VI - 🐦

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Appena entrati in bagno, David corse letteralmente verso il water, e si chinò sulla tazza, sconquassato da un forte conato di vomito. Aveva la nausea, la testa gli faceva male, e appena inclinò il capo in avanti iniziò a vomitare il pranzo.

Fortunatamente, il bagno era abbastanza grande per entrambi. Era una delle toilette per disabili, e anche il castano riuscì a entrare senza problemi. Non era sporco come la maggior parte dei bagni pubblici, ma probabilmente a David non sarebbe importato più di tanto.

Mick fu immediatamente dietro di lui e gli tenne i capelli, in modo tale da non farlo sporcare. Gli accarezzò le guance e si accovacciò al suo fianco, accarezzandogli delicatamente la schiena.

"Ehi, Dave..." mormorò al suo orecchio, dolcemente. "È tutto... cosa è successo, tesoro?"

L'altro non rispose subito, e si limitò a chinarsi ancora nel water, sconquassato dai conati. Sembrava non riuscire a fare niente di diverso, quasi come se si volesse svuotare completamente, e Mick ne era piuttosto spaventato.

Gli aveva raccontato che da adolescente aveva avuto problemi di alimentazione, che vomitava spesso per perdere peso, ma che aveva smesso un paio di anni prima, dopo essere andato seriamente vicino a una brutta crisi, in ospedale. Mick era preoccupato, perché non voleva che David ci ricadesse, non avrebbe saputo cosa fare per proteggerlo e aiutarlo.

Gli portò i capelli ricci dietro il collo, gli accarezzò le spalle dolcemente e continuò a parlargli, tentando di farlo smettere presto.

"Dave, non... non pensare a quell'uomo" iniziò, cercando di pensare a qualcosa di intelligente da dire. "Ora... se vuoi possiamo andare sui gommoni, okay? Quelli che hai visto dalla Flying Island. Si chiamano... Jungle Rapids, mh? Che ne dici, facciamo un giro, e poi possiamo anche... stare un po' da soli, ci sono dei posti isolati, se hai voglia noi-"

David lo interruppe con un mugugno. Subito Mick fu da lui, premuroso. "Non... ora mi riprendo, solo..." sussurrò, interrompendosi a causa di un altro conato. Ormai non vomitava più il pasto, ma sembrava comunque non riuscire a fermarsi.

"Cosa ti ha detto quell'uomo, amore?" chiese, spaventato, Mick. Aveva capito poco o niente della prima frase, assolutamente nulla del secondo insulto, e pensò che dovesse essere davvero terribile se aveva ridotto David in quello stato.

Il biondo non rispose, però non riprese a vomitare. Continuò a rimanere piegato sul water, probabilmente stava lottando contro la nausea, ma Mick sapeva che non gli rispondeva perché non ne aveva alcuna voglia. Lo capiva, in realtà, e decise di non insistere ulteriormente.

Si limitò a rimanere alle sue spalle, premuroso, dandogli delle carezze dolci ai capelli e sperando che non ricominciasse a rigettare le poche cose che aveva ancora in corpo.

All'improvviso il rumore della porta che si apriva spezzò la quiete che si era formata. Mick si girò di scatto verso l'ingresso, temendo che fosse l'uomo. Non avrebbero avuto possibilità, se avesse voluto picchiarli, e temette seriamente che David si potesse fare del male, in un bagno, in mezzo a tutti quei sanitari duri e decisamente pericolosi.

Fortunatamente, però, non era l'uomo. Si trattava di una ragazza, la stessa adolescente che faceva parte della famiglia che li aveva insultati poco prima.

"Dio, mi... mi dispiace così tanto, i miei genitori sono... oddio, ragazzi, posso dare una-" iniziò lei appena li vide, con una mano davanti alla bocca.

Mick la squadrò velocemente. Portava dei pantaloni lunghi e neri, una maglietta aderente e bianca e i suoi capelli castani erano legati in una coda alta. Il suo viso poco truccato era grazioso, e i suoi occhi scuri erano messi in evidenza dal mascara che si era applicata.

𝐛𝐞𝐟𝐨𝐫𝐞 𝐭𝐡𝐞𝐲 𝐦𝐚𝐤𝐞 𝐮𝐬 𝐫𝐮𝐧 [𝐜𝐨𝐦𝐩𝐥𝐞𝐭𝐚]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora