La serenità durò, come previsto da Levi Ackerman, meno di ventiquattro ore. Quando mise piede in classe la mattina seguente, intravide immediatamente il corvino alzare lo sguardo dal proprio libro per posarlo sulla sua figura e, assieme ad esso, i suoi rumorosi pensieri presero d'assalto la sua mente. Nei fumetti che leggeva, una capacità del genere sarebbe stata considerata una manna dal cielo, una peculiarità che avrebbe reso unico il protagonista e quest'ultimo l'avrebbe sfruttata a suo favore per combattere le forze del male. A suo giudizio, poteva considerarsi unicamente una disgrazia, che lo legava all'unica persona con cui avrebbe preferito non avere alcun tipo di rapporto. L'unica nota consolatrice fu il costatare quanto scure fossero le occhiaie che contornavano gli occhi dell'altro, chiaro segnale del fatto che, nonostante l'apparente tranquillità, nemmeno lui avesse dormito granché bene la notte passata.
Dobbiamo parlare, gli sussurrò telepaticamente il corvino quando Eren, senza guardarlo, si diresse al proprio banco, i nervi a fior di pelle e un senso di angoscia e malessere. Proprio non riusciva a decidere se quella situazione fosse più inquietante o fastidiosa. La consapevolezza che qualcuno ballasse il valzer tra i propri pensieri era qualcosa di assolutamente inconcepibile e, al tempo stesso, indimostrabile. A chi si sarebbe potuto rivolgere senza passare per un folle? Ma sapeva anche che continuare così non avrebbe fatto altro che atterrirlo giorno dopo giorno sempre di più. Vero era che entro pochi mesi si sarebbe diplomato e, una volta raggiunto quel traguardo, tanti saluti a Levi Ackerman: con un po' di fortuna non l'avrebbe incontrato mai più. Ma nemmeno quello riusciva a consolarlo. A luglio non mancavano solo sei mesi, bensì ancora sei mesi. E di questi, ogni singolo giorno, sarebbe stato un'agonia.
Non dobbiamo fare un bel niente, stammi alla larga. Secco, perentorio, sufficientemente acido e tutto quello che ricevette in cambio fu un rimprovero annoiato che si zittì nell'esatto istante in cui il professore entrò in classe, pretendendo il silenzio e cominciando a fare l'appello.
Non riuscì a non pensare che, effettivamente, se un po' enfatizzata, quell'assurdità in cui era incappato, sarebbe stata un'ottima base per una futura graphic novel... o magari qualcosa da aggiungere a quella attuale. Quasi riuscì ad immaginare Levi Ackerman nelle vesti di un Professor X, magari malvagio. Sì, l'antagonista perfetto!
Però lasciami tutti i capelli in testa. I pensieri divertiti di Levi fluirono nella sua mente, disturbandolo in un primo momento. Poi, quando quell'immagine suggerita dal diretto interessato, prese forma nella sua testa, figurando un Levi con il capo perfettamente lucido e il solito cipiglio imbruttito, si lasciò andare ad una risatina che uscì fuori soffocata, risultato di un vano tentativo di trattenerla.
«Signor Jaeger, ti vedo particolarmente divertito. Immagino che tu non abbia bisogno delle lezioni di riepilogo. – Eren tornò serio, maledicendo silenziosamente quel dannatissimo Ackerman. – Perché non vieni alla lavagna? Magari potresti essere così gentile da ripetere la legge di Faraday-Neumann alla classe al mio posto.»
Si raddrizzò sulla sedia, schiarendosi la voce. «Oh, no grazie! Sto bene qui.» disse, fingendo un atteggiamento disinvolto, prima di indirizzare uno sguardo furente a Levi. Ti odio.
Ma quanto siamo scortesi, Jaeger. No, quella non era assolutamente scortesia. Eren era il palese ritratto dell'ira. Alanis Morissette direbbe che la rabbia è solo una codarda estensione della tristezza. Continuò imperterrito a martorialo.
Non me ne frega un cazzo di cosa dice un filosofo da strapazzo. Ringhiò, sentendo le viscere contorcersi nel vederlo poggiare una tempia contro le nocche e indirizzargli un sorrisetto.
Alanis Morissette è una cantante, comunque. Alzò gli occhi al cielo, prima di tornare a concentrarsi apparentemente sul libro aperto. Farò finta di non aver sentito.
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Connected [Ereri/Riren]
Hayran KurguL'omamori che aveva comprato al tempio e che ora pendeva dal suo zaino, avrebbe dovuto avere un singolo scopo: condurlo alla felicità, evitandogli di inciampare nelle sfortune. Tutto ciò in cui era inciampato negli ultimi dieci giorni era stato inve...