Capitolo 6 - La Creatura

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Il viaggio di ritorno fu molto silenzioso. Padre Antonio, alla guida, guardava dritto davanti a se. Non proferiva parola, ascoltava distrattamente la musica che proveniva dalla radio. Lo sguardo di Padre Giuliano era rivolto verso il finestrino e perso nel vuoto. Dietro di noi lasciavamo la famiglia Mills, nelle mani sicure di Dio. La signora non finiva più di ringraziare Padre Antonio. I suoi grandi occhi scuri trasmettevano tanta felicità. Giulia vedendo la madre così felice scoppiò a piangere e abbracciò Padre Antonio che goffamente ricambiò. Quando fu il momento degli addii Giulia mi lanciò uno sguardo riconoscente che mi rimase in mente per tutto il viaggio.

Il nostro Seminario era distante quasi sei ore dal paesino dei Mills, perciò mi concessi un sonnellino. Ho dei ricordi confusi riguardo a cosa sognai. Ma la sensazione che avevo mi mette i brividi anche adesso. Ero in una stanza con pareti verdi. Un piccolo letto era vicino a una finestra aperta che dava su un muro grigio. Il pavimento di moquette era ricoperto di pupazzi. C'erano delle bambole di pezza e altre di porcellana. C'erano dei peluche a forma di animale. Sembrava una normale cameretta di una bambina. La stanza era in penombra. Aguzzando gli occhi notai una figura scura rannicchiata sul letto. Era di schiena e sembrava che si stesse abbracciando le gambe con le braccia. Dondolava lentamente e muoveva a scatti la testa. Ai piedi del letto c'era un tavolino con una candela accesa. Era l'unica fonte di luce della stanza. Mi avvicinai pian piano fino a toccare con il ginocchio il bordo del tavolino. La figura, sentendo un rumore, smise di dondolarsi per qualche secondo. Dopo poco riprese il suo continuo movimento. Da quel momento, però, iniziò a emettere suoni gutturali, e non di certo umani. Con mano tremante presi la candela, che a poco a poco si stava consumando. Lacrime di cera solcavano la superficie della candela e scivolavano lente sulle mie mani. Non sentivo bruciare, del resto era un sogno.

O no?

Con la candela in mano mi avvicinai alla creatura, con non so quale coraggio. I versi che faceva erano veramente inquietanti e rimbombavano per tutta la stanza. Mano a mano che mi avvicinavo la candela illuminava delicatamente i lineamenti della figura. La schiena era troppo magra per essere di un essere umano. La spina dorsale era tutta curva e spigolosa e sembrava uscisse dalla pelle tanto era in rilievo. Aveva un colorito biancastro. Avanzando sempre di più le arrivai completamente di fianco. I nostri gomiti si toccavano quasi. I piedi erano sporchi di terra e le gambe erano scheletriche e sembravano prive di qualsiasi muscolo. Il fascio di luce della candela tremolò pericolosamente quando l'avvicinai al volto della creatura.
Non avevo visto una cosa più schifosa di questa, era veramente inquietante. Per poco non feci cadere la candela. Il viso era completamente bianco, con uno squarcio sanguinante che spaccava a metà il suo viso. Il sangue colava dalla profonda ferita e sembrava che scendesse verso il petto e l'addome. Non aveva occhi ne sopracciglia. Il naso non si vedeva o per la spaccatura o probabilmente non ce lo aveva. Mi irrigidii e la mano cominciò a tremare. Gocce di cera si unirono a quelle seccate sulle mie dita. Con l'unica differenza che ora bruciavano. Non era più un sogno.

Feci un passo in dietro, poi un altro, poi un altro ancora. Stupito e sempre più spaventato notai con orrore che intorno a me non cerano più le pareti. I muri erano scomparsi. La "stanza" era nella più completa oscurità. La flebile luce della candela illuminava debolmente parte del pavimento. A terra c'erano ancora i peluche e le bambole. Una ventata gelida spostò i miei capelli dalla fronte che ricaddero poco dopo facendomi il solletico. Ero terrorizzato. Adesso i suoni gutturali della creatura li sentivo più forti e rimbombavano nella mia testa. Ad un certo punto, nel buio poco più avanti si accese la luce soffusa tipica di una candela. La figura era lì nella stessa posizione. Accovacciata e si stringeva le gambe. La testa si muoveva con scatti più frequenti. All'improvviso la luce divenne talmente forte e accecante che mi dovetti coprire con le mani gli occhi. Ma fu una frazione di secondo perché poi tutto tornò buio. Non vedevo la creatura, ma sentivo del movimento. Come se stesse strisciando. Appoggiai la mia candela a terra vicino a un pupazzino a forma di mucca. La creatura strisciò più velocemente verso la luce e, rimanendo nell'ombra, spense la candela. In preda al panico raccolsi la candela, tastando con mano tremante il pavimento, mentre con l'altra mano cercai in tasca dei fiammiferi. Appena toccai un pezzetto di legno nella mia tasca non ci pensai due volte e accesi la candela. Nel buio una mano bianca, con lunghe dita scheletriche, aveva raggiunto il pupazzo della mucca e appena si accorse della luce lo prese e si allontanò velocemente dal fascio di luce e tornò nel buio. Poco dopo sentii un urlo che mi fece accapponare la pelle.

-LUCAS!- una voce mi risvegliò dal mio incubo. Padre Antonio era davanti a me spaventato e pallido. - Lucas, ehi, sono qui! È un incubo, è stato solo un incubo- ripeté affannato. Tremante e indolenzito mi alzai dalla scomoda posizione che avevo preso durante il sonno. -Siamo arrivati. Stai tremando come una foglia. Stai tranquillo è stato solo un brutto sogno.-. -Ben svegliato, dormiglione.- disse Padre Giuliano, -Non ti svegliavi più, e ti contorcevi tutto. Era da almeno dieci minuti che Padre Antonio provava a svegliarti.-.
Ancora frastornato, cercai di convincermi che fosse stato tutto un sogno. -Ma... cosa sono quelle bruciature?- Padre Giuliano stranito indicò i segni della cera bollente sulla mia mano.

Non era stato per niente un sogno.
Sospirai, facendo spallucce. Non riuscivo a parlare. Ero troppo angosciato. Padre Giuliano non indagò oltre e dandomi le spalle si incamminò verso l'entrata del seminario. Lo seguii lentamente ed entrammo nella struttura.

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