Titolo: Hunters
Titolo capitolo: In Principio
Fandom: Supernatural
Rating: Giallo
Genere: Sovrannaturale, Angst, sentimentale
Avvertenze: AU /Dove Castiel è un cacciatore/, possibili OOC
Trama: Il ragazzo che gli aveva aperto la porta era poco più basso di lui, indossava una camicia bianca e un paio di jeans, portava gli occhiali e i suoi occhi erano azzurri, i capelli erano neri e lo stava guardando decisamente male, sì. –Dean Winchester, suppongo.- Disse il ragazzo guardando Dean dall’alto in basso. -Castiel Novak, il tuo compagno di stanza.-
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Au dove Castiel è un cacciatore.
Note: Un piccolo /piccolissimo/ aggiornamento sullo stato della fanfiction! Se ricordate le note del precedente capitolo ho detto che mancava poco alla fine della ff, ma sono costretta ad allungarla un po’, mi inventerò qualcosa lo giuro, perché la mia storia è stata scelta per partecipare a un concorso scolastico/ regionale I don’t know/, l’unico problema è che deve essere un minimo di cento pagine. Okay, probabilmente non importerà a nessuno, ma ci tenevo ad essere onesta con voi e così sapete il perché dell’allungamento della storia. Detto questo: Buona lettura.
Pontiac, Giovedì 24 Gennaio 1980
Quel giorno il gelo aveva colpito la cittadina di Pontiac, nessuno si sarebbe aspettato che il termometro scendesse sotto lo zero. Le poche persone che vagavano per le strade indossavano sciarpe e cappotti molto pesanti ed erano alla ricerca di un pub dove potessero riscaldarsi e, magari, bere qualcosa con gli amici. La calda luce dei lampioni illuminava le strade semideserte della località. Sembrava la scena iniziale di un film Horror: la quiete prima della tempesta.
-Forse dovremo tornare ai dormitori, sto congelando.- Commentò Summer stringendosi nell’enorme cappotto, la voce era smorzata dalla sciarpa che la ragazza si era messa intorno al collo e dove adesso cercava di rintanarsi cercando un minimo di calore. L’affermazione di Summer provocò solo una risata generale nei membri del suo gruppo che sembravano non sentire lo stesso gelo che affliggeva la ragazza. –Sei la solita guastafeste!- Rispose Abigail abbandonandosi a una lunga risata. Le sue guance erano rosse, come rossa era la punta del suo naso, Summer non sapeva se quel colore era dovuto al fatto che l’amica fosse ubriaca fradicia o semplicemente fosse una reazione causata dal vento gelido che stava soffiando. –Lasciatela stare. Summer… Oh, mi scusi. La signora Cooper ha di meglio a cui pensare, come a quello scansafatiche del suo fidanzato!- Intervenne Cheryl. Ancora una volta una forte risata si levò dal gruppo di amici.
-Smettetela di parlare male di Ronald, lui è un bravo ragazzo!- Summer cercò invano di difendere il fidanzato, ma le amiche non sembravano condividere a pieno il punto di vista della futura signora Cooper. –Sì, un bravo ragazzo che si è fatto tutto il dormitorio femminile.- L’affermazione di Dot fu accolta da Abigail e Cheryl con un sonoro ‘Ben detto sorella’.
Summer era al limite, sapeva bene cosa aveva fatto il fidanzato in passato, ma adesso era cambiato, aveva messo la testa apposto, non era più il dongiovanni di prima. Si toccò la mano sinistra e, da sopra il guanto, iniziò a tastare l’anello di fidanzamento che Ronald le aveva messo al dito il giorno in cui le aveva chiesto di sposarlo. –Un anello non cambia la natura di un uomo, sono tutti maiali insaziabili.- Continuò Dot porgendo a Summer un sacchetto di carta marrone dove dentro si trovava una bottiglia di liquore. Subito l’offerta fu declinata. –Dite quello che volete, io amo ‘Ron’ e insieme saremo felici.- Summer alzò appena il tono della voce, non sopportava che si parlasse male di Ronald. –Io torno nella mia stanza, domani ho lezione. Abbie, vieni?- Chiese la futura signora Cooper rivolgendosi alla compagna di stanza. –Vai a farti fottere dal tuo fidanzato!- Rispose Abbie. -Sì, vai a farti fottere dal tuo ‘Ron’.- Stavolta a parlare fu Cheryl. Summer, offesa profondamente dai commenti delle amiche, si mise le mani in tasca e fece ritorno alla sua stanza al dormitorio.
Abigail osservò l’amica andarsene e in un attimo di lucidità disse. –Non avremo esagerato? Siamo le sue amiche dovremo sostenerla…- Cheryl e Dot si scambiarono un occhiata. –Ho sentito che Ronald la sposa perché è incinta, lui lo fa solo per il bambino, figurati se ama Summer!- Rispose Harmony poco prima di bere un sorso dalla bottiglia. Il discorso cadde nel dimenticatoio e subito, le ragazze, ripresero a bere dalla bottiglia di liquore.
L’ultimo pensiero di Abigail, prima che l’alcool le annebbiasse completamente la mente, fu rivolto all’amica, a Summer, possibile che si sposasse solo perché era incinta?
Sicuramente era una delle solite dicerie di Harmony, tutti sapevano che aveva avuto una relazione con Ron e che da quando si erano lasciati lei non aveva fatto altro che spargere falsi pettegolezzi sul suo conto dell’ex. Abigail teneva all’amicizia della sua compagna di stanza, domani, smaltito l’alcool, avrebbero chiarito le cose.
La mattina seguente Abigail si svegliò davanti alla porta della sua stanza del dormitorio, non ricordava niente di quello che aveva fatto la sera prima, non si ricordava nemmeno come era arrivata davanti a quella porta, si portò una mano sulla testa dolorante lasciandosi sfuggire qualche gemito di dolore. Poco dopo il suo risveglio la porta si aprì e rivelò la figura di Summer, la ragazza teneva le braccia incrociate al petto e guardava la compagna di stanza come se avesse dovuto picchiarla da un momento all’altro. –Sapevi che ero qui fuori, vero? Perché non mi hai fatto entrare?- Chiese Abbie cercando di alzarsi da terra, ma subito si rimise seduta sul pavimento gelido del corridoio. –Devo andare, altrimenti farò tardi a lezione.- E con questa frase Summer si congedò e si recò a lezione. –Bava, vattene è questo quello che ti riesce meglio, abbandonare gli amici nel momento del bisogno!- Gridò Abigail rivolgendosi alla compagna di stanza.
La palestra dell’Heartland era vuota, nessuno aveva intenzione di fare attività fisica e nessuna squadra aveva voglia di allenarsi, ma come poter dare loro torto, con quel freddo l’unica cosa giusta da fare era rimanere sotto le coperte.
In angolo dell’enorme edificio Abigail e il suo gruppo di amiche si erano riunite, tutte decise a saltare le lezioni della mattina. -Così Summer ti ha lasciato dormire davanti alla porta della vostra stanza?- Chiese Cheryl ad Abbie mettendosi seduta sotto al canestro. Abigail annuì, ce l’aveva ancora con Summer e dire che voleva chiarire le cose. –L’ho sempre detto che è una stronza, ricordatemi perché siamo ancora sue amiche.- A prendere la parola fu Dot, lei e Summer non erano mai andate d’accordo.
-Babbo Natale è arrivato!- Disse Harmony avvicinandosi alle amiche. –Sei un po’ in ritardo, non credi?- Commentò Cheryl. –Babbo Natale ha trovato la fila alla cassa, okay?- E come per voler giustificare il suo ritardo Harmony tirò fuori dalla borsa una bottiglia di liquore, lo stesso con il quale si erano ubriacate la sera prima. La bottiglia fece esultare il gruppo di amiche che, esattamente come la sera prima, iniziarono a passarsela per berne un sorso a testa.
Nonostante il patto fosse un sorso a testa Abigail fu quella che più volte si ritrovò la bottiglia fra le mani e fu quella che bevve più di tutte. Probabilmente la ragazza non aveva ancora smaltito come si deve la sbronza della sera prima e tutto quell’alcool non l’aiutò certo a migliorare.
Parecchi sorsi più tardi Abbie si ritrovò arrampicata su una corda mentre le amiche la incitavano a salire sempre più in alto. –Coraggio Abbie, non sarai fifona come Summer?- Gridò Dot ridendo poco dopo. -Buttati!- Intervenne Harmony. –Ti prendiamo noi!- Continuò facendo cenno alle amiche di riunirsi intorno alla corda. –D’accordo, adesso mi butto!- Gridò Abigail fra una risata e l’altra poco prima di lasciarsi cadere nel vuoto.
La porta della palestra si aprì improvvisamente facendo subito allarmare le ragazze, se fosse entrato un professore e avesse visto la bottiglia sarebbero finite tutte nei guai, nessuna delle presenti aveva ventun anni e Harmony aveva sicuramente usato un documento falso per acquistare la bottiglia, se ci fosse stata Summer avrebbero potuto dare la colpa a lei, visto che aveva ventidue anni, ma non era mai nei paraggi quando si aveva bisogno di lei.
-C’è qualcuno?- Chiese una voce femminile entrando dentro al grande edificio. Cheryl, Dot e Harmony si allontanarono subito, in preda al panico, dalla corda cercando di nascondere la bottiglia da occhi indiscreti, dovevano trovare il modo per cancellare ogni traccia della loro scampagnata e il pensiero di essere beccate a commettere un reato oscurò completamente il fatto che Abigail si fosse appena lanciata nel vuoto fidandosi del fatto che loro l’avrebbero salvata da quella spericolata caduta.
Ci vollero pochi secondi.
Pochi secondi perché accadesse il l’irreparabile.
Nello stesso istante in cui Summer arrivò davanti al campo da basket Abigail cadde a terra provocando un forte rumore che riecheggiò in tutta la palestra.
Il tempo parve fermassi.
Nessuno ebbe il coraggio di guardare cosa fosse successo alla povera ragazza, tutte restarono ferme, non mossero un passo, non batterono un ciglio, trattennero il respiro sperando che Abbie si rialzasse da terra ridendo come al suo solito, ma non accadde assolutamente niente.
-Cosa avete fatto?- Chiese Summer. Dalla sua voce non trapelò niente, ne rabbia, ne dolore, non sapeva nemmeno lei come sentirsi, aveva appena visto l’amica cadere nel vuoto e schiantarsi contro il suolo, nessuno ti insegna come devi sentirti in una situazione del genere. Se fosse arrivata qualche minuto, qualche secondo prima avrebbe potuto salvarle la vita, avrebbe potuto afferrarla!
Summer si fece coraggio e si avvicinò alle sue amiche, non sapeva se doveva definirle ancora tali, il loro unico legame era Abigail e adesso era morta!
Cheryl era piegata sul corpo della ragazza in un vano tentativo di svegliarla e quando Summer la raggiunse le due ragazze non poterono fare a meno di abbracciarsi. Tutte tenevano ad Abbie, ma Cheryl e Summer avevano un rapporto particolare con lei, Abigail era stata come una sorella per loro.
-Se ci trovano qui con lei morta siamo morte anche noi!- Dot interruppe il silenzio che si era creato, nessuna aveva voglia di parlare, almeno non davanti al corpo senza vita dell’amica. –Dot non possiamo semplicemente andarcene! Abigail è morta!- Rispose Cheryl continuando a stringere Summer in un abbraccio. La ragazza sembrava sull’orlo di una crisi di nervi. –Dobbiamo farlo sembrare un suicidio, nessuno sospetterà mai di noi.-
-Harmony non siamo in un poliziesco o in uno stupido cartone animato, questa è la fottutissima realtà!- Summer era disperata, Abbie era la sua migliore amica, la ragazza che le aveva fatto conoscere Ronald, la ragazza che l’aveva aiutata nel momento del bisogno e adesso non c’era più.
Cheryl si decise a lasciare l’amica e si alzò in piedi, la sua espressione era seria, fredda, sembrava aver spento il cervello e aver azionato il pilota automatico. –Trasciniamola negli spogliatoi…la…la mettiamo sotto una doccia e le tagliato le vene oppure le mettiamo la testa in un lavandino pieno d’acqua.- -Cheryl sei impazzita? Abigail era nostra amica, dovremo andare dalla polizia e raccontare tutto.- Dot, dopo questa affermazione, si avvicinò a Summer e la prese per le spalle. –Sei impazzita? Finiremo tutte in prigione! Mettiamole la testa in un lavandino e lasciamola lì!-
-Ha sbattuto la testa, avrà sicuramente un trauma cranico o una cosa del genere…dovremo romperle la testa contro uno specchio…lasciamole la bottiglia vicino.- Precisò Harmony.
Summer era inorridita, da Harmony si sarebbe potuto aspettare una cosa simile, ma non da Cheryl, credeva di avere una alleata e invece si era sbagliata su ogni fronte.
Pontiac, Giovedì 28 Ottobre 1999
-Perché ha ucciso Abigail?!- Castiel ripeté nuovamente la domanda alla signorina Miller convinto che l’altra non l’avesse capito la prima volta. Gli occhi si Cheryl si erano spalancati a quella domanda e il suo battito cardiaco era aumentato, non si sarebbe stupida se da un momento all’altro il cuore le fosse schizzato via dal petto.
Avevano scoperto tutta la verità, sapevano che Abigail non si era suicidata, adesso cosa doveva fare?
Doveva fare i nomi delle vecchie compagne di corso oppure doveva darsela a gambe e tornare a Chicago?
Nemmeno lei sapeva perché fosse ritornata a Pontiac, secondo l’accordo che lei e le sue vecchie amiche avevano stretto dopo il funerale di Abigail solamente Summer sarebbe dovuta restare in città.
Dean rimase colpito dall’azione compiuta dal compagno di stanza, non lo credeva capace di alzare la voce in quel modo, sarebbe stato un ottima risorsa, solo che avrebbe dovuto imparare a gestire i tempi, aveva corso troppo e adesso aveva spaventato l’unica testimone che avevano della morte di Abigail, l’unica che poteva aiutarli nel caso di Logan Cooper.
Il Winchester si schiarì la voce e attirò su di se gli sguardi di Cas e di Cheryl, la quale sembrò molto sollevata di rompere il contatto visivo con il moro. –Lo scusi signorina Miller, è nuovo.- Iniziò il biondo avvicinandosi al compagno di stanza e poggiandogli una mano sulla spalla. –Ci scusi un secondo.- Dean afferrò la spalla di Castiel e lo trascinò lontano dalla scrivania.
-Cosa diavolo stai facendo?- Sussurrò il Winchester al ragazzo. –Sto cercando di risolvere il caso.- Rispose tranquillo Cas. Il biondo si passò una mano sul viso, se si fosse portato dietro Sammy avrebbe avuto, sicuramente, meno rogne! –Non parlare più!- -Perché?- Chiese, stavolta, il moro. Iniziava a piacergli cacciare, perché doveva smettere proprio sul più bello? –Perché sì! Fai parlare me.-
Nel frattempo la signorina Miller si era ricomposta e si era asciugata le lacrime che avevano iniziato a rigarle il volto, le ci erano voluti anni per dimenticare quello che aveva fatto ad Abigail e le ci erano voluti pochi secondi per ricordare tutto. –Signorina.- La Richiamò Dean. –Sa cosa è avvenuto a Logan Cooper?- A quelle parole Cheryl sgranò nuovamente gli occhi. Sapeva della morte di un certo Logan, ma non sapeva che il cognome del ragazzo fosse Cooper, il ragazzo morto era il figlio di Summer. –Il figlio di Summer? Sì, ho sentito qualcosa, perché?-
-Il modus operandi con cui è stato ucciso ricorda molto quello di Abigail Price.- Il Winchester si avvicinò alla scrivania per poi mettersi seduto, avrebbe fatto sputare a quella donna ogni informazione che poteva tornargli utile dopo di che avrebbe sistemato le cose e sarebbe tornato da suo fratello e avrebbe dimostrato a suo padre, John, quanto valeva come cacciatore!
Castiel seguì l’esempio dell’amico e andò a sedersi anche lui. Amico.
Lui e il biondo non erano amici e Cas non riusciva a capire il perché, certo avevano avuto le loro discussioni, alcune delle quali non risolte, come ad esempio la questione Metallica, ma nonostante si conoscessero da pochi giorni ne avevano vissute tante insieme, così tante che dopo tutto la loro relazione meritava di essere chiamata amicizia.
-Abigail si è suicidata, è scritto chiaramente nel rapporto del Coroner! Aveva bevuto troppo e si è uccisa nel bagno degli spogliatoi.- Precisò subito la signorina Miller allarmandosi un po’.
-Noi crediamo che la signorina Price sia stata uccisa e capire chi è stato ci potrebbe aiutare a risolvere il caso di Logan Cooper.- Continuò Dean cercando di convincere l’insegnante a vuotare il sacco, che senso aveva continuare a mentire?
Era evidente che Abigail era morta a causa delle amiche.
Cheryl non avrebbe aperto bocca, non avrebbe detto nemmeno una parola e poi non si fidava di quei due ragazzi, sembravano essere un po’ troppo giovani per essere detective.
-Che braccialetto particolare, signorina Miller, eccentrico per una donna della sua età.- Intervenne il moro indicando il gioiello in questione. Subito la donna iniziò a tastare il bracciale rigirandosi, poi, fra le dita uno dei ciondoli a forma di A. –Era di Abigail, sua madre ha dato a me e a Summer, scusate, a la Signora Cooper uno oggetto della figlia in modo che potessimo ricordarla.- Rispose l’insegnante. –Perché? Sareste potute andare a trovarla al cimitero.- Chiese curioso il Winchester. –E’ stata cremata e i suoi si sono trasferiti, questo era l’unico modo per averla sempre con noi.-
La voce della signorina Miller iniziò a tremare, era stufa di tenere per se quell’orribile segreto, ma non poteva fare altrimenti, doveva proteggere Summer e le altre.
Ancora poco e sarebbe potuta scoppiare a piangere.
Il biondo notando che la donna era sconvolta decise di fermarsi, sarebbe stato inutile continuare l’interrogatorio, in quello stato non avrebbe detto una parola. –La ringraziamo signorina Miller.- Disse Dean alzandosi dalla sedia. –Resti in zona, potremo aver ancora bisogno di lei. Arrivederci.- Detto questo il Winchester fece cenno a Castiel di alzarsi. I Due ragazzi uscirono dall’ufficio dell’insegnante e tornarono all’Impala.
Cas si sistemò sul sedile di passeggiero sparendo completamente nel suo enorme cappotto, forse crescendo gli sarebbe andato meglio o almeno così sperava il moro.
Il biondo si lasciò sfuggire una risata divertito e non fece altro che attirarsi addosso lo sguardo perplesso di Castiel. –E così questa è la tua prima vera caccia signor Perché ha ucciso Abigail?- Disse Dean fra una risata e l’altra cercando di imitare la voce profonda del compagno di stanza.
Cas piegò appena la testa su un lato non riuscendo a vedere cosa ci fosse di così divertente in quello che aveva fatto. –Non sapevo cosa fare e tu stavi zitto.- Cercò di giustificarsi il moro. –Ti sei appena guadagnato il soprannome di Poliziotto cattivo.- Detto questo il Winchester mise in moto la macchina e subito partì Seek and Destroy dei Metallica. –Chi guida sceglie la musica.- Commentò il biondo notando la disapprovazione nello sguardo di Castiel.
Una volta tornati ai dormitori i due compagni si cambiarono gli abiti, Cas fu quasi sollevato di togliersi quell’orribile cravatta blu, davvero c’erano persone che andavano in ufficio con una cravatta di quel colore?
-Dove stai andando?- Chiese il moro vedendo Dean avvicinarsi alla porta della stanza. La domanda sorse spontanea al moro, era sera, ormai, fuori era buio cosa diavolo andava a fare fuori?
Certo non a comprare degli hamburger come aveva fatto la sera precedente, sicuramente non li avrebbero rimangiati tanto presto, almeno finché sarebbero stati insieme.
-A scuola. Vedi, mentre tu eri impegnato con i braccialetti io ho sbirciato sull’agenda aperta della signorina Miller e ho scoperto che ha una riunione e che quindi si trova a scuola, noi andremo da lei e continueremo la chiacchierata di stamattina.- Concluse soddisfatto il Winchester. –Noi?- Castiel era stranito, il compagno non si era mai riferito a loro come una squadra. –Certo Watson, forza, mettiti la giacca e andiamo.-
Il parcheggiò dell’Heartland era deserto, era strano trovarsi lì senza avere intorno una folla di studenti. –Potrebbero arrestarci.- Disse Cas scendendo dall’Impala. La vita da cacciatore non faceva per lui, anche se oggi gli era piaciuto giocare a fare il detective non si vedeva a farlo tutti i giorni della sua vita, forse sarebbe dovuto andare all’Università e laurearsi in teologia come sua madre. -E’ questo che lo rende emozionante, no?- Rispose il Winchester passando il distintivo falso al compagno poco prima di avviarsi verso la porta principale dell’edificio
Erano vicini all’entrata del college quando sentirono qualcuno gridare, era una voce femminile, di questo ne erano sicuri, possibile che il fantasma avesse attaccato di nuovo?
Il biondo pensò che fosse una cosa strana, le aggressioni erano sempre avvenute nella palestra e mai all’interno della scuola, dovevano intervenire, probabilmente la donna che stava gridando era la signorina Miller, avevano bisogno di lei, non poteva morire!
-Torniamo alla macchina.- Disse Dean facendo cenno al compagno di stanza di seguirlo. –Non andiamo a vedere cosa succede?- Chiese il moro seguendo l’amico. Quando Il Winchester gli mise in mano un fucile Castiel lo guardò come per chiedergli cosa ci dovesse fare. –E’ caricato a sale.- Spiegò il biondo e solo dopo in testa gli balenò un dubbio. –Sai sparare, vero?- Cas aveva iniziato a osservare il fucile, i suoi fratelli lo avevano portato al poligono di tiro, qualche volta, ma erano anni che non ci andava, non era più sicuro di sapere come si facesse. –Credo di sì…non sarà così difficile.- Moccioso mormorò Dean prima di allontanarsi dall’auto per avviarsi, nuovamente, verso la porta principale.
I corridoi erano deserti, non c’era da meravigliarsi, solo i pazzi restavano a scuola fino a tardi.
Un altro grido ruppe il silenzio, era la stessa voce di prima: era la voce di Cheryl.
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Hunters
FanfictionIl ragazzo che gli aveva aperto la porta era poco più basso di lui, indossava una camicia bianca e un paio di jeans, portava gli occhiali e i suoi occhi erano azzurri, i capelli erano neri e lo stava guardando decisamente male, sì. –Dean Winchester...