Mi fai male

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«Principio di equivalenza.» lo interrogò Levi, sfogliando distrattamente le pagine del libro di fisica mentre portava alle labbra i noodles immersi nel ramen cocente che aveva cucinato per entrambi. Avevano preso l'abitudine di pranzare assieme, alternandosi a casa di uno e dell'altro in base all'assenza delle loro madri: un modo per ammortizzare i tempi e avere più ore a disposizione da dedicare alla novel. Eren, seduto dall'altro lato del tavolo, gonfiò le guance per il disappunto. Nulla di nuovo, si lamentava sempre quando il corvino lo costringeva a studiare prima di mettersi a lavoro.

«Te l'ho detto dieci minuti fa!» si lamentò, emulando il suo gesto e buttando giù il pranzo con una smorfia. Levi trattenne a stento una risatina, il cielo solo sapeva quanto lo divertisse farlo irritare: uno sport che ormai praticava a livello agonistico e in cui si destreggiava particolarmente bene.

«Dillo di nuovo, prima non mi hai convinto.» disse pacatamente, conscio di quanto lo facesse infuriare quel comportamento disinteressato. Come poteva non rendersi conto della presa in giro, proprio non se lo spiegava.

«Ackerman, stiamo mangiando!» solita solfa a cui avrebbe risposto come di consuetudine, prevedendo già la sua reazione.

«Allora mangia con calma, vorrà dire che sottrarremo del tempo alla novel per studiare.» fece spallucce, fingendo di allontanare il libro e di dargli ragione.

Dio, sei insopportabile! «Il principio di equivalenza afferma che la forza dovuta all'attrazione gravitazionale di un corpo massivo su un secondo corpo sia uguale alla forza fittizia di cui lo stesso corpo risentirebbe se si trovasse in un sistema non inerziale con un'accelerazione pari a quella gravitazionale. – ancora uno sbuffò che gli costò un'occhiata canzonatoria da parte del maggiore. – L'ho detto bene o dovrò ripetertelo altre cinque volte per convincerti?» chiese sarcasticamente, prendendo a giocare con il cibo nel suo piatto.

«L'hai detto sufficientemente bene, ma potresti fare di meglio. – Eren lasciò andare le bacchette sul proprio tovagliolo per spalancare le braccia e rivolgere lo sguardo al cielo per l'esasperazione. – Credevi sul serio che vederci tutti i giorni per la novel avrebbe implicato l'abbandonare i libri?» Levi sapeva perfettamente quanto detestasse ricevere una risposta accompagnata da un sopracciglio inarcato e fu proprio quello che fece, prima di utilizzare il loro potere che ormai, entrambi, avevano imparato a gestire discretamente bene.

Non ti costringo a studiare, ma se passi intere giornate a casa mia, ti adatti alle mie regole. Levi continuò a sfogliare il libro di fisica, tenendo una matita tra le dita per segnare gli argomenti già ripetuti. Sì, ripetuti, perché nei giorni precedenti, l'aveva letteralmente costretto ad anticiparsi sui compiti da svolgere per evitare che quello sconsiderato accumulasse inutilmente delle lezioni.

Ti ricordo che detti legge anche a casa mia.

E io ti ricordo che va tutto a tuo vantaggio. Sbaglio o hai preso una sufficienza nell'ultima verifica?

«Già, e il professore mi ha accusato di aver copiato.» ci tenne a precisare, sottintendendo che, arrivato a quel punto, tutto lo sforzo del mondo sarebbe stato inutile. Ormai, il suo comportamento negligente negli anni passati, l'aveva etichettato come studente pigro e svogliato, per quanto riguardava le materie scientifiche.

«E chi ti ha difeso, rassicurando quel vecchiaccio che fosse tutta farina del tuo sacco?» Eren sbuffò, capendo al volo dove volesse andare a parare.

Egocentrico come al solito, Ackerman. Sempre pronto a sottolineare quanto basti la tua sola parola a cambiare le carte in tavola.

«Quando hai finito con questo inutile e noioso vittimismo, spiegami cos'è il nuovo concetto di simultaneità.» gli disse, fingendosi annoiato.

Connected [Ereri/Riren]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora