XANTOFÍLLA

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"Ehi! Aspetta!"

Asya si girò, stupita di vedere Miles correrle dietro.

"Grazie di esserti fermata, non sono in tenuta sportiva." Disse piegato in due. "Queste scarpe mi stanno massacrando i piedi."

Si ritrovò a sorridere per il ghigno di dolore che Miles aveva stampato sul viso. Non riusciva a non provare almeno un po' di pena per lui, alla fine non era successo nulla. Lei si era comportata come una stupida bambina, scappando in quel modo.

"Scusa per quello che hai sentito." Si passò una mano tra i capelli, a spettinarli ancora di più. "Non sapevo fossi lì e..."

Lo interruppe con un gesto. "Non è successo nulla. Non so di cosa stai parlando."

"Ma sei scappata via, dopo che io ho detto che sei una tutta pepe e ho riso." La guardava stranito. Davvero non aveva sentito nulla? Si era messo a correre per chiedere scusa a una ragazza che non scappava da lui e dalle sue parole?

"Sono scappata via perché sto per perdere il pullman che mi deve riportare a casa." Non voleva le sue scuse e sperava che lui si bevesse quella bugia.

"Ah, okay. Allora scusa per esserti corso dietro come un pazzo e averti fatto perdere tempo." Rise imbarazzato.

Ha mangiato la foglia, che attrice! "Tranquillo, buon pranzo."

Scappò verso la fermata degli autobus per rimanere fedele alla sua bugia.
Lui la guardò andare via, convinto di essere stato appena preso in giro.

***

Nel tragitto di ritorno, si chiese se aveva fatto bene a fare finta di niente, quando avrebbe potuto sbattergli in faccia la verità e fargli capire che lei non gli sbavava dietro come era convinto che facessero tutte le ragazze che incontrava. Avrebbe potuto dirgli di essere un po' più modesto, di moderare i termini e se considerava il suo blog una stupidaggine che andasse a leggerlo, non era stupido, era interessante. Cercava di fare del suo meglio e odiava vedersi mettere alle strette da un ragazzo viziato che non valeva la pena del suo tormento.

Rientrò in casa con un peso sullo stomaco che non accennava ad andarsene. Raccontò ai suoi genitori che era andato tutto bene, aveva tutto ciò che le serviva per il racconto e sorvolò sulla maleducazione del giovane Fitzroy, accennando solo al fatto che aveva intervistato lui e non il padre, ma che comunque la storia non cambiava.
Passò il resto del pomeriggio a badare a suo fratello, facendolo giocare ed, immergendosi nella sua logica da bambino di 4 anni, poté almeno per qualche ora distrarsi da un episodio così stupido e insignificante che rischiava di farle perdere la già poca fiducia che aveva in sé. Perché non erano le parole maleducate ad averla ferita, ma il pensiero che altre persone potessero pensarla così, che il suo modo e il suo aspetto dessero agio a quel tipo di descrizione.
A ventun'anni era una ragazza come tante altre: un metro e cinquanta, per quarantanove chili che sembravano sempre troppo per lei. Capelli corti e castani, occhi dello stesso colore e pelle rosea. Nessun segno particolare a parte una voglia a forma di smile sul collo. Aveva studiato architettura alle superiori, senza mai lasciare da parte il suo amore per la letteratura e la storia. Si era così ritrovata a seguire quest'ultima passione iscrivendosi all'indirizzo universitario di Lettere. Univa la passione per il disegno e per la scrittura con suoi racconti di cui spesso illustrava alcune parti. Era felice, non completamente soddisfatta perché c'erano ancora molte esperienze che voleva vivere e molti buchi del suo passato da colmare, certi eventi che ancora non aveva superato.
Doveva superare queste sue fragilità che al minimo soffio facevano oscillare l'intera struttura, come erano riuscire a fare le parole di Miles.

Devo essere forte.

Con questo pensiero andò a dormire senza cenare, con la scusa di essere stanca.

***

La domenica seguente pranzò a casa dei suoi nonni, dove come ogni domenica che si rispetti si riuniva la famiglia, anche se la presenza sue e dei suoi genitori era un'eccezione dato che di solito erano assenti, per godersi le giornate di sole in cortile o facendo le pulizie in casa.
Aveva appena varcato l'uscio che Leslie le si fiondò addosso.

"Ora voglio un resoconto completo di come è stato parlare con Miles Fitzroy!"

"Oh, ciao Leslie. Come va? Io tutto bene." Rise Asya. "A parte gli scherzi come fai a saperlo?"

"Eve, la segretaria. Ti ha riconosciuto da alcune foto di Instagram sul mio profilo e mi ha chiesto se ti conoscevo."

"Mora, magra e abbronzata. Il tipo che piace a tutti e non ha nessun problema a mangiare in un fast food perché non prenderà un chilo, giusto?"

"Esatto, esce con la mia compagnia di amici da qualche mese ed era una mia compagna di scuola alle superiori. Simpatica, ma... Non so, comunque racconta."

"Non c'è nulla da raccontare, gli ho fatto alcune domande, mi ha risposto e fine."

Leslie sbuffò guardandomi storto. "Ma quanto sei noiosa... Dimmi qualcosa di più! Com'era vestito, che effetto ti ha fatto?"

"Nessun effetto. Camicia e jeans. Anzi qualche effetto me l'ha fatto: presuntuoso e non del tutto convinto di voler essere il prossimo proprietario della Plusair."

"Ripeto: noiosa! E poi chissenefrega se non sarà il proprietario, rimane un gran bel ragazzo."

"Si, è carino, ma mi ha dato una strana impressione. Sembra che nasconda qualcosa, magari è gay!"
Leslie fece una faccia stupefatta. "Ehi! Non dirlo nemmeno per scherzo. Non ho niente contro i gay, visto che Oscar è uno dei miei più cari amici ed è omosessuale, ma se lo fosse Miles vorrebbe dire che ogni mia minima speranza è nulla perché non potrei proprio piacergli!"

"Sto scherzando!" Asya rise di gusto."Comunque non credo lo sia."

"Allora potresti presentarmelo visto che ora siete amiconi."

Risero entrambe e occuparono i posti a tavola. La nonna aveva preparato le penne al sugo, un secondo di carne accompagnato da un insalata verde e come dolce una crostata alla marmellata di mirtilli. Asya era così piena che si congratulò con sé stessa di aver deciso di mettere un semplice vestito estivo fiorato che le copriva la pancia non più piatta dopo quel pranzo sostanzioso.
Dopo aver aiutato a sparecchiare, Asya e Leslie decisero di fare una passeggiata per il centro dove avrebbero raggiunto gli amici di quest'ultima.

Stairs - Passi Nell'AriaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora