YEARLING

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Rimase sulla soglia con gli occhi spalancati in una smorfia di sorpresa a fissarlo.
Era più alto di lei di almeno trenta centimetri, dato che superare il suo metro e cinquanta non era difficile. I capelli neri erano spettinati e gli occhi scuri avevano un'aria annoiata. Indossava una camicia bianca e un semplice paio di jeans scuri che ricadevano perfetti sulle sue gambe muscolose. Probabilmente al figlio del capo non era richiesta la tenuta formale per andare a lavoro.
Lui ricambiò lo sguardo per un attimo, prima di tornare a rivolgersi al computer che aveva davanti.

"Prego, si accomodi." Le disse senza staccare gli occhi dallo schermo.

Le sembrava di essere un automa.
Caspita, e io che credevo di incontrare il famoso signor Fitzroy... Mi ritrovo a intervistare il principino di casa.

Il giovane Miles non era un volto sconosciuto per lei. Spesso ne aveva sentito parlare tra le compagne di università, dalla bocca di qualche trasognata signora e, non ultima, da sua cugina Leslie. Aveva fatto parlare di sé come scapolo d'oro della città e non solo, infrangendo i cuori di molte ragazze. L'ultimo pettegolezzo lo vedeva fidanzato con una bellissima fotomodella danese che però non lo apprezzava come doveva secondo le signore della saletta di Betty, la parrucchiera. Dando ascolto a tutte le voci che circolavano in una città piccola come quella, lui avrebbe fatto il giro del mondo in skateboard, vissuto un mese come eremita in Arabia Saudita e, per dispetto a suo padre, essersi sposato di nascosto a Las Vegas, tutto nella stessa settimana.
Stupidaggini, secondo lei. Era, sì, un ragazzo ricco e avvenente, ma questo non lo rendeva diverso da tutti gli altri. Probabilmente andava nello stesso supermercato, visitava gli stessi posti vacanzieri e viveva come qualsiasi altro ragazzo di città. Con qualche comodità in più data dai soldi, ma il resto non cambiava.

Perciò la prospettiva di Asya non lo faceva brillare di luce dorata, anzi la innervosiva, poiché si sentiva presa in giro, e cercando di non sembrare troppo disperata disse: "Ero convinta di avere un appuntamento con il signor Fitzroy senior."

"Mio padre crede che io sia in grado di gestire un'intervista, quindi non deve preoccuparsi. Le dirò tutto quello che vuole sapere." Lo disse con una nota amara nella voce, alzando finalmente gli occhi su di lei.

"Non sono preoccupata, più che altro delusa."

"Difficilmente una ragazza è delusa di vedermi." Le rispose sorridendo genuinamente.

"Probabilmente rientro in un campo in cui non è abituato a giocare."

Pungente la signorina, pensò Miles. "Mio padre aveva ragione, bisogna fare attenzione a trattare con la stampa."

"Lo prendo come un complimento, ma non mi definirei la stampa. Piuttosto, non voglio farle perdere altro tempo. Possiamo iniziare con l'intervista?"

"Certamente. Mi sorprenda."

Si sedette con calma in una delle poltrone. Tirò fuori il taccuino e il registratore, posizionandoli sul tavolino davanti a sé. Mentre compiva queste azioni, il suo sguardo attraversò veloce la stanza.

Era spaziosa ed accogliente al contrario della hall. Attraversando la porta di legno ci si ritrovava di fronte ad un tappeto persiano dai colori della terra. Due pareti erano occupate dalla libreria che straripava di libri che notò piacevolmente dai titoli, non erano solo saggistica, ma anche fantasy, dell'orrore e soprattutto romanzi classici. Una terza parete era invece completamente di vetro dando luce alla scrivania che dava le spalle a una delle librerie. Un angolo era stato adibito a conversazione con un tavolino, un divano e due poltrone, una delle quali era ora occupata da Asya.

"Allora... Per prima cosa le chiederei cosa ha spinto suo padre ad investire in una risorsa sostenibile, come l'eolico."

Lui si accigliò, pensando a quali lati della storia poteva lasciarsi sfuggire senza che suo padre ne uscisse come uno spietato imprenditore che ruba le idee altrui. "Credo che il motivo maggiore che fece scegliere a mio padre la sostenibilità fu mia nonna, Mary Ann. Classe 1940, cinque figli, un marito e tutto lo spirito creativo che serve per riciclare e risparmiare in una famiglia così numerosa. È sempre stata lei la donna dal pollice verde, quella che faceva la differenziata ancora prima che fosse di legge. Sostenitrice instancabile di ogni innovazione che fosse a basso impatto ambientale, nel rispetto della grande madre Natura." Sorrise al ricordo di quanto quella donna minuta avesse uno sguardo così avanti nel tempo da lasciarti sempre a bocca aperta. "È una donna da conoscere, perché descriverla è impossibile. Comunque dicevo è lei che sta dietro a tutto quello che mio padre ha costruito. Le idee sono le sue, mio padre è riuscito a farne un lavoro e poi a tradurlo in un patrimonio consistente e assolutamente ecosostenibile", le fece l'occhiolino per sdrammatizzare.

Ascoltava rapita e sentendosi già in perfetta sintonia con quella donna, immaginandosi un piccolo e spettinato Miles che guardava la sua nonna immergersi nelle sue idee sulle risorse ambientali e suo padre Carl trasformarle in una fontana di soldi.
Per un'ora lo sommerse di domande sempre più complicate, riuscendo ad ottenere risposte precise che la soddisfarono poiché avrebbero completato la sua idea per il racconto. Guardò l'orologio al polso e si accorse che erano già passate due ore.

"Mi sono appena accorta dell'orario. Non volevo trattenerla tanto, ma ci sarebbe ancora una domanda e stavolta riguarda lei, in particolare."

"Non si preoccupi. Mi chieda." Aveva temuto si accorgesse che si era tutto a un tratto irrigidito sentendosi oggetto della domanda.

"Ha intenzione di seguire le orme di suo padre? Mi spiego meglio, ha già iniziato a lavorare per lui, ma è la sua vocazione? È quello che vuole o è solo per senso di responsabilità?"

Miles si ritrovò a pensare a cosa aveva detto suo padre, sulla prospettiva di cosa lo aspettava e su quanto lei capisse gli altri. Con tutta la convinzione che aveva in corpo disse: "Sì, è quello che voglio."

Lo guardò di sottecchi, non del tutto convinta di quella risposta. "La ringrazio e le auguro buona fortuna per il suo futuro da imprenditore. Porga i miei più sinceri ringraziamenti a suo padre. Quando avrò finito di scrivere la storia, le invierò una mail per discuterne e approvarla." Si avviò verso la porta. "A risentirci."

"Buona giornata."

Le chiuse quasi la porta in faccia.

***

Uscendo dal palazzo, si ritrovò ad avere una fame da lupi.

Il primo bar che trovo, lo assalgo.

Si era appena seduta nel tavolino di un bar dietro l'angolo la cui propietaria la conosceva avendo scritto un racconto su di lei, che Miles Fitzroy entrò spedito dalla porta chiaccherando con due ragazzi, vestiti meno casual di lui. Si misero a sedere qualche tavolo dopo di lei e non diede segni di averla vista né riconosciuta, cosa che lei non ritenne importante.
Era arrivata la sua ordinazione, quando le giunse alle orecchie il suo nome.

"Oggi ho lavorato troppo", stava dicendo sarcasticamente Miles. "Una ragazzina, Asya mi pare, mi ha posto qualche domanda per un suo blog da quattro soldi che sembra che mio padre reputi qualcosa di più."

"Ah... Ho capito di chi parli. Si chiama The Today's story. L'ho letto qualche volta e devo dire che non è male. Più che altro sono recensioni di libri, piccole storie locali." Gli rispose uno dei ragazzi, un biondo dall'accento britannico.

"Comincia a darti molte responsabilità tuo padre, noto" lo prese in giro l'altro, un colosso di muscoli, probabilmente una guardia da come era vestito, in total black, e dal ricordo già sfocato che Asya aveva delle guardie nella hall.

"Tappati quella boccaccia, Dodo." Lo zittì ridendo, poi rispose al biondo. "Belle o brutte che siano le cose che scrive, perdere tempo con delle ragazzine convinte di essere le nuove Lois Lane, in attesa di Superman, non è il massimo delle mie aspettative."

"Perché? Ti guardava così adorante?" Sempre la guardia, Dodo.

"No, ma credo che se avesse avuto meno orgoglio mi avrebbe chiesto il numero. Dovevate sentire che risposte pungenti che mi ha dato. Una ragazzina tutta pepe."

Risero tutti e tre.

Non c'era nulla di male, erano solo chiacchere tra ragazzi, ma l'ingiustizia e la falsa idea che si era fatto di lei, le mandava il sangue al cervello.
Ringraziando il fato di aver pagato in anticipo, si alzò di fretta, facendo stridere la sedia sulle mattonelle. Corse fuori, in cerca d'aria, sentendo dietro di sé dei passi veloci.

Stairs - Passi Nell'AriaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora