La Scelta (capitolo flashback)

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Anno x806

Era un giorno come tanti alla Gilda. C'erano le risse, Makarow, ormai prossimo a ritirarsi, stava finendo di istruire Laxus e Kana beveva.
Snow era di nuovo a Lamia Scale da Lyon a imparare la magia del ghiaccio e Juvia era in missione con Gajeel. Entrambi però sarebbero dovuti tornare nel tardo pomeriggio.

Dov'era Luna in tutto questo? Si era appiccicata a Lisanna a elemosinare coccole e complimenti. Come faceva quasi tutte le volte che veniva lasciata alla Gilda. Adorava Lisanna tanto quanto adorava Juvia e non lo nascondeva.
E fu nel mentre era in braccio all'albina che sentì un odore familiare. Stringendosi alla ragazza si voltò verso il portone, annusando l'aria.
«Hey piccolina, che succede?» le chiese con voce dolce, accarezzandole i capelli dorati.
«...mamma?» rispose quasi con un sussurro indicando la porta.

«Lucy?!» Esclamò ad alta voce sorpresa guardando prima la bambina e poi il portone. Erano tornati tutti? Davvero?

La Gilda si ammutolì all'istante. Trattennero tutti il respiro.
E quando il portone si aprì, lo lasciarono andare, vedendo la chioma bionda sulla soglia della porta.

Luna si liberò al volo da Lisanna, correndo incontro alla figura. Era sua madre, ne era sicura. L'odore era il suo. Un po' più alta ma era lei.
«MAAAMMAAA»

Nessuno ebbe il cuore di infrangere i sogni della bambina chiamando per nome la signora appena entrata che adesso si trovava la bambina abbracciata addosso sull'orlo del pianto.
«Maaaamma!»

Anna Heartphilia, con una morsa al cuore si chinò a terra, passando una mano sui capelli biondi della bambina.
«Luna, quanto sei cresciuta... l'ultima volta che ti ho vista eri uno scricciolino di Dragon Slayer.» La salutò con tono triste mentre la bambina si staccò, incredula a quello che sta sentendo.

Non voleva crederci. Lo rifiutava con tutta se stessa.
Presa dalla situazione non si era accorta che Lisanna l'aveva seguita e ora le aveva posato una mano sulla spalla. Seguiva la scena con lo sguardo triste, in silenzio.

«Hai sentito l'odore di tua madre su di me vero?» La piccola annuì piano con gli occhi verdi opachi e spenti. 

«Ecco vedi... io non sono Lucy. Mi chiamo Anna. Sono... una vostra antenata.»
«Antennata?»
«Una parente molto, molto alla lontana.»

La bambina si rattristì, correndo a nascondere il viso contro la maglietta di Lisanna che, in silenzio, le accarezzò i capelli biondi. L'anziana signora si sentì tremendamente in colpa.

«Forse... non è stata una buona idea venire a visitare mia nipote... mi spiace di averla fatta piangere.» Si scusò Anna, pronta ad andarsene per non peggiorare le cose quando la voce dell'albina la richiamò: «Aspetta qualche minuto, ci parlo io. È stata... una grossa batosta che non era pronta a incassare.» Le rivolge un sguardo dispiaciuto.

Si trascinò fino al bancone del bar con la bambina, facendola sedere su uno sgabello alto. Il faccino di solito sempre sorridente era solcato da lacrime e gli occhi di solito brillanti erano oscurati da una profonda sconsolazione. La sua solita parlantina sparita. Si aggrappò al il vestitino a fiori con le mani guardando in basso.

«Luna...»
«Mamma... non tornerà più?»
Quella domanda spezzò il cuore sia a lei che alla sorella Mira lì dietro con loro. Fu la seconda che, con dolcezza, le passò una mano su una guancia rassicurandola.
«Devi avere fiducia. Possono tornare proprio quando meno te lo aspetti. E quando lo faranno sarà il momento più felice della tua vita.» Le sorrise, appoggiando l'altra mano sulla spalla di Lisanna.

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