Semina Vento...

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La sua voglia di festeggiare lo scadere di un anno di vita e di conseguenza l'inizio di uno nuovo, non era mai stato qualcosa di entusiasmante. Il suo compleanno gli ricordava, puntualmente, che si avvicinava all'età adulta assieme alle responsabilità che questa si sarebbe trascinata dietro ed Eren, dal canto suo, aveva la costante sensazione di stringere tra le mani poco più di un pugno di mosche.

Era avvilente crescere e restare fermi, un osservatore passivo della realizzazione dei suoi amici, ormai certi delle strade che avrebbero intrapreso dopo il diploma.

E lui, cosa stava facendo di concreto? Stava seriamente affidando il suo destino ad un concorso dove avrebbe dovuto competere con persone probabilmente più capaci? Certo, l'invito era rivolto ad artisti emergenti, ma nessuno gli assicurava che tra queste giovani menti non ci sarebbe stato nessuno con alle spalle anni di studio focalizzato ed esperienza. Lui era un autodidatta, orfano di un insegnante che gli dicesse cosa migliorare del proprio stile e con lo studio limitato all'ingente numero di fumetti e graphic novel lette.

No, decisamente, con quel pensiero fisso a martellargli le tempie, non era in vena di festeggiare; ma d'altro canto, non aveva avuto scelta. Mikasa era stata categorica al riguardo, giocandosi la carta del "potrebbe essere l'ultimo anno in cui saremo tutti insieme".

E quindi, eccolo lì, nello stesso locale dove i Midshipmen avevano suonato quella sera d'inverno. I pochi tavoli presenti al Juìss, dopo l'intercessione di Jean, erano stati avvicinati per formare un'unica tavolata adatta al numero degli invitati. Non che avesse organizzato chissà quale mega party, si era limitato a fare un paio di telefonate affinché fossero presenti esclusivamente i membri stretti della comitiva, quindi, escludendo Armin e Mikasa, c'erano solo i componenti della band. In fin dei conti non era un'uscita diversa dai sabati sera a cui era abituato, se non si contava il fatto che fosse venerdì e che lui fosse l'indiscusso protagonista della serata.

C'era questa particolare abitudine, nel suo gruppo, di aspettare il trenta marzo per ricordare e raccontare tutte le vicende di Eren (condendole con una buona dose di esagerazione e menzogne) per far sganasciare gli altri.

Connie era decisamente il più bravo di tutti e, sfruttando le sue abilità ciceroniane, incantava i suoi ascoltatori fino ad arrivare, con tempi perfetti, alla battuta che spezzava il silenzio con fragorose risate e annessi sbeffeggiamenti. Fu proprio durante uno di quei racconti, per l'esattezza quello che vedeva Eren alle prese con una ragazza che mesi prima aveva insistentemente provato a sedurlo in un locale al centro di Ikebukuro, che Jean lo affiancò sulla panca di legno per circondargli le spalle con un braccio.

«E allora Eren le ha risposto: guarda, sei molto carina, al massimo lasciami il numero di tuo fratello. Quella poverina è prima sbiancata, poi si è illuminata come un cazzo di semaforo rosso e ha cominciato a balbettare delle scuse in tutte le lingue del mondo.» sghignazzò il batterista dei Midshipmen, che fu accolto da un fischio di approvazione da parte di Sasha e dalla richiesta entusiasmata di Marco di raccontare un'altra storia. Eren, dal canto suo, si limitò ad alzare gli occhi al cielo e a sbuffare diverto allo scossone ilare che Jean diede lui per coinvolgerlo.

«A che ora viene?» sussurrò il biondo contro il suo orecchio, stordendolo per alcuni istanti con il forte odore di colonia che gli invase le narici come il più forte dei veleni, inducendolo ad arricciare il naso per il fastidio. Attimi dopo, quando finalmente colse la domanda che gli era stata rivolta, inclinò la testa con tanto di sopracciglio inarcato e lo guardò dritto negli occhi.

«Di chi stai parlando?» Jean si corrucciò, fissandolo come a voler cercare di capire il livello di serietà di quella conversazione; dunque si mise a ridere scuotendo il capo, optando evidentemente per una burla.

Connected [Ereri/Riren]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora