PROLOGO

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6 settembre 1967

《Ok, allora io vado!》 Esclamò Rose entusiasta.

《Mi raccomando, fai presto. Non farci preoccupare.》 Disse sua madre apprensiva, mettendo a posto nel frattempo i vestiti lasciati per terra da parte dei sui figli.

《Cosa ci vuole ad uccidere qualche maiale con le corna?》Parlò il fratello.
Lui era un po' la pecora nera della famiglia, l'unica cosa in cui era bravo era dare fastidio alla propria sorella.

《Vedi che non sono corna, sono zanne. Uccidiamo cinghiali da anni e non sai neanche la differenza? Patetico.》Gli rispose il padre acculturato.

La famiglia di Rose ormai da decenni cacciavano cinghiali, e sapevano tutto riguardo al loro fisico e al loro carattere, grazie all'esperienza.

Sbuffò il fratello, continuando ad oziare sul divano.

《Dai non litigate, ritorno subito!》 Sorrise la ragazza.

Prese l'arco e si avviò.

La famiglia la salutò, chi felicemente e chi meno, e Rose si diresse verso il suo viaggio nel bosco.

La foresta era molto fitta, piena di prede e umidità. Una condizione ideale per andare a caccia, pensò.

Nonostante fosse il 1967 lei, la sua famiglia e amici vivevano in un villaggio, a lontano dalla civiltà di oggi.

Era ancora arrabbiata per suo fratello, era solo uno stupido, la faceva incavolare sempre, solo per il gusto di farlo. Lo detestava.
Da quando ricordava, la infastidiva ogni volta.
Chissà se le voleva bene, pensò Rose.

Si guardò intorno, trovando solo il verde delle foglie e i coloro sgargianti dei fiori a lei vicini.
Era molto strano, non sentiva nessun rumore e non vedeva nessun animale nelle vicinanze, se ne sarebbe accorta se ci fosse stato.
Non c'erano rami spezzati o impronte sul terreno, era tutto intatto.
Alla fine però trovò un qualcosa inusuale da ormai un po'; era tutto il contrario di ciò che aveva visto prima.

Era una baraonda.
Un disordine assurdo aleggiava nella foresta.
Sembrava quasi che gli animali fossero fuggiti.
Strano, molto strano.
Aveva un brutto presentimento.

Dopo un po', ritornò al villaggio senza niente in mano.
Ciò che vide la lasciò di stucco.
Non credeva ai suoi occhi.
Si mise ad urlare quasi istintivamente, vedendo solo rosso davanti a sè.
Una scia di sangue, corpi per terra, deformati e irriconoscibili; la puzza di cadaveri era insostenibile.
I suoi amici, i suoi parenti, erano tutti morti, non riusciva a dire una parola.
I fiori una volta bianchi erano impregnati dalla vista e dall'odore del sangue.
Non era vero, non poteva essere vero, si ripetè mentalmente.

Un pensiero le balenò la testa, la sua famiglia.
Suo padre, sua madre, suo fratello...

No, non era possibile.
Corse più veloce del vento ed arrivò davanti a casa sua, la porta era già aperta, sperava non fosse come pensava, lo voleva con tutto il suo cuore.
Entrò e trovò sua madre, suo padre, e suo fratello morti.
I loro occhi erano chiusi, tutti e tre sul divano di pelle macchiato ormai di rosso, lo rivestiva come se fosse il suo colore di origine.
I loro corpi erano squarciati, segnati da artigli affilati delle peggio bestie.
Il solo vederli le provocava una immensa sofferenza.
Suo fratello però, aveva gli occhi aperti, occhi verdi luminosi ormai privi di vita.
Le loro espressioni erano spaventate, lo si capiva a primo sguardo.
Suo fratello, che prima pensava fosse solo uno stupido imbecille.
Sua madre che poco prima le rimetteva a posto i vestiti.
Suo padre, che da sempre le ha insegnato l'arte della caccia.
Sperava fosse solo un'incubo, un brutto incubo, o forse una realtà crudele.
Le lacrime uscirono in automatico, senza il consenso di Rose.
Presto le si innondò tutto il viso di acqua amara, acqua difficile da rigettare.

Uscì fuori dalla sua casa spaventata e il suo unico pensiero era quello di vendicare il suo villaggio, ma soprattutto i suoi familiari.
Ciò che vide la terrorizzò, trovò un ragazzo con i capelli bianchi, occhi completamente rossi senza pupilla, artigli affilati al posto delle dita che dilaniavano, laceravano, e riducevano a brandelli i cadaveri delle persone, dei suoi cari ormai morti.

Il suo istinto animale le fece prendere una pala piena di sangue e terra che trovó vicino di lei, voleva solo uccidere la persona che le aveva tolto una famiglia, una casa a cui appartenere.
Il mostro, come lo chiamava lei, o meglio, quello che pensava che fosse, si girò.
Dopo questa scena, non ci pensò due volte e coraggiosamente diede la pala in testa a quella bestia, sperando di ucciderlo, ma fallì.

***

Ciò che vide per prima cosa dopo il suo risveglio fu il buio più totale, tant'è che si chiese se si fosse risvegliata o se fosse solo un sogno.
Cercò di muoversi, ma qualcosa glielo impedì.
Era legata alle mani e ai piedi con una corsa rovinata.
Aveva una benda sugli occhi, e sentiva del sangue sgorgare da lei, di preciso non seppe rispondere.
Provava dolore dappertutto, in qualsiasi parte del corpo, indistintamente.

《Chi sei?》 Pronunciò una voce profonda all'improvviso, lei si spaventò.
Le venne tolta la benda e davanti ai suoi occhi si ritrovò un uomo bellissimo, diverso da come se lo ricordava.

《Liberami, mostro!》 Si agitò sulla sedia.
Anche con la forza bruta quella corda non si spezzava.
《Ti voglio solo fare qualche domanda.》rispose l'affascinante uomo calmo, impassibile.
《Perché non mi uccidi? Fallo! PERCHÉ?》 Gli gridò addosso, provò di nuovo a fuggire ma non ce la fece.
Si ritrovava in una stanza buio pesto, senza qualcosa di particolare che la differenziasse da un'altra camera.

《Perché hai ucciso tutte quelle persone?Tutti i miei compagni! Tutti i miei familiari! Come hai osato... COME HAI OSATO! TI ODIO! MUORI, BASTARDO!》Rose gridò queste parole piangendo, era così disperata da sembrare patetica ad un occhio esterno che non conosceva i fatti.
L'uomo sembrò un attimo confuso, e poi, improvvisamente, scappò davanti agli occhi della donna, sbigottita.

《Che stai facendo? MOSTRO! RITORNA INDIETRO SE NE HAI IL CORAGGIO!》
Ma Rose non lo rivide più, l'unica cosa che vide di lui e che si ricordava era mentre correva verso il bosco, e questo "ricordo" rimase lo stesso per 50 anni.

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