Capitolo 5

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Chris

La mia maglia era completamente sporca e fradicia, qualcuno mi aveva versato il caffè addosso.

Alzai lo sguardo e vidi una ragazza. Era davvero molto bella, aveva i capelli castano chiaro ed una frangetta che le scendeva sugli occhi in modo morbido, era minuta.

Era davvero carina, quando con il suo modo impacciato prese un fazzoletto e provò a pulirmi la maglietta, fino ad offrirsi di mandarla in lavanderia.

Non credo che mi avesse riconosciuto.

A quella sua richiesta, le sorrisi e le dissi che non c'era alcun problema, l'avrei fatta lavare io.

Lei ricambiò il mio sorriso, ma notai anche che era mortificata da quel gesto.

Era presa dal discorso con la sua amica, che si era fermata poco distante da noi, e quindi non mi aveva visto arrivare.

La rassicurai ancora, perché davvero non sarebbe stato un problema per me, mi sarei messo la maglia che avevo usato per l'allenamento in palestra e una volta a casa avrei fatto lavare tutto.

Le sorrisi e la salutai.

Avevo visto dei fotografi in lontananza e non volevo che sbattessero la mia vita quotidiana in prima pagina sui giornali di gossip.

Amo la mia quotidianità e non sopporto che venga messa sui giornali, soprattutto quando sto facendo qualcosa di normale come uscire dalla palestra e tornare a casa.

Poi soprattutto non volevo rendere la giornata impossibile a quella povera ragazza, che qualora fosse stata vista con me non avrebbe avuto un attimo di pace.

Tornai a casa, feci una doccia e buttai tutti i vestiti in lavanderia, ci avrebbe pensato Marisol a lavare tutto.

Marisol è la mia donna delle pulizie, in casa fa quasi tutto lei, e menomale, non sono in grado di cucinare un toast senza combinare qualche casino.

Cenai solo con un panino quella sera, non avevo tanta fame, poi uscii in giardino a giocare un po' con Dodger, un cagnolino di pochi mesi che ho trovato un pomeriggio vicino al cancello di casa.

Nonostante fossi impegnato a giocare con il mio piccolo, non riuscivo a non pensare a gli occhi verdi di quella ragazza.

Si vedeva che era mortificata da ciò che, involontariamente, aveva fatto, e quello un po' mi fece sorridere.

Spesso le persone che mi si avvicinano lo fanno per notorietà, perché grazie al mio lavoro sono spesso al centro dell'attenzione, ma lei mi sembrò diversa.


I successivi due giorni passarono in modo tranquillo, tra palestra e piccole passeggiate con Dodger, poi sabato sera decisi di uscire e andare in un locale molto tranquillo a ridosso del mare.

La vidi lì, ero seduto al bancone a bere una birra quando me la trovai accanto.

Aveva un vestito non molto corto, celeste, che in perfetto contrasto con la sua carnagione ambrata.

"Buonasera" mi disse.

I suoi occhi scrutavano i miei ed io non riuscivo a non guardarla.

Avrà avuto poco più di vent'anni, eppure i suoi occhi sembravano quelli di una donna, non quelli di una ragazzina spensierata.

"Sono Grace Mancini" si presentò e anche io feci lo stesso, con un po' di timore.

"Quel Chris Evans?" Mi rispose, dopo aver sentito il mio nome.

Era sorpresa, davvero non aveva capito chi fossi.

Il suo comportamento mi lasciò senza parole.  Grace, forse, era la prima persona, dopo tanto tempo, che dopo aver sentito il mio nome non mi saltò addosso per una foto o semplicemente per provarci.

Con gli occhi del mareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora