttosto offeso dalla mia assenza al suo spettacolo.
Da quel giorno è abbastanza schivo e da poco ha deciso di interrompere le lezioni di piano per due settimane durante le festività invernali; quindi lo vedo solo a lavoro e ci sentiamo per telefono, anche se ora come ora la nostra relazione è un po' tesa.
Tra pochi giorni è Capodanno e io, Namjoon e Jungkook, siamo stati invitati a passare il fine settimana nella casa in montagna di Seokjin, in cui terrà una festa per la fine dell'anno.
Con noi sono venuti anche Jimin e Taehyung, anche loro aiuteranno con i preparativi e come ciliegina sulla torta, anche Hoseok è qui.
Siamo arrivati da poche ore, oggi c'è un vento terribile e nevica.
Jungkook come al solito è più che entusiasta di essere qui con noi, ha già deciso di realizzare un video su questo viaggio e ora sta facendo un servizio fotografico al suo adorato Taehyung, con qualche scatto di coppia con Jimin, che proprio non ce la fa a non stare al centro dell'attenzione.
Namjoon invece si è già rintanato nella stanza in cui dormirà con Seokjin, ha del lavoro da finire e vuole concludere il tutto il prima possibile, in modo da godersi la vacanza. Mi ha confessato di essere un po' agitato, conosceremo molti amici di Seokjin che non ha ancora mai incontrato.
Hoseok non è nei paraggi, Jungkook lo sta cercando per fare qualche foto e video anche a lui, ma immagino sia dentro a scaldarsi, impegnato com'è ad ignorarmi.
Di certo non sarò io ad andarlo a cercare, ora mi trovo nella veranda, avvolto nel mio cappotto, con la sola compagnia del proprietario della villa, mentre mi guardo attorno curioso.
«È dei tuoi genitori questa casa?» chiedo ammirando le dimensioni della villa, ora ricoperta da uno strato spesso di neve.
Seokjin sbuffa «No, me la sono presa io appena ho fatto un po' di soldi».
«Pensavo che i tuoi fossero ricchi», dico sinceramente.
«Pensavi fossi raccomandato?»
Sempre molto diretto... «Non intendevo questo».
«Ci sono entrato con il mio bel faccino nel mondo della moda», precisa, «e i miei non hanno fatto altro che ostacolarmi, non è facile scegliere una strada non comune. Tu dovresti saperne qualcosa», dice voltandosi verso Jungkook e i suoi modelli.
Sorrido leggermente, sembra davvero felice.
«È bello che tu gli sia vicino», mi dice e io mi chiedo se effettivamente per Kookie sia così, «io non avevo nessuno accanto alla sua età, ed è davvero dura».
Sorrido appena, colpito dalle sue parole «In qualche modo pensavo che la tua vita fosse sempre stata perfetta», ammetto.
Lui ghigna, quasi divertito, ma nelle sue parole si sente chiaramente l'amarezza «È il mio lavoro, far credere agli altri di avere una vita perfetta».


Se la serata è iniziata in maniera abbastanza serena, ora la situazione è piuttosto critica.
Domani è la vigilia di Capodanno, Hoseok credo mi odi e io mi trovo con lui nella casetta di un cacciatore mentre la fuori impervia la tempesta.
Per spiegare come sono finito in questa situazione assurda dovrei tornare indietro di qualche ora, quando Seokjin si è accorto di essersi dimenticato a casa una buona quantità di alcolici.
Ha invitato parecchie persone che arriveranno domani e a Capodanno l'ultima cosa che può scarseggiare sono gli alcolici, così mi sono offerto di andare in paese a prenderli, in modo da restare un po' da solo.
Ecco, mai fatta scelta peggiore, visto che Hoseok ha deciso di accompagnarmi.
Sta di fatto che ora Hoseok è l'ultimo dei miei problemi, perché a causa di un'improvvisa tempesta ci siamo dovuti fermare e l'unico rifugio che abbiamo trovato nei paraggi è appunto questo posto.
Il proprietario non si offenderà se ne usufruiamo senza permesso spero, comunque, era necessario forzare la serratura, in auto è impossibile stare e non voglio morire sperduto in montagna.
Quindi ora mi trovo seduto su un lettino singolo, mentre cerco di capire cosa mi sta dicendo Seokjin dall'altro capo del telefono, la linea è disturbata.
Nel frattempo, Hoseok mi osserva a braccia incrociate, quasi mi sembra di poter vedere l'espressione offesa.

«Ho avvisato gli altri, dobbiamo aspettare che la tempesta finisca, uscire è troppo pericoloso.»
Non ricevo risposta, com'è prevedibile...
«Tremi ogni volta che i muri vengono scossi», gli faccio notare, «sei li tutto serioso ma hai paura di una tormenta».
«Non voglio morire in un'abitazione costruita da un tizio a caso nel bel mezzo della montagna», dice quasi istericamente.
«Non moriremo qui, i cacciatori ci passano tutta la stagione di caccia, fanno case migliori di quella in cui vivi».
Sbuffa contrariato, non credendo ad una parola «Come vuoi, perché ti sei portato l'alcool? Hai intenzione di ubriacarti?»
«No, ma se la mia macchina va a puttane almeno non ho speso soldi per niente.»
Inizia a picchiettare il dito sul tavolo nervosamente, chi avrebbe mai pensato che l'allegro e solare Hoseok fosse così spaventato da certe cose.
«Vedrai che tra un'oretta si sarà calmata.»
«Un ora con la tua sola compagnia mi ucciderà», dice aspramente.
Alzo gli occhi al cielo e mi siedo più comodamente sul letto, avvolgendomi in una coperta e decidendo di ignorarlo.


Non capita spesso che io mi sbagli, modestamente, ma la tempesta va avanti da tre ore, ormai ho acceso il fuoco e inizio a temere che dovremo passare la notte qui.
Naturalmente Hoseok non mi ha aiutato a fare nulla, limitandosi a starsene immobile su quella sedia a congelare.
«Vieni a scaldarti.»
«No, grazie.»
«Hoseok...»
«Puoi lasciarmi stare?» mi chiede scocciato.
«Cosa c'è che non va in te?», chiedo infastidito, «odiami se vuoi, ma vieni a scaldarti».
Esita per un attimo, ma poi si alza e si siede sul letto davanti al camino rigidamente.
Alla fine, tra commenti piccanti e battibecchi, decidiamo di addolcire quella serata con qualche bottiglia di vino.


«Mi sa che dovremo dormire qui...» dico stancamente, entrambi seduti sul letto a guardare il fuoco flebile, mentre mi rigiro tra le mani la bottiglia di vino che abbiamo bevuto rozzamente a canna.
Hoseok ridacchia, almeno l'alcool l'ha reso un po' più allegro «Pensavo che piuttosto di accettare una cosa simile ti saresti tuffato nella tempesta».
«Il pensiero l'ho avuto, ma va bene anche così», lo prendo in giro.
Lui sorride aspramente «La cosa divertente è che probabilmente non stai nemmeno scherzando».
«Ma che hai che non va?», mi lamento.
«Perché non sei venuto allo spettacolo?», sputa.
Sbuffo divertito «Serio? È stato un mese fa».
«Si, e poi c'è il fatto che mi ignori», la sua voce è tutt'altro che gentile, «quasi dimenticavo quel piccolo dettaglio».
«Ho avuto un imprevisto quel giorno.»
«Potevi almeno avvisarmi, avevi promesso di venire e poi non è solo quello...»
«Non pensavo ti importasse tanto.»
Prende un respiro profondo, credo per calmarsi «Ci scriviamo ogni giorno, da agosto non vado a letto senza averti dato la buonanotte, ci vediamo tutti i giorni e secondo te non mi importa tanto?»
Mi stringo nelle spalle «Non saprei», per qualche ragione questa conversazione mi sta turbando.
«E poi perché ogni volta che cerco di parlarti fai il vago?»
«Le conversazioni troppo lunghe mi annoiano», invento una scusa al momento, «e poi cosa devi dirmi di tanto importante?»
«Lascia stare», risponde visibilmente irritato, le braccia incrociate al petto.
«Se non mi spieghi non posso capire», insisto.
Lui fa ciondolare le gambe che pendono dal materasso, poi sospira profondamente, come a darsi coraggio «Non sono sicuro che tu voglia saperlo».
«Dai, parla» dico con insistenza, pentendomi un secondo dopo della mia testardaggine.
«Come vuoi», dice irritato, «mi piaci, ok? Ti diverti a vedermi mentre mi umilio o davvero non lo avevi capito?»
Le mie labbra si schiudono leggermente, mostrando tutto il mio stupore.
Quelle parole hanno il potere di farmi accelerare il battito cardiaco e farmi sudare freddo.
«E in caso non lo avessi capito, sappi che sei davvero stupido», rincara la dose lui.
Non posso crederci che lo abbia detto con così tanta leggerezza.
«Ma tanto non sono ricambiato», dice poi in un sussurro, «quindi non importa».
In quel momento l'impellente desiderio di vederlo in faccia si fa strada dentro di me, vorrei litigare, urlargli addosso e vedere la sua espressione ferita. Poi il solo pensiero di farlo star male mi angoscia.
Mi accorgo che sta piangendo quando lo sento tirare su col naso.
Si asciuga una lacrima e si allontana un po' da me, «Non ci si comporta così», mi sgrida debolmente.
Non è stata la sua confessione a stupirmi, quello che mi sconvolge sono le sensazioni che le sue parole riescono a provocarmi.
Così, con il cervello completamente in subbuglio, dico la prima cosa che mi viene in mente, «C'ero».
Lui si gira verso di me «Cosa?»
«Allo spettacolo, sono venuto ma non te l'ho detto.»
Le mie parole vengono seguite da un lungo silenzio.
«Perché?» chiede esterrefatto.
Io mi limito a tacere, perché la verità è che quando si tratta di Hoseok spesso non so il motivo per il quale faccio le cose.
«Dio», scoppia furente, «dovresti scrivere una guida per far capire a noi mortali come funziona il tuo cazzo di cervello».
Sorrido appena «Non sono mai stato una persona facile».
Non posso vedere il suo sguardo ma lo sento carico di odio «E allora perché mi eviti?»
Ci metto un po' a rispondere ma lui mi lascia tutto il tempo necessario «Lo hai detto tu che le novità mi spaventano no? Forse tutto questo mi spaventa», ok, suona equivoco, eppure non mi sono mai chiesto cosa fosse per me Hoseok: Un amico? No, non posso paragonarlo a Namjoon, ma non è nemmeno uno dei tanti Senza-Volto...
Non posso ricambiarlo, non posso essermi innamorato di uno di loro.
Si fa di nuovo più vicino a me, con una sicurezza nella voce che mi destabilizza «Fai tanto il serioso ma hai paura dei tuoi sentimenti?» si prende la sua rivincita.
Rimaniamo in silenzio per un po', entrambi in contemplazione di chissà che cosa, lui giochicchia con la manica del mio maglione, apparentemente assente.
«Beh per me è stupido aver paura di quello che si prova.»
«Già, a volte penso che tu non abbia paura di niente», dico assorto, «ad eccezione delle tempeste».
Lui ridacchia «Forse hai ragione».
Segue un lungo silenzio e poi tutto prende una piega inaspettata.
In un attimo sento il suo profumo farsi più intenso e i suoi capelli pizzicano il mio viso.
Per qualche ragione Hoseok mi sta baciando e nonostante la confusione io non mi ritraggo, rimanendo inerme sotto quel tocco insicuro.
Anche se non posso vedere le sue labbra posso sentirne il sapore e comprovarne la morbidezza. Baciare Hoseok è come svegliarsi all'alba e iniziare la giornata ammirando l'aurora.
Lo sento sussultare quando ricambio timidamente quel bacio, seguito poi da altri sempre più impazienti.
Le sue mani scivolano lungo la mia schiena, provocandomi un brivido che mi percorre la colonna vertebrale.
Quando si sporge verso di me il mio corpo si muove quasi in automatico e lo stringo a me, godendo delle sue attenzioni finché non sale a cavalcioni sulle mie gambe, aggrappandosi alle mie spalle.
Anche le mie mani iniziano a vagare per il suo corpo, infilandosi sotto il maglione e tastando la pelle che inizia a scaldarsi sotto il mio tocco.
Nessuno parla più, è come se in un attimo ci fossimo stancati delle parole; in effetti, ora che il suo respiro è così vicino, non ho più bisogno di dire nulla.
Sono sempre stato un bravo oratore, ma per una volta voglio tacere e lasciarmi trasportare, voglio fidarmi di lui.
Il corpo di Hoseok è perfetto e io ho il previlegio di percorrerne la superfice con i polpastrelli.
Le sue mani accarezzando il mio corpo magro, si insinuano tra miei capelli, tirandoli appena, mentre le nostre lingue si cercano disperate.
Se in un primo momento il tocco di Hoseok è caratterizzato da una delicatezza di cui solo lui è capace, la stessa che lo rende così elegante nei movimenti e nella danza, più avanti il suo desiderio diventa più insistente, quasi violento; Le sue unghie segnano la mia pelle, le sue labbra lasciano morsi sul mio collo e sulle spalle, mentre le mani, ancorate ai miei capelli, li tirano con forza, conducendo questo gioco che mi sta facendo impazzire.
Mi maltratta come se mi stesse punendo per tutto quello che gli ho fatto e io che sono un masochista, sento di meritarmelo.
Ci troviamo presto senza vestiti, il suo meraviglioso corpo a proteggermi dal freddo.
Le nostre figure si muovono nella penombra di quel fuoco morente, i miei gemiti attuti dal cuscino contro il quale Hoseok mi costringe, mentre i suoi si uniscono alle note del vento che scuote quelle quattro mura, andando a formare la melodia più meravigliosa mai composta.
La tempesta, unica complice del nostro amore, per una notte mi rende libero, non esiste più nessun Senza-Volto, nessuna etichetta, per una notte sono solo un ragazzo normale che sta facendo l'amore con la persona per la quale ha perso la testa e il mio cuore sembra scoppiare dalla gioia a questa consapevolezza.
«Stai bene?» solo in quel momento mi accorgo che qualche lacrima sta solcando il mio viso.
Sorrido «Sì, ora sì».


Hoseok si addormenta quasi subito, entrambi avvolti nelle coperte, avvinghiati l'uno all'altro per scaldarci e perché in effetti non abbiamo la minima intenzione di stare lontani nemmeno un secondo.
Io invece, seppur sia stanco, resto sveglio ancora un po', la testa appoggiata al suo petto, a percorrere con lo sguardo la sua figura.
Nell'oscurità della notte mi sembra quasi di scorgere qualcosa nel suo volto. Dei lineamenti appena accennati, delle ciglia scure... Ma la stanchezza ha il sopravvento.
Mi addormento immaginando le sue labbra e sentendone ancora il sapore.


Quando mi sveglio è già mattina e mi sento ancora un po' stordito, Hoseok, seduto accanto a me, è già vestito, mi sorride e mi bacia sulle labbra.
«Ho sentito Jin hyung, ci aspettano», mi informa, porgendomi i miei indumenti, che ieri notte, incurante di tutto, ho lasciato sul pavimento.

Fuori nevica ancora e tira un vento forte, ma niente a che vedere con ieri, la mia auto è in qualche modo sopravvissuta e decido di far guidare Hoseok perché sono ancora stanco e nel frattempo mi concedo di ammirare i bei lineamenti del suo viso e il sorriso che lo accompagna da tutta la mattina.
«Sei felice?», gli chiedo.
Lui sbuffa divertito «Non montarti la testa ora».


Siamo arrivati a casa di Seokjin e dopo aver risposto alle mille domande di Taehyung, Jimin e Namjoon, Jungkook mi salta praticamente addosso «Sono morto di paura!» urla circondandomi le spalle, poi punta i suoi occhi nei miei, «Dove avete dormito?» e in quel momento realizzo tutto.
Questa mattina ho visto il volto di Hoseok e adesso...
Quelli sono i suoi occhi, il suo naso, il suo neo sotto il labbro e il suo sorriso da coniglietto; Jungkook è qui e posso vederlo, questo è il suo viso, il volto del mio fratellino.
Lo stringo in un abbraccio forse troppo sentito, ma era così preoccupato da non accorgersi di nulla.
Poi, sotto lo sguardo inerme di tutti, le lacrime iniziano a solcare il mio volto, mentre osservo la sua espressione esterrefatta «Hyung?»
«Scusami», dico in un sussurro, premendo il viso contro la sua spalla.
Chiedo scusa a lui, al mio migliore amico e a tutti quanti, perché questa notte ho capito che non è mai esistito nessun Senza-Volto, ero io che ero sempre stato cieco.
Tra i singhiozzi, sento la mano di Hoseok appoggiarsi alla mia spalla e stringerla con dolcezza.
In quel momento sento un calore pervadermi. Non voglio mai più privarmi di tutto questo.

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