Lo so che può sembrarvi assurdo la storia che vi racconterò, ma è cosi vera che m'impressiono io stesso. Infatti molte volte, prima di andare a dormire, penso e ripenso che come ancora sia possibile tutto ciò e perché proprio a me?
Avevo otto anni quando la vidi: ero un bambino, non sapevo in che guaio mi stavo cacciando e non sapevo delle conseguenze che mi sarei recato più avanti. Infondo era solo una bambina, lì in mezzo a quella affollata sala da festa, piena di palloncini blu e bianchi e coriandoli argentati. Mi avvicinai con coraggio, stringendo le mie minuscole manine in due pugni e facendomi spazio tra i vari bambini che correvano di qua e di là. Il festeggiato era dall'altra parte della stanza, impegnato nello scartare la moltitudine di regali che gli sono stati conferiti. Non mi era molto simpatico e se la credeva troppo, ma le nostre mamme erano amiche e per lei non era molto educato non presentarsi al suo compleanno. Io sinceramente ero venuto per la torta al cioccolato con la panna.
I miei capelli erano incollati alla fronte, segno che ero sudato per colpa della breve sfida ad acchiapparello che ho fatto prima. Ero, diciamo, un bambino combina guai. Non stavo mai fermo e più volte mia madre doveva rimproverarmi o per un vaso rotto o per un letto scassato dai miei salti che mi salvavano dalle mie avventure fantastiche, con draghi,cavalieri ed unicorni. La maggior parte delle volte m'immaginavo un potente mago, bello e affascinante, capace di volare, sparire, distruggere e trasformare cose in piccoli pasticcini di cioccolato e crema. Una volta nascosi il cane nell'armadio, convinto che fosse un temibile drago e che l'armadio fosse una grossa gabbia anti-mostri, e quello cagò sopra i miei panni da calcio: mamma era così arrabbiata che per punizione non mi fece andare agli allenamenti per un bel po'. Diceva che dovevo meditare a lungo su quello che avevo fatto, anche se, secondo me, era una scusa per cercare un modo di avere più tempo per levare quella roba dalla mia maglietta e dai miei pantaloncini bianchi e verdi.Senza che me ne accorsi, sbattei la faccia contro qualcuno e caddi a terra. Il dolore era lancinante e mi girava molto la testa: vedevo tutto sfocato e mi sembrava tutto troppo veloce attorno a me.
La bambina di prima mi si avvicinò spaventata, esclamando con voce stridula: "Stai bene?"Annuii piano, per poi alzarmi e fissarla. Era una bambina della mia stessa età. Aveva dei lunghi capelli castani chiari che, in quel momento, erano legate in due treccine ordinate troppo adorabili. I suoi occhi erano di un azzurro chiaro, quasi bianco e delle lentiggini erano sparse qua e là sul suo visetto pallido, contornato da degli occhiali neri.
"Mi dispiace se ti ho fatto male." disse con un tono adorabile, abbassando la testa, e spostando lo sguardo sulle sue ballerine bianche, usando le treccine come sipario tra me e lei. Indossava un vestito azzurro a pois bianchi e tra i capelli aveva una fascia nera che la rendeva ancora più carina.
"Non ti preoccupare! Io sto bene, sono un uomo!" dissi mostrando una posa alquanto imbarazzante: alzai le due braccia piegando il gomito e mi convinsi di personificare Ercole versione bambino. Ero così goffo! Che scena ridicola, soprattutto!
"Dopo questo, non potrò proprio farmela amica! Ed era pure carina, cavolo!" pensai ritornando in una posizione normale -sapete, quelle con braccia lungo l'addome e viso posto verso il basso, per il troppo imbarazzo-, quando sentì una risata fantastica e timida arrivare alle mie orecchie.
"Sei divertente e buffo!" ridacchiò la bambina toccandosi le punte del trecce per poi passarsi una mano sulla bocca, provando a nascondere la risata che le si era nata alle labbra.
"Mi chiamo Niall." dico alzando lo sguardo e indicandomi il petto con un dito, per poi girarlo verso di lei "tu come ti chiami?"
"Beatrix" esclamò arrossendo violentemente, come se non fosse abituata a farsi vedere. Adesso che la guardo meglio, era ancora più carina e le sue guance sembravano così morbide al tatto.
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imaginary friend (a niall horan's fan fiction)
Fanfictiondove niall horan, un ragazzo normale di sedici anni, presenta nella sua vita quotidiana un qualcosa in più rispetto agli altri suoi coetanei. "Vuoi essere mio amico?" mi chiese dopo un'infinità di tempo. "Certo." dissi allungandogli il mignolo che l...