"Mi potresti passare il ketchup, fra?" La voce di Liam mi risveglia dalla mia apatia più totale: dopo la sua chiamata, gli ho chiesto di venire da me a mangiare qualcosa ordinato da un pub qui vicino, e non ha esitato manco una volta; si è messo la prima felpa che si è trovato davanti, le scarpe ed è sceso. Dieci minuti e me lo sono ritrovato davanti casa, inzuppato fino all'orlo - causa pioggia- e in men che non si dica, adesso me lo trovo davanti al mio televisore, in stanza, a mangiare un enorme panino con doppio hamburger e bacon.
"Grazie per non mangiare con me il giapponese, Neil" dice Greg, affianco a noi, mentre guardiamo una replica di una vecchia partita del Celtics e tiene in mano un pezzo di hosomaki a mezz'aria, intento troppo a rivedere ogni singolo passettino dei calciatori, come se non l'avesse mai visto.
"Preferisce i panini, Greg, lo sai" risponde Liam con una nonchalance assurda: a volte sembra più che Liam sia il fratello che tanto dovrei avere, ma, come state capendo, Greg non c'è mai. E quindi sì, forse Liam è più fratello di lui, mi sa. Mi ricorda troppo lui. Io continuo a non rispondere, troppo occupato a sgranocchiare le mie patatine imbevute nella salsa BBQ e penso che forse sarebbe meglio diventare una di loro. Chissà se fossi buona, o forse solo malandata. D'altronde queste sono patate scadute, pagate cinquanta centesimi. Potete immaginare la qualità.
Greg mi guarda per l'ultima volta con occhi preoccupati, ingoia l'ultimo pezzo ordinato, si alza ed esce dalla stanza. Prendo il telecomando e giro canale: non mi interessa quella roba, importante è fare sempre quello che vuole lui. Sempre.
Liam dà un morso al panino, lo posa e mi guarda: "Ora che tuo fratello se ne andato, mi puoi dire che è successo?" I miei occhi continuano a fisare il vuoto, impegnati ancora a pensare a quello che ha vissuto prima. A quelle sensazioni assurde che ancora non riesco a capacitarmi, e quei sentimenti che solo ora sono diventati forti nel mio petto, quasi quanto un infarto o un attacco di cuore: non li ho mai avuti, non so cosa siano.
"...perché la fine esiste proprio perché esiste un inizio. Senza fine, quindi, nessun inizio, tesoro mio! Promettimi di essere maturo, quando accadrà. Promettimi di lasciarmi andare, perché io non potrei mai sopportare di essere stata quella persona che ha fatto soffrire Niall James Horan. Non potrei mai! Promettimelo."
Perché mi viene riferito questo? Perché continuo a sentirmelo dire? Perché mi fa così male quando ha sottolineato la possibilità di un addio?
Io pensavo che sarebbe rimasta per sempre, ma si vede che forse era solo una mia grossa e grassa fantasia infantile: quella ancora di un bimbo di otto anni che ancora crede in babbo natale, nel coniglio di pasqua, nell'uomo nero, in un amico immaginario.
E spesso ancora penso di essere rimasto proprio quel ragazzino senza amici che credeva finalmente di non essere stato abbandonato di nuovo, che non era più solo, che aveva lei al suo fianco, per sempre.
E forse non è mai stato così."Niente di che, tranquillo" dico con voce tremante, contemporaneamente al mio flusso incontinente di pensieri negativi e duri. Io non so mentire, cazzo.
"Ti prego Niall, io ti vorrei solo aiutare. Non posso farlo se fai così"
Il silenzio rimbomba nella mia testa. A volte penso che sia difficile entrare nella testa degli altri, come quando Harry ha quei suoi momenti bruschi e da "odio il mondo, lasciami stare": all'inizio cercavo di entrargli in testa e cercare di capire che cosa succedesse, cercare di sciogliere quella grossa matassa che gli si era formata in mentre, ma alla fine ho capito che quando accade ciò, la matassa si scioglie da sola. E' lui che deve fare il primo passo, nel caso in cui il nodo è troppo stretto da srotolare. Be' questo sicuro Liam non l'aveva imparato (difatti veniva sempre successivamente picchiato da Harry e poi zittito). Ma io non ero Harry.
"Sai quella cosa che quella volta ti menzionai..." inizio a sussurrare dopo un po'. Liam sgrana gli occhi e vedo proprio la sua mente proiettarsi davanti a me, alla ricerca dell'evento che menzionavo.
"Intendi quale delle tante cose che alla fine mi dici?" dice con faccia interdetta.
"Quella che ti ho detto che non potevo troppo spiegare. Quella cosa." Metto una patatina nella salsa bbq e lo guardo con fare interrogatorio, sperando che questa volta agganci i due neuroni che si ritrova.
Prende un fazzoletto, si asciuga con calma i polpastrelli unti, per poi grattarsi la fronte e dire:"Quella della ragazza innominata? Che a quanto pare esiste, ma che noi non abbiamo visto e che tu continui ad esserne perdutamente innamorata?"
Alzo gli occhi al cielo. "Non sono innamorato, è un'amica."
"Allora che cosa ti preoccupa?"
"Forse si trasferisce." Vomito queste parole in un millisecondo, non volendo manco dirle e tantomeno ammettere una cosa del genere.
"E ti fa stare male?" Liam si versa un po' di acqua nel bicchiere e sorseggia, continuando poi a masticare l'ultimo pezzo di panino rimasto.
Stare male? Che paroloni! Casomai mi dispiace, mi destabilizza, mi rende nervoso, mi fa provare qualcosa che non ho mai provato. Cos'è? Solitudine? Paura? Abbandono? Paura di essere abbandonato, aaaah non so proprio...
"No dai, solo che mi dispiace che se ne vada, comunque era mia amica". Che brutto tempo l'imperfetto, un qualcosa di fatto e finito, niente che può essere modificato o aggiunto, solo preso, solidificato e poi scegliere di dimenticarlo o renderlo il suo più grande rimpianto.
Liam si alza, mi guarda e poi volta le spalle, facendomi guardare la sua felpa viola, per poi allontanarsi con calma verso il bagno.
"Sai cosa, Niall?" dice ad un tratto ritornando "Una cosa che ho sempre apprezzato di te è essere sempre stato un bravo ragazzo, forse a volte anche troppo bravo!"
Il mio sguardo aggrottato si fa spazio sul mio volto, stando un paio di minuti così, mentre ingoio l'ultimo pezzo di panino. "Che intendi?"
"Pensi tanto e troppo spesso agli altri: ti preoccupi se Harry ha preso l'autobus giusto o se Nick facciadicavallo gli abbia dato fastidio, ti preoccupi che tuo fratello faccia esami all'università e che si preoccupi a sua volta di tua madre; ti preoccupi di tua madre che lavora tutto il giorno per portare avanti la casa, ti preoccupi di me" si indica, ponendosi entrambe le mani sul petto "che sono colui che non porta mai preoccupazioni, e ora ti preoccupi della ragazza innominata."
"E quindi?"
Si avvicina a me, si siede accanto per poi dire "Quando inizi a preoccuparti un po' per te stesso?" Mi mette un braccio attorno alle spalle e continua "Hai bisogno di un po' di tempo per te, suona un po' la chitarra, vediti un film, gioca alla play, prenditi del tempo per te, ne hai bisogno. Per una volta fa' che siano gli altri a preoccuparsi per te, anche per le minime cose."
Liam alla fine riesce sempre a dire la parola giusta, non so come faccia e non so perché alla fine ha sempre ragione.
"Hai ragione. Grazie Liam" faccio per dargli un cinque, ma lui mi tira a sé e mi sussurra:
"Sempre insieme, ricordi?"
STAI LEGGENDO
imaginary friend (a niall horan's fan fiction)
Fanfictiondove niall horan, un ragazzo normale di sedici anni, presenta nella sua vita quotidiana un qualcosa in più rispetto agli altri suoi coetanei. "Vuoi essere mio amico?" mi chiese dopo un'infinità di tempo. "Certo." dissi allungandogli il mignolo che l...